“Il mondo che va”, recensione: Goffredo Palmerini ci dona un libro godibilissimo la cui lettura produce un grande arricchimento spirituale

 

 

Il mondo che va”, recensione: Goffredo Palmerini ci dona un libro godibilissimo la cui lettura produce un grande arricchimento spirituale

 

TORINO – “Il mondo che va” è il dodicesimo testo, pubblicato con One Group Edizioni, dell’ormai notissimo giornalista aquilano Goffredo Palmerini. L’autore, di cui già in passato ci siamo occupati sottolineandone gli aspetti profondamente umanistici dell’opera, mantiene anche qui quelle caratteristiche di gentilezza, riservatezza, sobrietà che ne fanno un affascinante indagatore dei nostri tempi.

Palmerini, nelle sue interviste come nei suoi reportage, compie sempre un passo indietro, non si pone mai in prima fila, ma lascia lo spazio al suo argomento o alla persona che incontra facendone emergere gli aspetti più interessanti e coinvolgenti. La sua gentilezza è la sua capacità di non essere presenza opprimente e ingombrante bensì fecondatore di curiosità e di domande; ciò di cui parla emerge quasi spontaneamente, ma in realtà sapientemente evocato dall’autore, nelle descrizioni, colloqui, incontri.

Tanto più è visibile questo metodo, quanto più il tema della discussione è “elevato”. Si prenda ad esempio come è tratteggiato il legame tra L’Aquila e Papa Francesco, cui è dedicato il libro. La centralità non è affidata né all’autore, né semplicemente al Pontefice (come sarebbe stato peraltro facile fare), bensì a quell’evento che trascende tutti i partecipanti, ovvero la Perdonanza Celestiniana.

E’ questo grande momento storico, religioso, spirituale a donare un senso a chi vi partecipa; la grandezza del Papa risiede nel Suo aver riconosciuto, dopo secoli, l’importanza di un avvenimento che ha costituito il modello di tutti i passati Giubilei della Chiesa Cattolica. Ma è la Perdonanza la vera protagonista delle pagine di Palmerini e, di conseguenza, la presenza del Papa, per la prima volta in 728 anni di storia dell’evento, diventa da un lato segno tangibile dell’apertura dell’attuale Pontefice a quanto di vitale e vivificante la tradizione ci consegna e dall’altro indica nella celebrazione il vero centro dell’interesse dell’autore in tutte le sue più varie ricadute, dall’aspetto più propriamente religioso a quello di una proiezione mondiale che la città abruzzese viene a svolgere.

Questa attenzione all’altro è, nell’autore, il punto di partenza di un atteggiamento mai inutilmente critico; Palmerini ha una grande fiducia nell’uomo e nella cultura, il suo porsi è sempre estraneo ai furori ideologici e talvolta apocalittici dei nostri tempi. Così come, pur nella grandezza dell’evento della presenza papale a L’Aquila, il vero protagonista è la Perdonanza, altrettanto i molti personaggi incontrati o ricordati e ritratti nel libro sono sempre loro, nella loro quotidianità, il centro dell’interesse dello scritto.

Si prenda un altro episodio che ci ha molto colpito: il ricordo dei circa 800.000 prigionieri italiani dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Questo articolo è scritto anche sull’onda emozionale del fortuito recupero del frammentario diario tenuto dal padre dell’autore durante la sua detenzione in Germania. Anche qui sarebbe stato facile, banale, giocare sul patetismo.

L’autore invece, quasi ritraendosi e lasciando la parola al padre e ai documenti storici, fa emergere in modo semplice e, proprio per questo, ancor più chiaramente, il dramma di questi uomini i quali da un lato non avevano lo statuto di prigionieri di guerra e dall’altro, nella stragrande maggioranza, rifiutarono di collaborare coi nazisti e col regime di Salò, avendone fame, malattia e morte, ma aiutando in modo silenzioso e determinante la lotta di liberazione in Italia. Nuovamente, il dramma di queste persone è descritto con asciutta riservatezza senza sospette sbavature sentimentali ma con austera sobrietà.

Le molte occasioni e i tanti personaggi descritti (dai ricordi di cari amici non più presenti, ai premi letterari, agli intellettuali intervistati anche in veste di “Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo”) completano l’immagine ottimistica di un “mondo che va”, talvolta verrebbe da aggiungersi “nonostante tutto”, e va in modo umano, il che, di questi tempi, ci sembra cosa di grande importanza. Palmerini ci dona un libro godibilissimo la cui lettura produce un grande arricchimento spirituale.

Nicola F. Pomponio

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