Il cantautore Giuseppe «Konsel» Consoli si racconta: «La musica è una rappresentazione artistica della vita senza tempo»

 

Il cantautore Giuseppe «Konsel» Consoli si racconta: «La musica è una rappresentazione artistica della vita senza tempo»

Giuseppe «Konsel» Consoli, giovane cantautore e chitarrista veliterno, nato a Capua nel 1994 ma vissuto a Velletri si racconta sul portale d’informazione Castelli News.

Giuseppe, com’è nata la tua passione per la musica?

La musica è una passione che coltivo sin da quand’ero bambino: basti pensare che a 3 anni preferivo guardare i programmi musicali piuttosto che i cartoni animati. Poi a 13 anni ho iniziato a suonare la chitarra, fino all’inizio del mio progetto cantautorale iniziato tre anni fa.

A quale musicista/i ti ispiri e quali sono i tuoi artisti preferiti?

Per ciò che concerne le ispirazioni non ho ispirazioni musicali particolari, mi piace variare da un’influenza all’altra contaminando il tutto col mio stile pop-rock. I miei artisti preferiti sono tra gli italiani i Litfiba, i Negrita, i Nomadi, la PFM, De André, Battisti, Vasco (fino a Buoni o cattivi), Ligabue (periodo anni 90) e tanti altri nomi. Tra gli stranieri invece adoro in special modo i Metallica, i Red Hot Chili Peppers, gli Iron Maiden e i Pink Floyd.

Hai partecipato all’ultimo Festival dei Castelli Romani con un brano un po’ speciale…ce ne vuoi parlare?

«Felice tu sarai» non è un brano dal testo totalmente mio: in origine era una poesia di Gianni Molisina mai recitata in pubblico che lui ha deciso di regalarmi. Mi piacque sin da subito e allora decisi di mettere le mani sul testo personalizzandolo, arrangiando il brano e cambiandone anche la storia che c’è dietro. La poesia originaria era una dedica a un compagno di scuola di Molisina deceduto, io ho deciso di narrare invece la storia di un uomo in depressione che vuole tentare il suicidio perché convinto di non avere più nulla da chiedere alla vita e viene spronato da un suo amico (l’io narrante del testo) a risollevarsi.

Quali progetti hai per il tuo futuro musicale?

Nel prossimo autunno uscirà il mio secondo disco, di cui ancora non svelo il titolo, ma che si tratterà di un «concept»: tutti brani tra loro collegati da una storia. E a breve uscirà la versione studio del brano presentato al FCR e di «Allo Sfascio», un altro brano che sto presentando nelle varie esibizioni come anticipazione di questo lavoro da mesi.

Cosa non ti piace della musica attuale?

Diciamo che non ci sono aspetti in particolare che non mi piacciono della musica attuale. È vero che sto portando avanti il progetto a tema musica del passato «Operazione Nostalgia Musicale» anche con una trasmissione condotta in primavera su Radio Mania (e di cui a febbraio partirà la seconda edizione), ma questo non significa che io abbia repulsione verso la musica attuale. Ci sono artisti di nuova generazione che apprezzo di più e altri meno, e lo stesso vale per la passata generazione, a qualsiasi livello di popolarità.

Cos’è per te la musica e cosa dovrebbe rappresentare?

La musica per me ha tanti significati che la caratterizzano. Può rappresentare soprattutto un modo per sfogare i propri sentimenti, positivi e negativi, attraverso la creatività. Che si tratti del comporla, riprodurla con un qualsiasi strumento che la emetta, o semplicemente dell’ascolto.

Oltre la musica cosa fai nella vita e quali altre passioni hai?

Mi divido tra, appunto, la musica (oltre a comporre, cantare e suonare la chitarra suono anche basso, batteria e piano), i miei studi (studio al primo anno di laurea magistrale in Comunicazione e Nuovi Media alla LUISS di Roma), la radio (sto lavorando alla seconda edizione del mio programma di Radio Mania «Operazione Nostalgia Musicale) e un’altra mia passione: quella dello scrivere sceneggiature per film comici.

C’è qualcuno che vorresti ringraziare particolarmente per tutto quello che hai dimostrato finora?

Tutti i miei fan, ancora relativamente pochi ma sparsi per tutta Italia, racchiusi in ogni generazione, dai teenager alle persone più avanti con l’età, e soprattutto sempre molto calorosi.

Davide Brugnoli

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