Serena conduce operaclassica eco italiano.

COMUNICATO STAMPA

11e 12 aprile 2021, Zubin Mehta e Daniel Harding si alternano sul podio del Maggio

Firenze 10 aprile 2021 – I maestri Zubin Mehta e Daniel Harding si alternano sul podio del Maggio per due concerti sinfonici che verranno registrati e, successivamente, trasmessi in streaming: domenica 11 aprile e lunedì 12 aprile 2021.

Il maestro Zubin Mehta dopo il concerto sinfonico corale La Creazione di Haydn, l’Otello verdiano dello scorso novembre 2020, il concerto ‘fuori programma’ che proseguiva il ciclo delle sinfonie schubertiane iniziato la scorsa estate (che ha raggiunto le 20mila visualizzazioni), il concerto con il pianista Rudolf Buchbinder (ancora visibile in streaming sul sito della Fondazione), l’opera Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart e il concerto di Pasqua al Duomo di Orvieto, trasmesso da Rai Cultura su Rai 1 e Rai 5 il quale ha superato il mezzo milione di spettatori, riprende il podio del Maggio in un concerto, domenica 11 aprile 2021, insieme alla violinista Vilde Frang, giovane e talentuosa artista norvegese che ha all’attivo collaborazioni con le più prestigiose orchestre del mondo come, tra le tante, Wiener Philharmoniker, London Symphony Orchestra, Concertgebouw Orchestra, Orchestre de Paris, Leipzg Gewandhaus Orchester, Los Angeles Philharmonic, Cleveland Orchestra, Pittsburgh Symphony, Chicago Symphony, Israel Philharmonic, Staatskapelle Dresden e che è al suo debutto al Maggio.

Il programma prende avvio con il Concerto in re maggiore op. 61 per violino e orchestra di Ludwig van Beethoven, dedicato al grande virtuoso Franz Clement, in cui lo strumento solista non viene inteso dal compositore come antagonista dell’orchestra, ma come primus inter pares creando un’atmosfera serena e di armonia tra le varie componenti del discorso sinfonico. Si prosegue con la freschezza della Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90, Italiana, di Felix Mendelssohn-Bartholdy con i suoi temi cantabili e la luminosità del suono. A concludere, il poema sinfonico Pini di Roma di Ottorino Respighi: quattro quadri di una raffinatissima e personale inventiva orchestrale, legati l’un con l’altro senza interruzione, traboccanti di colori e ritmi incalzanti.

Il concerto del maestro con la violinista Vilde Frang, previsto in abbonamento alla Stagione sinfonica 20/21, era stato programmato per il 27 marzo 2021, ma in ottemperanza alle limitazioni imposte per l’emergenza sanitaria che tengono chiusi i teatri al pubblico è stato sospeso. Di conseguenza il Teatro rimborserà i biglietti relativi: sul sito del Maggio (www.maggiofiorentino.com) sono pubblicate le istruzioni per compilare la richiesta che dovrà essere inoltrata agli addetti della biglietteria del Maggio entro il 15 aprile 2021.

Il maestro Daniel Harding, il cui ultimo concerto in Teatro fu alla testa dei Wiener Philharmoniker per la 79° edizione del Festival del Maggio, è al suo debutto sul podio dell’Orchestra del Maggio nella serata del 12 aprile 2021. A fine aprile Daniel Harding dirigerà anche, il 27, l’opera inaugurale dell’83esima edizione del Festival del Maggio Musicale Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea – nel nuovo allestimento di Frederic Wake-Walker (27 aprile) e il 29 aprile il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart.

Il concerto si apre con la Tragische Ouvertüre in re minore op. 81 di Johannes Brahms composta nell’estate del 1880 che, nonostante il titolo, non introduce alcuna tragedia e alcuni critici hanno pensato che potesse, ad esempio, essere destinata a un ipotetico allestimento del Faust di Goethe mai realizzato. Si prosegue con la Sinfonia n. 1 in re maggiore, Titan, di Gustav Mahler il cui titolo è un tributo ad un romanzo di Jean Paul Richter, autore caro al compositore e a Robert Schumann, e che il musicista stesso revisionò varie volte, dandole un programma o chiamandola “Poema Sinfonico in due parti”, poiché esitava a proporla come “sinfonia”: termine che nel contesto di allora suonava nobilmente legato alla tradizione.

Il concerto del maestro Harding, che era in abbonamento alla Stagione sinfonica 20/21, è stato sospeso a causa delle limitazioni imposte per l’emergenza da Covid. A breve il Maggio fornirà su www.maggiofiorentino.com tutte le informazioni necessarie per inoltrare le richieste di rimborso.

I programmi di sala sono disponibili gratuitamente sul sito del Teatro alla pagina dedicata ai concerti.

PROGRAMMA CONCERTO ZUBIN MEHTA/VILDE FRANG

Ludwig van Beethoven – Concerto in re maggiore op. 61 per violino e orchestra

Nel corso della sua carriera Beethoven si dedicò assai di rado alle composizioni per violino e orchestra; così, a parte le due Romanze op. 40 e op. 50, il Concerto in re maggiore op. 61 rappresenta non solo la sua opera somma nel genere ma anche l’unico concerto scritto per questo strumento. L’occasione fu fornita dalla conoscenza del violinista Franz

Clement, noto virtuoso del tempo, direttore del Theater an der Wien, nonché dedicatario e primo interprete dell’opera.

La partitura, iniziata nell’autunno del 1806, fu pronta in poche settimane e il 23 dicembre di quello stesso anno il Concerto op. 61 debuttò con Clement solista al Theater an der Wien, suscitando pareri discordanti. L’iniziale diffidenza nei confronti di quest’opera – che nei decenni seguenti troverà la sua meritata affermazione – fu dettata dalla sua natura poco virtuosistica. A differenza di altri concerti per violino e orchestra, dove il solista fa bella mostra delle proprie capacità con virtuosismi di ogni sorta sulle quattro corde, il Concerto op. 61 di Beethoven è invece improntato a una scrittura elegante e cantabile che poco concede al virtuosismo puro. Anche il rapporto dialettico tra solista e orchestra risente di questa scelta poiché risulta privo di forti contrapposizioni timbriche e dinamiche e non si risolve, come ci si aspetterebbe, con il prevalere esclusivo del solista sull’orchestra ma con un dialogo complice tra le due parti.

Felix Mendelssohn-Bartholdy – Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90, Italiana

Come ogni rampollo di buona famiglia del Nord Europa, anche Felix Mendelssohn coronò la fine dei suoi studi con un grand tour, il viaggio di formazione che aveva come tappa finale l’Italia. A Roma e a Napoli, dove soggiornò dal 1830 al 1831, Mendelssohn raccolse idee e spunti musicali che riverserà negli abbozzi della Sinfonia in la maggiore op. 90, portata a termine nel 1833 e battezzata, non a caso, “Italiana”. «È il lavoro più gaio che io abbia mai composto, specialmente nel finale», scriveva Mendelssohn con entusiasmo pensando a quella sinfonia nata nel Bel Paese, il cui ascolto delle prime battute basta da solo a confermare quanto detto dall’autore. L’Allegro vivace si apre con un tema risoluto e pieno di slancio che a passo danzante introduce l’ascoltatore nell’atmosfera festosa che domina il primo movimento. Il secondo movimento – Andante con moto – ha i toni della canzone nostalgica, mentre il terzo – Con moto moderato – per eleganza e soavità ricorda le movenze galanti del minuetto, interrotto nel Trio dai richiami campestri di corni e legni. Il movimento finale – Saltarello – è decisamente il più caratteristico della Sinfonia in la maggiore. Mendelssohn sceglie l’indiavolata danza popolare tipica dell’Italia centrale per innescare un discorso musicale vivacissimo in un clima incandescente che rende omaggio all’immagine dell’Italia baciata dal sole tanto cara alla sensibilità romantica.

Ottorino Respighi – Pini di Roma, poema sinfonico

Dopo il successo delle Fontane di Roma (1916), Ottorino Respighi tornò al poema sinfonico nel 1924 con Pini di Roma, quattro pannelli orchestrali ispirati ad alcuni luoghi simbolo della Città eterna. L’immagine dei giochi chiassosi dei bambini nei giardini di Villa Borghese apre il primo pannello, I pini di villa Borghese: ecco rincorrersi e intrecciarsi in orchestra canzoni popolari infantili, marcette, trilli degli archi e fanfare di trombe in una girandola di incontenibile allegria. La grande lezione di Rimskij-Korsakov, di cui Respighi era stato allievo, traspare non solo nei colori smaglianti e nella scrittura brillante riscontrabili in questa pagina, ma anche nella scelta di impasti timbrici mai scontati e innovativi come nei pannelli seguenti. Nel secondo quadro l’autore restituisce l’immagine delle catacombe romane (I pini presso una catacomba), con il suono di un’antica salmodia dai toni cupi e misteriosi affidata agli archi gravi e ai corni, mentre nel terzo quadro, che descrive l’incanto di una notte di luna, (I pini del Gianicolo) sfrutta le possibilità timbriche di strumenti quali l’arpa, il pianoforte, la celesta, i legni e gli archi per costruire delicatissime filigrane di gusto impressionista, interrotte solo alla fine dal canto registrato di un usignolo che segnala il passaggio dalla notte all’alba. Il quarto e ultimo pannello, I pini della via Appia, è un salto indietro nella storia dell’impero romano. Si odono in lontananza avanzare a passo deciso e marziale i legionari dell’antica Roma. L’effetto spaziale del passaggio di un esercito in movimento è costruito da Respighi con maestria grazie al crescendo orchestrale graduale e ben calibrato, dove si inseriscono via via sempre più strumenti.

ZUBIN MEHTA

Nato a Bombay nel 1936, riceve la sua prima educazione musicale dal padre, Mehli Mehta, apprezzato violinista e fondatore della Bombay Symphony Orchestra. Dopo un breve periodo di studi propedeutici di medicina, nel 1954 si reca a Vienna dove segue i corsi di direzione d’orchestra di Hans Swarowsky all’Akademie für Musik. Nel 1958 vince la Liverpool International Conducting Competition ed il premio dell’Accademia estiva di Tanglewood; dal 1961 è chiamato a dirigere i Wiener e i Berliner Philarmoniker e la Israel Philharmonic, orchestre con le quali vanta oltre 50 anni di collaborazione. Direttore musicale della Montreal Symphony (1961-1967) e della Los Angeles Philharmonic (1962-1978), è nominato, nel 1977, Direttore musicale della Israel Philharmonic, di cui diviene, dal 1981, Direttore musicale a vita: nell’ottobre 2019 ne lascia la guida dopo oltre 50 anni e viene nominato Direttore Emerito. Nel 1978 e per 13 anni, il più lungo periodo nella storia dell’orchestra, Zubin Mehta diviene Direttore musicale della New York Philharmonic, mentre dal 1985 al 2017 assume l’incarico di Direttore principale dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, di cui attualmente è Direttore onorario a vita. Fa il suo esordio in ambito lirico con Tosca a Montreal nel 1963 e da allora collabora con i maggiori teatri d’opera e Festival del mondo, fra cui il Metropolitan di New York, la Wienerstaatsoper, il Covent Garden di Londra, la Scala di Milano, l’Opera di Chicago, il Maggio Musicale Fiorentino e il Festival di Salisburgo. Tra il 1998 e il 2006 è Direttore musicale della Bayerische Staatsoper di Monaco. Nell’ottobre 2006 inaugura il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia ed è Presidente del Festival del Mediterrani: nella città spagnola e a Firenze dirige fra l’altro un memorabile Der Ring des Nibelungen con la Fura del Baus, cui seguono altri nuovi allestimenti del ciclo wagneriano all’Opera di Chicago e alla Bayerische Staatsoper. Fra i premi e le onorificenze ricevute da Zubin Mehta, ricordiamo: il Nikisch-Ring lasciatogli da Karl Böhm; le cittadinanze onorarie di Firenze e Tel Aviv e le nomine a membro onorario della Wienerstaatsoper (1997), della Bayerische Staatsoper (2006) e della Gesellschaft der Musikfreunde Wien (2007). È inoltre Direttore onorario dei Wiener Philharmoniker (2001), della Filarmonica di Monaco di Baviera (2004), della Los Angeles Philharmonic (2006), della Staatskapelle Berlin (2014) e della Bayerische Staatsorchester (2006), che dirige in tournée a Srinagar nel Kashmir, e del Teatro di San Carlo di Napoli (2016), nonché Direttore Emerito della Los Angeles Philharmonic (2019). Nel 2008 riceve il “Praemium Imperiale” dalla famiglia imperiale giapponese; nel 2011 il suo nome è inscritto sulla Walk of Fame nell’Hollywood Boulevard; nel 2012 ottiene la Croce al Merito della Repubblica Federale tedesca, mentre nel 2013 il governo indiano gli conferisce il Tagore Award for cultural harmony. Zubin Mehta incoraggia la scoperta e la promozione di nuovi talenti musicali in tutto il mondo: insieme al fratello Zarin, è copresidente della Mehli Mehta Music Foundation a Bombay, grazie alla quale più di 200 bambini sono educati alla musica classica occidentale; analogamente la scuola di musica Buchmann-Mehta a Tel Aviv dà la possibilità di crescere a giovani musicisti, in stretta relazione con la Israel Philharmonic, in quanto nuovo progetto per l’insegnamento a giovani AraboIsraeliani nelle città di Shwaram e Nazareth con insegnanti locali e membri della Israel Philharmonic. Recentemente ha diretto numerosi concerti sinfonici e Otello di Giuseppe Verdi, trasmessi anche in streaming alla ripresa dell’attività del Teatro del Maggio durante la pandemia; il suo prossimo appuntamento operistico al Maggio lo vedrà sul podio per un nuovo allestimento di Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart.

VILDE FRANG

Nata in Norvegia, considerata una delle violiniste emergenti della sua generazione grazie alla sua musicalità e allo straordinario lirismo, Vilde Frang è stata scritturata da Mariss Jansons, a soli 12 anni, per debuttare con la Oslo Philharmonic Orchestra. Ha studiato al Barratt Due Musikkinstitutt di Oslo; con Kolja Blacher alla Musikhochschule di

Amburgo e con Ana Chumachenco alla Kronberg Academy e, inoltre, ha lavorato con Mitsuko Uchida come vincitrice del

Borletti-Buitoni Trust del 2007 ed è stata scholarship-holder dal 2003 al 2009 alla Anne-Sophie Mutter Foundation. Nel

2012 ha vinto, con l’unanimità dei consensi, il Credit Suisse Young Artists Award, che le è valso il debutto con i Wiener

Philharmoniker e Bernard Haitink al Festival di Lucerna. È del 2016 il fortunato debutto con i Berliner Philharmoniker e

Sir Simon Rattle per una tournée in Europa: sempre con i Berliner si è esibita, nella stagione 2017-18, in concerti alla

Berlin Philharmonie e al Baden Baden Easter Festival, diretta da Iván Fischer. Nell’estate 2019 è tornata al Festival di

Lucerna con la Rotterdam Philharmonic e Lahav Shani, ottenendo un grande successo: partecipa inoltre regolarmente ai

BBC Proms di Londra. Appassionata interprete di musica da camera, Vilde Frang è frequentemente ospite dei Festival di Rheingau e Lockenhaus, del George Enescu Festival, del Festival di Salisburgo e dello Spring Music Festival di Praga. I più importanti impegni delle recenti stagioni includono concerti con London Symphony Orchestra, Concertgebouw Orchestra, Tonhalle Orchestra Zurich, Orchestre de Paris, Oslo Philharmonic e Leipzg Gewandhaus Orchester e, negli

Stati Uniti, con Los Angeles Philharmonic, Cleveland Orchestra, Pittsburgh Symphony, nonché il suo debutto al Mostly Mozart Festival al Lincoln Center di New York; mentre la stagione 2020-21 la vede debuttare con la Chicago Symphony e l’Israel Philharmonic e suonare in concerti con la Budapest Festival Orchestra e Iván Fischer, in tournée in Svizzera con l’orchestra Les Siècles e François-Xavier Roth, con i Münchner Philharmoniker e Fabio Luisi, la Staatskapelle Dresden e Herbert Blomstedt e la Chamber Orchestra of Europe e Sir Simon Rattle. Vilde Frang ha collaborato con illustri direttori, fra cui, oltre ai già citati, Esa-Pekka Salonen, Vladimir Ashkenazy, Sakari Oramo, Jakub Hrůša, Vladimir Jurowski, Manfred Honeck, Mirga Gražinytė Tyla, Daniel Harding, Valery Gergiev, David Zinman, Antonio Pappano, Paavo Järvi e

Yuri Temirkanov. Ha tenuto recitals alla Carnegie Hall, al Concertgebouw di Amsterdam, al Musikverein di Vienna, alla

Philharmonie di Berlino, alla Wigmore Hall, alla Tonhalle di Zurigo e al Bozar di Bruxelles e ha preso parte alle Vancouver Recital Series, alle Boston Celebrity Series e alle San Francisco Performances. In questa stagione eseguirà il ciclo dei Trii di Beethoven ad Amsterdam, Amburgo, Mosca e al Théâtre des Champs-Élysees di Parigi con Lawrence Power e Nicolas Alstaedt. Artista esclusiva di Warner Classics, ha ricevuto numerosi premi per le sue registrazioni, fra cui Edison Klassiek, “Diapason d’Or” della Rivista Diapason, Deutsche Schallplattenpreis, Grand Prix du Disque e un Gramophone Award. Vilde Frang suona un violino Jean-Baptiste Vuillaume del 1866.

PROGRAMMA CONCERTO DANIEL HARDING

Johannes Brahms – Tragische Ouvertüre in re minore op. 81

Le due ouverture orchestrali del catalogo brahmsiano – l’Accademica e la Tragica – furono realizzate entrambe nell’estate del 1880 durante il periodo di villeggiatura a Ischl. Se l’Ouverture accademica op. 80 è una pagina

d’occasione, nata come ringraziamento per la laurea honoris causa conferita l’anno prima al musicista dall’Università di Breslavia, l’Ouverture tragica in re minore op. 81 rappresenta invece una pagina di musica assoluta, ossia priva di qualsiasi riferimento extramusicale, anche se in passato alcuni critici vollero associarla a un progetto, mai andato in porto, relativo alle musiche di scena per il Faust di Goethe. Diametralmente opposta all’Accademica per forma ed espressione, la Tragica si distingue per il piglio irruente e corrusco che solo a tratti viene smorzato da brevi parentesi liriche. Come se dopo l’affresco gioioso e giocoso dell’Accademica, Brahms avesse sentito la necessità di creare una composizione che le facesse da contrappeso per dare libero sfogo al suo lato più malinconico. Così il potenziale drammatico dell’Ouverture tragica emerge fin dal principio tanto nella tonalità scelta, il cupo re minore che Brahms carica di accenti tragici di forte impatto, quanto negli accesi contrasti dinamici che scuotono con vigore l’intera orchestra.

Gustav Mahler – Sinfonia n. 1 in re maggiore, Titan

La prima delle sue nove Sinfonie impegnò Mahler per gran parte della carriera, dai primi abbozzi del 1884 fino agli ultimi e definitivi ritocchi nel 1909. Opera dalla genesi travagliata, segnata da continui ripensamenti e revisioni, la Sinfonia n. 1 in re minore venne eseguita in tre versioni diverse nel corso degli anni. Il dubbio su quale forma dare al suo primo lavoro sinfonico assillò a lungo Mahler, incerto se seguire la via della musica assoluta o della musica a programma, le due tendenze del suo tempo. Nella prima esecuzione a Budapest nel 1888 la presentò come poema sinfonico, senza però dare precise indicazioni sul suo contenuto programmatico. Cinque anni dopo nell’esecuzione di Amburgo la rinominò “Titano, poema sinfonico in forma di sinfonia”, ispirandosi a un romanzo di Jean Paul Richter. Infine, nella versione di Berlino del 1896 cancellò ogni titolo e ogni didascalia nominandola definitivamente Sinfonia n. 1 in re minore, per timore che i contenuti extramusicali venissero sopravvalutati e fraintesi dal pubblico. Tra i cambiamenti più radicali occorsi negli anni si annoverano la riduzione da cinque a quattro movimenti e l’ampliamento dell’organico orchestrale. Nonostante la rimozione di ogni riferimento testuale, la sinfonia tradisce le sue radici nell’abbondanza di elementi cari alla poetica mahleriana: la memoria musicale della propria infanzia (ritmi di marce militari, squilli di trombe, melodie di sapore popolare), il rapporto privilegiato con la letteratura romantica nelle autocitazioni dei coevi Lieder eines fahrenden Gesellen, la contemplazione dell’immensità della Natura, il sentimento di estraneità dell’uomo dinanzi al mistero della vita; il tutto racchiuso tra momenti di sospensione, disperazione e trionfo finale.

DANIEL HARDING

Nato a Oxford, ha iniziato la sua carriera come assistente di Sir Simon Rattle alla City of Birmingham Symphony

Orchestra, con la quale ebbe il suo debutto professionale nel 1994. Quindi fu assistente di Claudio Abbado con i Berliner

Philharmoniker, con i quali debuttò al Festival di Berlino nel 1996. Attualmente Direttore musicale e artistico della

Swedish Radio Symphony Orchestra, è stato, dal 2016 al 2019, Direttore musicale dell’Orchestre de Paris e, dal 2007 al

2017, Principale Direttore ospite della London Symphony Orchestra; è inoltre Direttore onorario a vita della Mahler

Chamber Orchestra. Nel 2018, Daniel Harding è stato nominato Direttore artistico del Festival Anima Mundi e, nel 2020, Direttore in residence dell’Orchestre de la Suisse Romande per le stagioni 2021-23. Collabora assiduamente con prestigiose orchestre internazionali: Wiener Philharmoniker, Royal Concertgebouw di Amsterdam, Berliner

Philharmoniker, Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, Dresdener Philharmonie e Filarmonica della Scala. Nel 2005 ha inaugurato la stagione della Scala, con una nuova produzione di Idomeneo, ritornando nel teatro milanese nel 2007 per Salome; nel 2008 per il dittico Il castello del duca Barbablù e Il Prigioniero; nel 2011 per Cavalleria rusticana e Pagliacci, che hanno ottenuto il Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati”; nel 2013 per Falstaff e più recentemente, nel 2018, per Fierrabras. Ha diretto inoltre Ariadne auf Naxos, Don Giovanni e Le nozze di Figaro al Festival di Salisburgo sul podio dei Wiener Philharmoniker; The Turn of the Screw e Wozzeck alla Royal Opera House,

Covent Garden; Die Entführung aus dem Serail alla Bayerische Staatsoper; Die Zauberflöte alle Wiener Festwochen e Wozzeck al Theater an der Wien. Ha instaurato un rapporto molto stretto con il Festival di Aix-en-Provence, dove ha diretto nuove produzioni di Così fan tutte, Don Giovanni, The Turn of the Screw, La traviata, Evgenij Onegin e Le nozze di Figaro. Le sue incisioni per Deutsche Grammophon (Sinfonia n. 10 di Mahler con i Wiener Philharmoniker e Carmina Burana di Orff con l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese) hanno ricevuto entrambe grandi plausi dalla critica. Ha registrato inoltre per For Virgin/EMI la Sinfonia n. 4 di Mahler con la Mahler Chamber Orchestra; le Sinfonie n. 3 e 4 di Brahms con la Deutsche Kammerphilharmonie Bremen; Billy Budd con la London Symphony Orchestra (vincendo un Grammy Award per la miglior incisione operistica); Don Giovanni e The Turn of the Screw (premiata con lo “Choc de l’Année 2002”, il “Grand Prix de l’Académie Charles Cros” e un Gramophone award) sempre con la Mahler Chamber Orchestra; composizioni di Lutosławski con Solveig Kringelborn e la Norwegian Chamber Orchestra e di Britten con Ian Bostridge e la Britten Sinfonia (premiata con lo “Choc de L’Annee 1998”). Le sue ultime incisioni per Harmonia Mundi: The Wagner Project con Matthias Goerne e la Sinfonia n. 9 di Mahler con la Swedish Radio Symphony Orchestra, hanno ottenuto grande successo di critica. La stagione 2020/21 lo vede impegnato in concerti con la Royal Concertgebouw

Orchestra, l’Orchestra Nazionale della Rai, i Berliner Philharmoniker, i Bamberger Symphoniker, l’Orchestre de la Suisse

Romande, l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, la Dresdener Philharmonie e l’Orchestre de Paris, nonché in Adriana Lecouvreur al Maggio Musicale Fiorentino 2021. Fra le tournées di questa stagione ricordiamo quella europea con i Wiener Philharmoniker e la presenza a Festivals estivi con la Royal Concertgebouw Orchestra. Nel 2002 Daniel Harding è stato nominato Chevalier e nel 2017 Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Governo francese; nel 2012, è divenuto membro della Royal Swedish Academy of Music. È anche un pilota d’aereo a livello professionale.

 

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