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Teatro di San Carlo

Dedicato a Johannes Brahms
il nuovo appuntamento con la Musica da Camera
Domenica 13 marzo ore 18.00

Prosegue la Stagione da Camera del Teatro di San Carlo con un nuovo appuntamento domenica 13 marzo 2022 alle ore 18.00.
Protagonista la formazione composta da Imola Erika Gyarfas e Flavia Salerno (Violini), Luca Improta (Viola), Lorenzo Ceriani (Violoncello), Stefano Bartoli (Clarinetto), Alexandra Brucher (Pianoforte).
Il programma, interamente incentrato su musiche di Johannes Brahms prevede l’esecuzione del Quartetto in sol minore op.25 del 1861 e il Quintetto con clarinetto op.115 del 1891.

GUIDA ALL’ASCOLTO
A cura di Dinko Fabris

Nella produzione di musica da camera del pieno Romanticismo tedesco un ruolo fondamentale rivestono le numerose composizioni di Johannes Brahms, in particolare, dopo i giovanili Sestetti, una serie di Trii, Quartetti e Quintetti con diversi strumenti. Il programma odierno presenta due capolavori di questo repertorio separati da un trentennio all’inizio e alla fine della carriera artistica del compositore. Il Quartetto in sol minore op.25 del 1861 e il Quintetto con clarinetto op.115 del 1891. All’epoca della redazione del suo Quartetto op.25 Brahms aveva già concluso la fase giovanile più irrequieta di concertista itinerante ed era tornato nella nativa Amburgo, dirigendo un coro femminile per tre anni prima del definitivo trasferimento a Vienna dal 1862. Il Quartetto in sol minore risente della sua passione devota per Clara Wieck, la vedova di Robert Schumann, che ne fu la prima interprete al pianoforte nell’esecuzione avvenuta il 16 novembre 1861 ad Amburgo. Era stato composto durante l’estate precedente e manifesta la posizione preminente assegnata alla parte pianistica, pur mostrando già la grande competenza contrappuntistica del maturo Brahms, indispensabile per gli equilibri formali di un quartetto. Non mancarono tuttavia le critiche, soprattutto quando il brano fu rieseguito a Vienna con lo stesso autore al pianoforte, per la scrittura troppo accademica e un’avvertita mancanza di libertà melodica. Il primo movimento, letteralmente dominato dal pianoforte, si apre su una cellula di quattro note che costituisce la base di tutto l’Allegro, che crea un primo tema ribadito da tutti gli strumenti a turno e poi un secondo tema esposto dal violoncello, con un grandioso sviluppo interamente basato sul primo tema. Il secondo movimento è costruito come un tradizionale Scerzo tripartito con Trio, ma assume la denominazione di Intermezzo per il suo carattere sognante e melanconico, dalle forte tinte romantiche. L’Andante con moto, pure tripartito, è introdotto da una languida melodia al violino e si conclude come era iniziato. Il Finale è sicuramente il tempo più originale e sorprendente del Quartetto, non a caso intitolato “Rondò alla Zingaresca”: lo spirito zigano che anima questa pagina fotografa perfettamente le atmosfere dei violinisti improvvisatori che Brahms avrebbe poi inserito in tanta parte della sua produzione più matura (si pensi alle Danze ungheresi). Il violinista virtuoso Joachim, caro amico di Brahms, dopo aver visto il quartetto inviatogli dall’amico prima dell’esecuzione amburghese ne esaltò proprio questo Finale, che lo aveva favorevolmente impressionato. Trent’anni più tardi, nella Vienna del 1891, lo status di Johannes Brahms era quello del maggior compositore strumentale tedesco vivente, simbolo stesso del Romanticismo musicale giunto al suo apice e prossima conclusione. La maggior parte del suo catalogo era allora già composto ed acquisito alla comunità musicale internazionale attraverso le edizioni a stampa, le quattro Sinfonie, la maggior parte dei Lieder, della grande musica religiosa e della musica da camera, salvo gli ultimi pezzi per pianoforte. Sei anni più tardi sarebbe scomparso nell’aprile 1897, meno di un anno dopo la morte dell’inseparabile Clara.
Il Quintetto op.115 ha dunque un posto speciale nel catalogo brahmsiano, perché chiude ai più alti livelli la sua produzione cameristica ma soprattutto per la presenza del clarinetto, inserito anche nel Trio in la minore op.114 di poco precedente. Lo strumento non era più nella fase sperimentale di passaggio dal prototipo barocco a quello classico del tempo di Mozart e di Carl Maria von Weber, per citare due dei grandi pionieri del repertorio clarinettistico nei paesi tedeschi. Numerosi virtuosi percorrevano le città europee e numerosi compositori avevano arricchito durante l’Ottocento il catalago disponibile. Uno di questi era Richard von Mühlfeld, clarinettista dell’orchestra di corte del duca Georg von Sachsen-Meiningen – che aveva ospitato Brahms a Meiningen – e il musicista, dopo averlo incontrato, lo invitò a comporre dei nuovi brani per lui. Fu quindi proprio Mühlfeld il primo interprete nella stessa cittadina di Meiningen sia del Trio che del Quintetto composti appositamente da Brahms. Più tardi allo strumento saranno ancora dedicate le due Sonate per clarinetto e pianoforte op.120. Nel Quintetto op.115 il primo tempo Allegro presenta subito il dolce timbro del clarinetto che ne avvolge tutto lo svolgimento. Nel movimento Adagio, tripartito e anch’esso dominato dal clarinetto, la prima sezione di carattere melanconico e sognante costruita su tre note ascendenti è interrotta da un episodio ritmicamente vivace (che richiama il Rondò “alla Zingaresca” del Quartetto op.25). Il successivo Andantino, anch’esso come il terzo tempo del Quartetto op.25 costruito come uno Scherzo tripartito, presenta una melodia luminosa, quasi mozartiana, interrotta dal Trio centrale denominato Presto, impetuoso e di carattere fantastico. Il Finale sembra un omaggio a Mozart con la sua struttura di tema e cinque variazioni seguite da una coda, attraverso numerose atmosfere evocate dal dialogo del clarinetto con gli strumenti a corda, dall’antica sonata barocca all’opera in musica. Una lezione di stile del Brahms maturo che ripercorre due secoli di storia della musica strumentale tedesca, come un testamento ideale del Romanticismo musicale.

Teatro di San Carlo
domenica 13 marzo 2022, ore 18:00
JOHANNES BRAHMS

Violino | Imola Erika Gyarfas♮
Violino | Flavia Salern♮
Viola | Luca Improta♮♮
Violoncello | Lorenzo Ceriani♮
Clarinetto | Stefano Bartoli♮
Pianoforte | Alexandra Brucher♮

♮ Professori d’Orchestra del Teatro di San Carlo

Programma
Johannes Brahms, Quartetto per pianoforte, violino, viola, violoncello Op. 25
Johannes Brahms, Quintetto per clarinetto e archi e clarinetto Op. 115
Con gentile preghiera di pubblicazione e/o diffusione
Rossana Russo,
Responsabile della comunicazione creativa e strategica e relazioni con la Stampa
r.russo@teatrosancarlo.it

Giulia Romito,
Comunicazione e Stampa
g.romito@teatrosancarlo.it 0817972301

Teatro di San Carlo

Al via al MeMus
“Suoni, parole…fantasia!”,
il laboratorio per bambini
basato su racconti e filastrocche di Gianni Rodari

Dal 13 marzo al 12 giugno 2022

Da domenica 13 marzo alle ore 11, ripartono al MeMus (Museo e Archivio Storico del Teatro di San Carlo) i laboratori per i bambini dai 3 ai 12 anni attraverso un nuovo percorso educativo incentrato sulle filastrocche e i racconti di Gianni Rodari.
Un vero e proprio workshop creativo attraverso il quale i bambini verranno avvicinati ai valori della pace, dell’amicizia, della solidarietà e dell’integrazione, attraverso il linguaggio universale della musica.
Guidati dal Maestro Filomena Piccolo, interagendo e giocando con parole, ritmo e suoni, i bambini impareranno le filastrocche e i racconti di Gianni Rodari tratte dalle sue opere più famose come Il libro degli errori, Favole al telefono, Il gioco dei quattro cantoni, C’era due volte il barone Lamberto, I viaggi di Giovannino Perdigiorno.

“Suoni, parole…fantasia!” sarà in programma ogni domenica, a partire dal 13 marzo, per sei appuntamenti. Il progetto prevede che ogni bambino sia accompagnato da almeno un genitore.

Pe info:
https://www.teatrosancarlo.it/it/spettacoli/suoni-parole-fantasia-gianni-rodari.html

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