Paolo Restani – un uomo ed il suo pianoforte (Serena Amato)

PAOLO RESTANI

Un uomo ed il suo pianoforte

di Serena Amato

Caro lettore, in questo mio scritto non voglio raccontarti in maniera scarna e schematica la formazione e le esperienze professionali del pianista Paolo Restani, sarebbe triste e riduttivo, poiché si tratta di un uomo, di un pianista che porta dentro di se la musica come valore, come un prolungamento della sua anima che si scatena su quegli 88 tasti che possono innescare infinite sfumature di suoni ed emozioni. Non si può dare un tempo ad ogni emozione che veicola nel momento in cui si ascolta un brano interpretato dal maestro, perché in un solo attimo non c’è una unica sensazione e palpitazione ma si incrociano e si intessono insieme un arcobaleno di sentimenti, emozioni di incanti nella mente. In un suo brano, in un suo concerto, si può soffrire, amare, cadere, rialzarsi, si può sentire il cuore sgretolarsi per poi vederlo ricomporsi e riprendere fiato, con la stessa precisione tecnica con cui è stato sfaldato: i pezzi che cadono non sono persi, quei frammenti di cuore si rinnovano nelle note successive come una catarsi, come un cambiamento improvviso che lascia senza fiato e si sente nel petto che qualcosa di meraviglioso è entrato nel nostro io e nella nostra mente attraverso quella musica.

Paolo Restani esegue il suo primo recital a dodici anni e nel 1984 a sedici anni, debutta all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia su invito del direttore artistico Francesco Siciliani. Qui ottiene un enorme successo a tal punto che molti critici ritengono possa inserirsi, senza problemi, nella tradizione pianistica italiana, sancendo cosi la nascita di una meravigliosa stella della musica.

Da quel momento arrivano le scritture coi teatri più importanti: tra i concerti indimenticabili, degno di nota quello alla Sala Verdi di Milano per le Serate Musicali del Gennaio 1988: il maestro fu chiamato a sostituire Alexis Weissenberg con poco preavviso, presentando un programma che include le Variazioni Eroica di Beethoven e i dodici studi di esecuzione trascendentale di Liszt. La sua carriera trenta cinquennale lo ha visto protagonista dei più importanti e prestigiosi centri musicali del mondo. Il suo è un percorso sempre soggetto a variazioni, mutamenti, una musica in progress che cambia e matura insieme a lui. Restani possiede padronanza tecnica ed una particolare profondità di lettura che rendono limpido e senza veli ogni dettaglio, ogni particolarità dello spartito, plasmando cosi un pianista straordinario soprattutto nel repertorio che predilige, ossia quello romantico, dove il virtuosismo può esprimersi in tutto il suo splendore. C’è da dire che il maestro Restani non ama particolarmente essere definito “virtuoso” perché, a suo parere, il termine virtuoso e il virtuosismo, in determinati casi, si allontanano troppo dalla musica e dal significato romantico delle opere.

Da un grande maestro grandi responsabilità: questo Paolo Restani lo sapeva, lo sa e lo saprà sempre dal momento che è stato allievo fino al 1984 di Vincenzo Vitale a cui deve tanto per il miglioramento della tecnica e per la crescita umana e spirituale, una guida, un mentore che Restani porterà sempre con se nella sua vita e nei suoi concerti. Memorabile il debutto del 2004 con l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta dal maestro Riccardo Muti (anche lui allievo di Vitale), quel concerto numero due di Liszt è entrato a far parte della storia della musica ed è indelebile nel cuore di molti ascoltatori, commossi e coinvolti da quella particolare atmosfera di appartenenza ad un tutto quasi magico che quella sera la musica e il genio umano seppero creare. Vitale era li con loro, nelle loro menti e tra le loro dita.

In Italia Restani ha suonato in tutti i teatri più importanti, ha preso parte a molti festival prestigiosi, ma la sua arte ha anche attraversato l’oceano ed è arrivata in America, a New York dove, in una fredda sera nevosa del Gennaio 2016, il calore della sua musica ha ammaliato tante menti e tanti cuori americani al Carnegie Hall con uno straordinario debutto, coronato da molti apprezzamenti.

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Da Rachmaninoff, Chopin, Brahms, Berlioz, passando per Schubert, Schumann, sino al suo adorato Liszt, Restani possiede la capacità di leggere gli autori nel loro cuore, nella loro essenza come se quelle note palpitassero sullo spartito come se ci dialogasse al chiaro di luna, attendendo una loro risposta, in modo da mettersi a proprio agio per rendere realtà quell’inchiostro. E girano, si alzano, balzano in avanti si abbracciano queste note, sembrano il ricamo minuzioso e gentile che le donne facevano per diletto dando vita a disegni melodici e incantevoli. Restani usa tutto se stesso nell’interpretazione di un brano, rispetta l’autore, studia la tecnica e dopo si lascia andare alla magia e all’incanto della musica, sia nel suo cuore che nel suo corpo, ogni gesto, ogni postura, ogni cenno del viso sono segni visibili al pubblico della sua interazione intangibile con quel magnifico mondo di note che insegna, in maniera cosi semplice e limpida, a soffrire con la musica, ad amare con essa ad esasperarsi sino al sospiro. Ogni goccia di sudore che cade sulla tastiera innesca un meccanismo di metamorfosi, rendendo evidente ed udibile quella costellazione cosi intima dei suoi pensieri musicali, facendo si che l’intoccabile essenza della musica del suo pianoforte si concretizzi, entrando in ogni uditore disposto ad aprire il proprio cuore a tale incanto. Forse in molti si fermano all’apparenza e vedono un uomo che è stato bambino prodigio, ma Restani è oltre quel suo essere prodigioso, è quell’amalgama di sogno e speranza, di dannazione e malinconia, di studio matto e disperatissimo che sfocia nell’abbandono totale ed estatico al brano interpretato, come una carezza, la sua musica sfiora chi l’ascolta, come un abbraccio che conduce verso qualcosa di immenso che non ha spiegazione. Il mito del pianoforte trova nel suo interprete Restani il rito che gli fa esprimere tutte le sue potenzialità empatiche. Il maestro è solo un uomo davanti al suo pianoforte, “suo” nel senso più intimo, tratta il pianoforte come fosse una parte del suo corpo, a volte capita nei suoi concerti che si poggi ad esso con delicatezza o lo osservi quasi come se gli volesse parlare, trema, ma è come se cercasse sicurezza in quei tasti che poi gli rispondono e gli permettono di andare avanti. C’è in quello spazio che intercorre tra le mani del maestro e la tastiera del pianoforte tutto un mondo di emozioni e di incanti che il maestro Restani cerca di spiegarci con la sua commozione ed il suo umile studio, infatti egli si definisce “servo della musica”. Quando ci si pone all’ascolto del maestro è un po’ come trovarsi di fronte ad un foglio bianco, ma appena inizia ad accarezzare quei tasti è come se il cuore la mente e l’anima si munissero di penna ed iniziassero a scrivere in armonia le pagine più belle del nostro mondo interiore. Ascoltare la musica di Restani sembra come percorrere un sentiero poi, durante il cammino, un attimo e si inizia ad ansimare, la musica da la sensazione di mancanza d’aria di impossibilità di parlare poi quiete come una ripresa , una risalita, attimi di tranquillità meditazione, pausa dalla paura, poi mentre la serenità sembra quasi a portata di mano, un senso di malinconia, di turbamento ad interrompere l’ordine. Sconvolgimento. Scoperta. Corsa verso qualcosa di straordinario ed affascinante come correre in una foresta a piedi nudi. Battiti cardiaci sempre più veloci. Poi un tripudio di pace e bellezza come un bellissimo sogno, delicatezza che fa sospendere i pensieri in dimensioni eteree. La musica di Restani è riconoscibile perché molto potente nel suono, aggressiva, forte, arrabbiata e poi, dopo una tempesta ed un tripudio di passione, diventa soave, sembra quasi che sfori i tasti e le note come soffio. Meravigliose le pause che sono loquaci e riprendono la musica più intensa della precedente. Questa musica è come un discorso, un dialogo tra due anime quella dell’autore e quella di Restani: in queste interpretazioni c’è molto Restani si avverte il suo “sentire” la musica, i suoi sentimenti forti, la sua musica si riconoscerebbe tra mille suoni. Il maestro dialoga silenziosamente con il pianoforte. Un sinusoide emotivo, di empatia calzante sempre più forte con pause e riprese, strazio e delizia, grazia e bellezza, tensione e dinamicità, dolcezza e leggiadria ed in tutto questo il coreografo Restani è la chiave di volta, la sensazione che ha studiato un certo brano su misura, ascoltando con uno orecchio l’autore e con l’altro la sua anima di pianista. La musica di Restani è un viaggio che coinvolge e trasporta, poiché è bravo a veicolare con le note le menti di chi ascolta, essendone coinvolto lui stesso in prima persona sia fisicamente, sia spiritualmente.

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Le emozioni che comunica attraverso quel pianoforte sono intense e straordinarie, mani non comuni per emozioni fuori dall’ordinario. Ascoltare una interpretazione di Restani è come vivere in un film dalla trama sottile e concatenata di sensazioni contrastanti, come trascendere la semplice nota per vederne dietro un panorama empatico – emotivo che supera gli orizzonti dello scibile per toccare la materia onirica più profonda. Quando Restani suona, egli stabilisce un appuntamento con la vita, quella vita che giace dentro di noi e che grazie al suo pianoforte scaturisce e zampilla in superficie come fresca acqua di un fiume, sempre la stessa eppure sempre diversa. L’umiltà che abbraccia la grandezza e la tecnica che osserva l’emozione, la raffinata trama musicale di cui si fa mentore Restani sono di una bellezza e di uno splendore cosi abbagliante che rimangono nella mente e nel cuore di chi ascolta, sente e percepisce che dietro questo pianista c’è soprattutto l’uomo, con la sua esistenza intrisa di passioni ed esperienze.

Restani è un pianista in progress sempre pronto a svelare nuove sfumature tra note ed emozioni. Lui è l’essenza più intima della musica, l’emozione e la professionalità che prendono forma in un musicista spezzino che suona intensamente il suo pianoforte, che studia gli autori in tutte le loro sfaccettature, che deduce l’amalgama di sentimenti e fatiche di un brano musicale e ti accompagna per mano in quel mondo cosi emozionante che è la musica. Ogni goccia di sudore, ogni dolore, ogni gioia, ogni movimento della mano ed ogni palpito che si intravede in Restani durante le sue performance sono un meraviglioso affresco di un genio che dona bellezza e armonia in una sinfonia pianistica di raro splendore.

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La musica del maestro Restani è la più bella dichiarazione d’amore che potesse fare al pianoforte.

Dott.ssa Serena Amato

Serena Amato, nata a Napoli trentuno anni fa, ha una laurea triennale in Conservazione Dei beni culturali DemoEtnoAntropologici del Mediterraneo conseguita con 110 e lode e menzione accademica della commissione esaminatrice unanime e una laurea specialistica in Scienze dello spettacolo e della produzione Multimediale reportage socio-antropologico anch’essa conseguita con la votazione 110 e lode. Ha partecipato alla stesura de “Il libro delle superstizioni” del Prof. M. Niola. e della Prof.ssa E. Moro. Ha collaborato presso la Cattedra universitaria di Antropologia ed Etnologia. Attualmente insegna, conduce un programma radio dedicato all’opera e alla musica classica e scrive per la rivista italo argentina Eco Siciliano e il sito Eco Italiano.

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