Il mondo ortodosso tra letteratura e filosofia nel tragico e nella bellezza del libro di Pierfranco Bruni

Il mondo ortodosso tra letteratura e filosofia nel tragico e nella bellezza del libro di Pierfranco Bruni 



Ortodossia tra filosofia e letteratura. Un binomio che è stato sempre vitale. Pierfranco Bruni lo racconta tra bellezza e tragedia tra Dostoevskij e Achamatova. Infatti letteratura russa e mondo ortodosso nell’ultimo viaggio filosofico- letterario di Pierfranco Bruni. Porre all’attenzione il ruolo della letteratura e della filosofia del mondo russo dall’Ottocento a tutto il Novecento, soprattutto oggi, è scavare in quelle radici che hanno una profonda religiosità sia dal punto di vista cristiano, cattolico, ortodosso ed ebraico in una visione in cui la presenza musulmana diventa, tra l’altro, un attraversamento anche antropologico.

Una Russia pre zarista, post zarista, sovietica-comunista e post comunista. Pierfranco Bruni si confronta con una tematica articolata in cui la problematica letteraria crea una stretta empatia con i filosofi ponendo un intreccio affascinante tra tragedia e bellezza. Il titolo ha proprio questo rimando: «Il tragico e la bellezza. In dialogo con la letteratura russa»,  per la storica editrice Solfanelli, (Pagg. 152 – € 12,00). 

Pierfranco Bruni dialoga con gli scrittori russi. È un dialogo senza l’intolleranza “idiota” di “culture” che emarginano Dostoevskij e le arti o gli scrittori formatisi sulla cultura russa. La letteratura russa ha il realismo nell’inquieto esistere, una inquietudine che travolge tra la storia e la contemplazione. Bisogna amare la Russia pur nella felicità plurinfelice da Evtushenko a Tolstoj, tra la luce e la tragica notte.

In letteratura non può esserci “conservazione”, la creazione è sempre “rivoluzione”, ovvero innovazione nella forma e nella lingua. Dalle civiltà moderne, ovvero da Dante all’epoca di Acmatova, l’errore è stato quello di confondere la “conservazione” con la “tradizione”. Nella Russia della civiltà letteraria il passaggio tra tradizione e conservazione è contradditorio.

Dostoevskij non amò mai la conservazione, da scrittore fu dentro la Tradizione, ma fu un rivoluzionario, perché fu un uomo libero. La sua filosofia ha la cromaticità dell’esistenzialismo, sul solco della tradizione ontologica che va da Socrate a Masullo. È questo l’itinerario del libro: un viaggio tra tradizione e rivoluzione che va da Dostoevskij a Rozanov, da Acmadulina a Brodski. Scrittori in una geografia russa che hanno sempre creato dei «ponti» filosofici tra il mondo asiatico ed europeo su una via di mezzo che è quella mediterranea. 

Infatti, Pierfranco Bruni, esperto, di letteratura comparata affronta il profondo dei temi con la saggezza di chi da molti anni abita luoghi e linguaggi di personaggi che non hanno mai smesso di essere riferimenti della cultura metafisica. È proprio il mosaico metafisico che offre quel sentire esistenziale al tragico e alla bellezza. Temi vitali ancora oggi.

 

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