Serena conduce operaclassica eco italiano

Le meraviglie di Firenze. Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella a fianco del Festival del Maggio Fiorentino.
La rinnovata partnership si aggiunge allo straordinario contributo di 300.000 euro erogato lo scorso novembre, in occasione della celebrazione degli 800 anni di attività della più antica farmacia del mondo.

Firenze, 07 aprile 2022. Il fascino e la bellezza di Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, che accompagnano le iniziative della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino durante l’intera stagione di quest’anno, saranno protagoniste anche della 84esima Edizione del Festival del Maggio Fiorentino, che s’inaugura martedì 12 aprile con l’Orphée et Eurydice di Christoph Willibald Gluck.
Il supporto ad uno dei Festival più antichi d’Europa conferma la volontà del marchio fiorentino di essere protagonista nello sforzo di piena rivalorizzazione dell’immenso patrimonio della città, continuando ad accrescere lo splendore e la magnificenza che hanno reso e continuano a rendere Firenze città amata ed ammirata a livello internazionale.
Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, inestimabile patrimonio della sua città natale ed emblema del Made in Italy nel mondo, è una storia di bellezza che, collaborando anche con le prestigiose Istituzioni della città, vuole contribuire ad accrescere e omaggiare le “meraviglie” di Firenze, di cui l’Officina ed il Teatro sono simboli nel mondo.
Questo know-how storico italiano ha celebrato lo scorso novembre 800 anni di attività: un percorso che, attraversando i secoli, ha reso Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella non solo la più antica farmacia del mondo, ma anche un marchio iconico capace di unire l’artigianalità dei suoi prodotti ai bisogni dei consumatori moderni.
Oggi la location storica in Via della Scala 16 a Firenze è il flagship-museo dell’Officina: oltre alle antiche sale dedicate alla vendita, lo spazio si distingue per essere uno tra i primi musei fiorentini per numero di visitatori e contribuisce a definire l’identità di un brand che ha saputo custodire e valorizzare nel tempo i grandi pregi dell’Italia, di Firenze, del Rinascimento: creatività, sapienza artigianale, riguardo verso qualità e bellezza.

ENEL SOSTIENE L’84° FESTIVAL DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Enel è una multinazionale dell’energia e leader integrato dei mercati mondiali di elettricità e rinnovabili, nonché uno dei principali operatori del gas nel mercato retail. È la più grande utility europea per EBITDA ordinario, è presente in oltre 30 Paesi nel mondo e produce energia in Italia e nel mondo. Il Gruppo distribuisce elettricità tramite una rete di oltre 2,2 milioni km e, con oltre 74 milioni di utenti finali, è il primo operatore di rete a livello globale. Enel è impegnata a contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ONU, tra cui accesso all’energia, sostegno all’educazione, contributo allo sviluppo socioeconomico delle comunità, promozione dell’innovazione, industrializzazione responsabile e infrastrutture resilienti, creazione di città e comunità sostenibili, lotta al cambiamento climatico.

Enel Green Power, all’interno del Gruppo Enel, sviluppa e gestisce impianti di energia rinnovabile in tutto il mondo ed è presente in Europa, Americhe, Asia, Africa e Oceania. Leader mondiale nell’energia pulita, con un mix di generazione che include energia eolica, solare, geotermica e idroelettrica, Enel Green Power è in prima linea nell’integrazione di tecnologie innovative negli impianti di energia rinnovabile.

In Toscana Enel Green Power gestisce alcuni importanti poli di energia rinnovabile: nell’ambito idroelettrico, l’Azienda esercisce 13 dighe, 3 sbarramenti e 33 centrali concentrate principalmente in due bacini idrografici del Serchio e dell’Arno, per una potenza efficiente di 250 MW che genera circa 540 GWh di energia elettrica, garantendo il fabbisogno di energia di circa 220mila famiglie. Sul territorio toscano, Enel Green Power gestisce anche il più antico e allo stesso tempo innovativo complesso geotermico del mondo, che conta 34 centrali geotermoelettriche, per un totale di 37 gruppi di produzione, dislocate tra le province di Pisa, Grosseto e Siena. I 6 miliardi di KWh prodotti annualmente, oltre a soddisfare più del 30% del fabbisogno elettrico regionale, forniscono calore per riscaldare 10mila utenze, 26 ettari di serre e aziende artigiane e agricole.

Particolarmente significative sono anche le iniziative di innovazione inerenti la rete elettrica, quale fattore abilitante della transizione ecologica, con progetti di smart grids nella città di Firenze e in molti luoghi della Toscana, nonché le numerose attività di sostenibilità ambientale promosse dal Gruppo Enel, a partire dall’area mineraria di Santa Barbara (Cavriglia, Ar) con uno dei piani di rinaturalizzazione e riqualificazione più importanti d’Italia su un’area di circa 1.600 ettari, che sorge a fianco della moderna centrale elettrica a ciclo combinato con una potenza di 392 MW.

Enel X, la business line globale dei servizi energetici avanzati di Enel, è leader mondiale nel demand response con una capacità di circa 6 GW a livello globale; l’azienda ha installato 123 MW di capacità di stoccaggio. Nel settore della mobilità elettrica, Enel X Way ha attivato nel mondo 200mila punti di ricarica per veicoli elettrici.

In questo contesto di vocazione alla sostenibilità e all’innovazione si inserisce la collaborazione con il Festival del Maggio Musicale Fiorentino da parte di Enel, da sempre attenta alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale in collaborazione con le Istituzioni e con le eccellenze del settore in Italia, in Toscana e nella città di Firenze.

Juan Francisco Gatell (Orphée)
“Questo Teatro e Firenze sono importantissime: qui sono arrivato nel 2003, prima come membro del coro e poi in qualità di solista, per me è come se fosse essere a casa. Il pensiero di essere arrivato come bambino ed oggi essere qui a fare l’inaugurazione del Festival del Maggio mi emoziona profondamente. È bellissimo farlo con un’opera come questa, che è un sogno per un tenore, collaborando nuovamente con Audi e il maestro Gatti, con il quale ho già lavorato nel corso di una produzione di Zaide all’Opera di Roma. Quando ho iniziato a studiare questo titolo ho realizzato, come diceva Audi, l’enorme modernità dell’opera: lo stesso Gluck dichiarava che voleva cambiare l’approccio delle opere, che fino a quel momento nel barocco erano formate da lunghe arie virtuosistiche. Lui voleva un approccio più drammaturgico, esprimere attraverso la musica il contenuto del testo, che è importantissimo. L’opera è anche di una profondità psicologica incredibile: già dal mito di Orfeo traiamo due aspetti, quello dionisiaco e quello di Apollo che sono contrapposti. Orfeo è pieno di contraddizioni dentro di sé, e abbiamo lavorato davvero tanto per cercare di tirarle fuori e sono davvero contento di quanto e come abbiamo lavorato, non vedo l’ora di essere alla prima”

Anna Prohaska (Euridice)
“Per me è un’esperienza completamente nuova: per la prima volta mi esibisco in un’opera qui, dopo il concerto sinfonico di un anno fa insieme a Ádám Fischer, e per la prima volta mi esibisco insieme al maestro Gatti e al maestro Audi. È ironico che ora sia in Italia a cantare per la prima volta la versione francese di quest’opera; perché ho cantato tante volte il ruolo di Euridice nella versione italiana, ad esempio alla Staatsoper di Berlino insieme al maestro Barenboim. Questa versione italiana è quasi stampata nella mia testa, ed è buffo per me essere sul palcoscenico e ogni tanto ripetere le mie battute in italiano invece che in francese! È molto interessante confrontare, sul piano drammaturgico, le due versioni dell’opera: nella versione francese si capisce che Euridice è ben più felice di rimanere nell’Elisio, nella versione italiana non è ben chiaro questo aspetto, caratterizzato da un’aria presente nel secondo atto in cui lei (Euridice) canta in modo aulico, assolutamente tranquillo e rilassato: ecco, nella versione che proporremo qui al Maggio questo idillio quasi è spezzato da Orfeo, che prende Euridice per riportarla sulla terra, nonostante ella non voglia. In questa versione non si capisce inoltre il motivo della sua morte, solo che è stato un gesto violento: forse si è suicidata, forse ad ucciderla è stato proprio Orfeo.”

Sara Blanch (L’Amour)
“Dopo le recite de Lo sposo di tre, e marito di nessuna e la Quarta sinfonia di Mahler qui al Maggio ormai inizio a sentirmi quasi una fiorentina! È un vero onore sia essere presente all’inaugurazione del Festival sia poter collaborare con il maestro Gatti e Pierre Audi: a livello scenico mi hanno dato una visione psicologica di quest’opera ampia, anche relativa alla presenza fissa dei tre personaggi in scena. È stato interessante anche a livello personale, l’opera mi ha spinto a farmi più domande sull’amore, sulle relazioni e su quello che possono portare, anche quando l’amore invece che gioia dà dolore, o perdita. Il mio ruolo come Amore è quello di ‘liberare’ all’interno dell’opera: lo fa con Euridice portandole questa grande capacità di decisione, ma che porta alla fine anche Orfeo a trovarsi solo sul palco. Per quello che riguarda la musica posso solo dire che è un grande piacere lavorare con il maestro Gatti, che conosce profondamente ciò che fa, e lavorando con lui, ma anche solo nel vedere le sue prove, ho imparato davvero molto.”

L’opera di Francesco Vezzoli

Apollo, il dio della musica immortalato dagli artisti fin dall’antica Grecia, è stato rappresentato molte volte con la lira in mano. Sono celebri le sue imprese canore e amorose ma il dio della bellezza riusciva ad essere molto violento quando lo si sfidava o lo si rifiutava. Con il satiro Marsia, ad esempio, che lo volle affrontare in una gara musicale, non ci andò leggero e lo scorticò vivo. Molti dipinti rinascimentali evocano quella scena così cruenta: tra i tanti il più drammatico è senz’altro quello realizzato in tarda età da Tiziano. Una storia assai più commovente è quella che vede protagonista la ninfa Dafne, figlia del dio-fiume Peneo, che il dio volle far sua con la forza. La vicenda viene raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi, florilegio mitologico dell’antichità classica. Gian Lorenzo Bernini ha immortalato l’attimo fuggente quando la ragazza terrorizzata viene trasformata in pianta di alloro per evitare la violenza carnale. La scultura è un esempio di virtuosismo pazzesco. Le dita affusolate della ninfa si protendono verso l’alto e dalle falangi delicate germogliano tante foglioline di marmo bianchissimo così sottili da vibrare ad ogni respiro. Rifarsi al mito di Apollo significa ricordare tutta la potenza del dio, il suo legame con la musica, le commoventi e tristi vicende d’amore che ne fanno da sfondo.

Francesco Vezzoli è l’artista scelto per rinnovare quest’anno la consolidata tradizione che vuole realizzato il manifesto del festival più antico al mondo, il Maggio Fiorentino, da grandi protagonisti dell’arte contemporanea. L’immagine che Vezzoli ha realizzato per il Maggio è di una bellezza struggente: combina classicità e romanticismo. Al volto scultoreo del dio della musica l’artista ha aggiunto un ‘lirico’ dettaglio, un colpo di vero genio poetico, tipico del suo repertorio concettuale. Il dio guarda lontano e piange. Una lacrima del colore del sangue cola sul suo bel volto di ragazzo ‘sciupa femmine’. Quella lacrima furtiva ha la forma della chiave di violino detta anche chiave di sol. Per un gioco di parole è inevitabile pensare a sol, sole e solo. Come a dire, Apollo dio del sole piange il suo perduto amore. Non è forse questa l’origine della musica? Un canto di amore e di bellezza, esperienze tanto più forti quanto più assolute e distanti, irraggiungibili e impossibili. Vezzoli con questa sua ‘opera’ celebra a un tempo l’amore per la musica romantica e la sfera perfetta dell’arte classica, le note struggenti di Gluck e quelle cristalline di Mozart. La testa del giovane Musagete è quella dell’Apollo del Belvedere, la celeberrima scultura rinvenuta a Roma alla fine del Quattrocento, punto di riferimento per gli artefici del tempo. Ne fecero tesoro Michelangelo e Raffaello, che dell’arte classica sono stati i grandi emulatori e interpreti, in grado di vincere l’ansia da influenza, che invece ha schiacciato fin troppi artisti. La chiave di violino, che sta al posto di una lacrima, non è dipinta ma è stata ricamata direttamente dall’artista sulla superficie della tela. Vezzoli è conosciuto a livello internazionale per i suoi film, i video, per le sue eleganti installazioni e per questo genere di ricami a piccolo punto eseguiti sui volti di celebri star, dive del presente e del passato, idoli dell’arte e dello spettacolo. Una pratica decisamente privata, solitaria, che con sottile vibrazione esprime sentimenti e sensazioni rimosse o incomunicabili, ferite dell’anima e del corpo che sono nascoste agli altri e perfino a sé stessi, come spesso accade nel mondo delle celebrity.

L’Apollo di Belvedere è un canone di bellezza antropomorfa come canoniche sono le note di Bach che ancora al nostro tempo dettano legge. Vezzoli sa come emulare gli antichi, liberarsi dalla loro soggezione per far rinascere i canoni assieme ai miti in forme sempre nuove e sorprendenti, venate di ironia e nostalgia. Come questo manifesto, che sarebbe piaciuto sicuramente a Stravinskij e Diaghilev, giganti delle avanguardie, fedeli sacerdoti della classicità. Contemplando ora l’immagine creata da Vezzoli siamo colti da stupore e meraviglia per il sereno distacco che mutua l’effige apollinea, eppure avvertiamo affiorare una pungente sensazione di dolore. Il cuore lacrima, il candido marmo si tinge di rosso. Il dio sta piangendo, il canto pietoso di una lira risuona nella sala. L’arte sta lacrimando di fronte alla tragedia della storia che sembra non avere pietà dei corpi e delle cose. Amore piange e la sua voce colma il vuoto di una terra desolata. Forse solo un dio può salvarci dall’orrore della guerra e della fine di tempi. Solo un dio del sole e della lira può aver cura dei nostri cuori impietriti, perfino salvarci dai nostri istinti più brutali e violenti, concederci una piccola porzione di paradiso in questa vita, su questa terra.

Sergio Risaliti
Direttore Museo Novecento, Firenze

UNA NUOVA LETTURA DI ORPHÉE ET EURIDICE DI GLUCK
di Pierre Audi

Orphée et Euridice di Gluck è uno dei grandi capolavori del repertorio operistico, ispirato da una delle storie più misteriose e crudeli della mitologia greca: si tratta di un’opera molto più complessa di quanto si pensi.
La famosa aria “J’ai perdu mon Euridice” e il “lieto fine” sembrano suggerire una storia d’amore lineare che si conclude felicemente con il trionfo dell’Amore sulla Morte.
Orphée, devastato dall’improvvisa perdita della sua amata moglie Euridice, sfida gli dei a concedergli di compiere un viaggio negli Inferi per riprenderla. Gli Dei si mostrano tolleranti, cedendo alla sua determinazione, ma impongono una sola condizione: sulla via del ritorno alla vita, Orphée non deve voltarsi a guardare Euridice negli occhi. Il loro drammatico incontro rivela il tumulto del loro amore, la sua intensità ma anche la sua fragilità, come fragili sono tutte le relazioni umane appassionate. Orphée si gira e perde Euridice una seconda volta.
Il mito greco non si arresta qui e, mentre si dispiega in varie forme, finisce sia tragicamente che poeticamente. L’opera di Gluck si conclude con Amore che libera Orphée dal suo tormento e riporta in vita Euridice, suggerendo che l’Amore è una forza che perdona, nonostante tutto. Nel XXI secolo è difficile accettare una lettura drammatica così lineare e semplicistica ma, esaminando da vicino testo e partitura, possiamo vedere emergere dietro le parole e la musica un thriller psicologico molto più sofisticato di quanto si pensi e una fine molto meno lieta del previsto. L’opera è incentrata su un potente trio d’amore: Orphée, Amore ed Euridice. Chi è Amore? Nell’opera è una seducente voce libera – uno spirito libero – che è chiaramente un’alternativa alla personalità terrena e possessiva di Euridice. Orphée, l’artista, è un uomo con un ego pronunciato, prigioniero e dipendente da questo triangolo amoroso – uno specchio della sua personalità possessiva e una droga per le sue insicurezze. Il mondo sembra girare – attraverso il suo comportamento – intorno a lui. I sentimenti di nessun altro contano. Il suo egoismo mostra la sua cecità nei confronti di ciò che serve per gestire la sua vita amorosa e le emozioni di coloro che lo amano.
Credo che i capolavori del passato debbano essere immaginati nuovamente per il nostro tempo, esaminandone i molteplici significati e approfondendo l’analisi dei personaggi del dramma rappresentato.
Nella mia produzione siamo andati a ritrarre tre esseri umani complessi, un tempo incatenati tra loro, in un viaggio alla scoperta di se stessi; un viaggio che li libererà da quelle catene. L’esito dell’opera di Gluck è davvero felice perché la libertà che trovano alla fine è stata conquistata attraverso la lotta e l’accettazione reciproca, e non attraverso il possesso reciproco.
I miti sono importanti perché ci aiutano a comprendere la nostra condizione umana e la nostra lotta con il Fato e il mistero della Morte. Come tutti i grandi capolavori operistici, Orphée et Euridice è una storia aperta e dovrebbe essere vissuta da ogni ascoltatore in modo diverso, mentre ci identifichiamo con le lezioni di questa emozionante tragedia umana moderna e tale da trasformarci.

Caffè Borbone, il valore della tradizione al Festival del Maggio Musicale Fiorentino

Firenze, 07 aprile 2022. Continua il legame tra Maggio Musicale e Caffè Borbone, sostenitore del Teatro e dell’84esima edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino, che s’inaugura martedì 12 aprile con l’Orphée et Eurydice di Christoph Willibald Gluck.
Oltre ad offrire a ospiti di prestigio ed artisti, nel corso dell’intera stagione, un ottimo caffè, l’aroma, il gusto e tutto il valore dell’espresso napoletano di Caffè Borbone accompagneranno anche il programma di questa edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino, punto di riferimento per direttori d’orchestra, registi, artisti di primissima importanza, caratterizzato da una forte vocazione internazionale.
Un incontro tra cultura e tradizione che accumuna Caffè Borbone e Maggio Musicale in un percorso di crescita e valorizzazione delle reciproche eccellenze.
Da sempre ambasciatore dell’italianità e sostenitore della cultura e della tradizione, Caffè Borbone prosegue nel proprio impegno a sostegno dei valori sociali, culturali e artistici italiani, attraverso la partnership con il Festival del Maggio Musicale Fiorentino, il più antico in Italia, primato che in Europa condivide con quelli di Salisburgo e Bayreuth.
Caffè Borbone entra nella vita delle persone con profumi, aromi e sapori veri, raccontando l’amore per la sua terra, l’impegno per l’eccellenza e portando la magia di un caffè buono, che nasce dalla passione e dal rispetto. La cialda 100% amica della natura ne è l’esempio più vivido.
Caffè Borbone è oggi uno dei principali produttori specializzati di caffè in cialde compostabili e capsule compatibili. Aggiungere a un prodotto di qualità riconosciuta valore sostenibile è per Caffè Borbone una chiara linea strategica: caffè eccellente, prodotto con senso di responsabilità globale e capace di promuovere i valori sociali, culturali e artistici italiani.

operaclassica: 84esima Edizione del Festival del Maggio Fiorentino, Orphée et Eurydice di Gluck.

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