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COMUNICATO STAMPA

Sabato 25 settembre 2021, alle ore 20, il maestro Zubin Mehta alla guida dell’Orchestra del Maggio inaugurerà il Ciclo delle sinfonie beethoveniane. In programma la sinfonia n. 1, 2 e 4.

Altri quattro gli appuntamenti in programma: 29 settembre, 7 ottobre e 15 ottobre 2021 e 4 gennaio 2022. A questi si aggiunge il concerto di fine anno del 31 dicembre 2021.

Firenze, 24 settembre 2021 – Dopo lo spostamento del concerto inaugurale, previsto per il 10 settembre e rimandato al 15 ottobre con le sinfonie 3 e 5, nella serata di sabato 25 settembre 2021 alle ore 20 il maestro Zubin Mehta darà il via all’atteso Ciclo Beethoven (originariamente previsto lo scorso anno in occasione dei 250 anni dalla nascita del compositore): cinque concerti per celebrare l’opera del grande compositore di Bonn, nei quali verranno proposte tutte le sue nove sinfonie. In locandina il 25 settembre: la Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21, la n. 2 in re maggiore op. 36 e la n. 4 in si bemolle maggiore op. 60.

Il ciclo delle sinfonie beethoveniane proseguirà con altri quattro appuntamenti: il 29 settembre, dove verranno eseguite, oltre alla Sinfonia n. 7 di Beethoven, anche la l’Ouverture di Fidelio e l’Adagio della Sinfonia n. 10 di Gustav Mahler; il 7 ottobre, con in programma la Sinfonia n.6 Pastorale e la Missa in tempore belli di Franz Joseph Haydn; il 15 ottobre, data sostituiva del primo concerto del 10 settembre, in cui verranno eseguite le Sinfonie n. 3 e n. 5; per concludersi infine con il concerto del 4 gennaio 2022, con l’esecuzione della Sinfonia n. 8 e della monumentale Sinfonia n. 9. Queste ultime due sinfonie verranno eseguite anche al concerto di fine anno del 31 dicembre 2021.

La locandina si apre con la Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21, prima opera in campo sinfonico del compositore tedesco, la quale debuttò al Burgtheater di Vienna il 2 aprile del 1800. Segue la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 la quale, nonostante sia stata composta da Beethoven in un periodo di grande sconforto personale a causa della sordità che lo stava colpendo, è pervasa da una grandissima energia positiva e venne accolta con entusiasmo al suo debutto, nel 1803, al Theater an der Wien di Vienna. In conclusione, la Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60 dalla quale emerge invece un Beethoven dall’animo momentaneamente placato, pronto a ripercorrere i sentieri già battuti della forma classica settecentesca.

Prezzi: da 15€ a 100€:
Visibilità limitata e ascolto: 15€ – Galleria: 25€ – Palchi: 35€ – Platea 4: 45€ – Platea 3: 60€ – Platea 2: 80€ – Platea 1: 100€

Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21
Primo frutto in campo sinfonico del giovane Beethoven, la Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21 debutta al Burgtheater di Vienna il 2 aprile del 1800. Sebbene sia innegabile il debito nei confronti dei modelli di Haydn e Mozart, tuttavia è già presente in quest’opera un’energia insolita che preannuncia un nuovo modo di sentire la musica. Mantenendosi nel solco della tradizione del classicismo viennese, Beethoven dissemina infatti nei quattro movimenti alcuni indizi che testimoniano la volontà di rinnovare il linguaggio sinfonico. Giàdalle prime battute dell’Adagio introduttivo infatti ci stupisce. Il do maggiore, tonalità d’impianto della sinfonia, è enunciato solo dopo vari passaggi in tonalità vicine; un espediente che crea un senso di attesa prima dell’ingresso dell’energico primo tema dell’Allegro con brio. Ma caratteristico e innovativo è anche il Minuetto che, pur mantenendo titolo e schema formale tradizionale, viene trasformato da Beethoven in una danza più rapida e scapigliata che ha già le caratteristiche dello Scherzo.

Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36
Dopo due anni di lavori a più riprese, nel 1802 Beethoven porta a compimento la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36. Il compositore trascorre l’estate di quell’anno ad Heiligenstadt in preda al più profondo sconforto poiché la sordità che lo ha colpito si è acutizzata così tanto da costringerlo ad abbandonare definitivamente la carriera concertistica. Ciononostante, la sua tempra battagliera lo sprona a dedicarsi alla composizione moltiplicando le sue possibilità espressive. Così, anche se nata in un periodo di terribile angoscia, la Seconda Sinfonia non reca alcun segno del dolore provato ma è pervasa di energia positiva e alla prima esecuzione – che ha luogo l’anno seguente al Theater an der Wien – viene giudicata un’opera sorprendente anche se troppo lunga. La sinfonia si apre con un’introduzione lenta e solenne – Haydn docet – che cede il passo a un Allegro dalla vitalità palpitante dove lo scontro dialettico tra un primo tema scattante e inquieto e un secondo tema di stampo marziale si fa serrato soprattutto nella sezione dello sviluppo. Seguono un Larghetto vibrante di malinconia settecentesca e uno Scherzo tutto ritmo e dinamicità. Come ultimo movimento Beethoven compone un Allegro in forma di Rondò, un concentrato di energia centrifuga che prima contrappone e poi scioglie le tensioni accumulate nei movimenti precedenti.

Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60
Strano destino è quello della Quarta Sinfonia, nata come diversivo e costretta a vivere all’ombra della Terza – che di poco la precede – e della Quinta, composta invece nello stesso periodo. Nell’estate del 1806 il conte Franz von Oppersdorf aveva commissionato a Beethoven una sinfonia. Al tempo il musicista stava lavorando ai primi movimenti della Sinfonia in do minore (la futura Quinta), che pensò inizialmente di destinare al conte. Tuttavia la lavorazione della Quinta richiese tempi più lunghi del previsto e così Beethoven preferì comporre ex novo una nuova partitura: la Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60. Rispetto alle titaniche sorelle, la Quarta, composta quasi di getto, mostra dei tratti decisamente disimpegnati e una struttura più agile e snella. Dopo gli sforzi profusi nelle pagine più emblematiche del suo secondo periodo, la Quarta rappresenta per Beethoven la giusta e necessaria pausa distensiva. Non a caso Robert Schumann la definì come «una slanciata ragazza greca fra due giganti nordici». Un paragone azzeccato se pensiamo alla monumentalità della Terza o all’energia bellicosa della Quinta. Nella Quarta emerge invece un Beethoven dall’animo momentaneamente placato, pronto a ripercorrere i sentieri già battuti della forma classica settecentesca con un primo movimento aperto da un’introduzione lenta, secondo il modello di Haydn, seguito da un secondo movimento Adagio dai toni elegiaci, un grazioso Minuetto con Trio e un Allegro finale carico di brio.

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