Pierfranco Bruni in un grande libro sull’amore nella storia del disamore con “Lettere a Eleonora”
di Admira Brahja
“Non voglio che nulla finisca e che nulla possa compiersi…”
(Pierfranco Bruni)
Lo scrittore Pierfranco Bruni si racconta o racconta questa volta, sotto forma di romanzo epistolare in «Lettere a Eleonora», edito da Nemapress in una bella edizione , il viaggio d’amore tra Francisco ed Eleonora dove gli intrecci narrativi vengono costruiti da un flusso di emozioni, sentimenti, illusioni e riflessioni avendo come sfondo narrativo “il ricordo” e “l’immaginario”. In questo nuovo viaggio di Bruni si cerca di ritornare all’amore, dove il suo mistero non conosce limiti alla ricerca di risposte e certezze che non può mai avere se non quello di conoscere la morte. “L’amore conosce sempre la morte” – dice l’autore. In questo percorso esistenziale ci si sforza di distinguere la maschera e la vita dove a volte si recita e a volte si vive l’amore alla disperata ricerca dell’esistenza. L’amore di Francisco per Eleonora non è solo un semplice dialogare, ma un percorso esistenziale che si sottopone ad un processo profondo è difficile che è quello tra scrittura ed esistenza, tra vita e letteratura concetti che sono stati approfonditi dell’autore anche in Sul davanzale delle parole (Pellegrini editore), ma qui il ricordo e la memoria oltre a far ritornare all’amore generano sentimenti e riflessioni a cui Bruni si affida completamente mostrandosi a volte personaggio e altre volte lui stesso come: “Sono troppo impastato di Cesare Pavese”.
Francisco ha bisogno dell’amore, ha bisogno di Eleonora per capire quando mostrarsi personaggio per poi scomparire e ritornare scrittore. Eleonora compare dopo le prime due lettere di Francisco all’inizio e solo verso la fine del romanzo. Non è insolito per Bruni il fatto di giocare a volte con la forma come in «Ornamento di un amore» (Passerino Editore) e a volte con i contenuti come in «Lettere a Eleonora» per esprimere il suo profondo concetto di circolarità.
Ma l’amore ha bisogno di un Itaca? Bruni ha già dato le sue riflessioni in «Il ladro dei profumi» (Tabula Fati). L’amore ha un inizio e una fine. Eleonora e Marika hanno in comune la Favola, l’immaginario, ma sono differenti come caratteri letterari. Marika rappresenta l’essenza dell’amore, mentre Eleonora i dettagli e le riflessioni dello scrittore sulla vita e sulla letteratura. L’amore, oltre ad essere una forte tematica nella produzione letteraria di Bruni, qui si rivela un motore potente nelle dinamiche dei concetti e delle riflessioni di Bruni. Eleonora rappresenta la certezza, la donna capace di dare risposte, ma Francisco o Bruni stesso ci spiazzano come sempre e le risposte non ci sono.
Alla fine c’è sempre l’incompiutezza in questo gioco di parole tra amore, disamore e indifferenza. “Ma c’è un motivo perché io non smetto di vivere tra le pagine dell’incompiuto. Non voglio che nulla finisca, che nulla si possa compiere…” – dice l’autore. Allora a questo punto ci si interroga: Chi deve compiere la storia di questo libro se di storia si può parlare? Chi deve svelare il mistero dell’amore se ha bisogno o meno di un Itaca?
Bruni sicuramente affida al lettore il compito di trovare le risposte rendendolo partecipe e protagonista dell’evento letterario, dove non c’è un confine tra vita e letteratura, dove le storie vengono vissute e abitate. Il lettore entra in gioco e vorrebbe rispondere subito botta e risposta dopo la prima lettera, ma è invitato alla pazienza e non si annoia dalle continue ripetizioni; aspetta il comparire di Eleonora.
Questo libro educa alla pazienza. L’attesa crea un legame tra scrittore e lettore: si intendono. Li unisce il forte percorso esistenziale di Pierfranco Bruni dove l’uomo è sempre al centro, dove i pensieri si abitano prima di diventare parole, scrittura, letteratura…
Abbiamo detto che non c’è un intreccio narrativo, ma un flusso di sentimenti generati dai ricordi che hanno sotto sfondo un retroterra storico, culturale ed esistenziale immenso a partire dalla “Vita Nova” fino a raggiungere un contesto letterario novecentesco non solo italiano, ma anche europeo, dove vengono citati diversi autori. Allora possiamo dire che Eleonora rappresenta il modello di donna di cui Francisco ha bisogno per trovare le sue risposte e capire se l’amore ha bisogno o meno di un Itaca? Nella letteratura sicuramente sì. Ma nella vita? Non dobbiamo dimenticare il lettore.
Chi può essere il lettore di questo romanzo? “Il lettore modello”? Allora deve essere un “lettore modello” per riuscire a capire il pensiero di Bruni? Bisognerebbe riflettere non solo sui concetti e le forme innovative che lo scrittore propone, ma anche sulla loro interpretazione e sul ruolo del lettore in quanto la scrittura che qui si vive non pone limiti tra vita e letteratura o meglio per Bruni la letteratura è vita.
Più volte Bruni richiama il lettore e lo rende partecipe alla sua “letteratura-vita”. In «Sul davanzale delle parole»: “[…] Caro lettore non cercare di mettere ordine nelle cose” o in «Ornamento di un amore» “[…] Ogni lettore può spaginarli e farne l’uso che meglio[…]”; così anche in «Lettere a Eleonora» il lettore ha un ruolo importante deve compiere l’incompiuto. Il flusso dei sentimenti vola nella Favola degli orienti; contesto storico-culturale che accompagna quasi sempre la scrittura di Bruni allora un punto certo per il lettore si può trovare. Si riesce a prendere la storia di Bruni e riviverla nella nostra storia, nel nostro percorso esistenziale. La Favola di “Mille e una notte” diventa in questo libro il punto di riferimento per il lettore.
Questo libro, come anche altri libri di Bruni, è la metafora dell’esistenza stessa e del viaggio dell’essere umano nella “vita” e nelle “forme”, nei sentimenti e nelle convinzioni dove la letteratura diventa un mare immenso e il lettore deve trovare la barca giusta e il porto giusto per approdare. Il porto diventa la chiave di lettura interpretazione dei pensieri e del linguaggio dello scrittore Pierfranco Bruni; forte metafora che richiama alla grecità a cui lui fa sempre riferimento … […] “Io sono marinaio di antichi porti e tu sei una passante che cerca di interpretare i nodi della corda che legano le barche al pontile” […].
Admira Brahja
Università di Scutari “Luigj Gurakuqi”