L’ARTE DIS-VELATA DI DUILIO CHILANTE
Emanuela Medoro
Osservo a lungo nel silenzio la mostra dell’opera di Duilio Chilante “L’Arte dis-velata”, a palazzo Fibbioni. La mostra consiste in una serie di quadri a olio su tela o su tavola e alcuni disegni a matita o a inchiostro. Nel catalogo, tanti ricordi di amici e immagini della città a partire dagli anni ’70, anni in cui D. Chilante iniziò a dipingere, mentre portava avanti l’attività professionale nel campo della comunicazione d’impresa e dell’editoria come grafico e direttore artistico. “… Un pezzo di vita è racchiuso all’interno di queste cornici…semplicemente una storia in pittura dove vengono sfiorate tantissime note…”
Noto fra i ricordi il vivace brano Il Pallone e la Farfalla, di Vincenzo Battista, docente di Storia dell’Arte, che fonde in una sintesi brillante il gioco del calcio nel campo sportivo dei salesiani con l’esercizio della pittura, in un alternarsi di parole e immagini che ci fanno conoscere gli anni della formazione giovanile di D. Chilante. “… era arrivato Duilio, lo aspettavamo, in quello spazio- cemento mitologico, per noi, per Duilio, la sua tavolozza dei colori…”
Ne “L’Arte disvelata” D. Chilante narra il suo percorso creativo di artista e stimola chi guarda a descriverlo e disvelarlo. D. Chilante pittore nasce figurativo, tocca il ritratto, e termina con immagini ricche di immaginazione e di colore costruite su geometrie da interpretare e, possibilmente, capire. Per i necessari riferimenti alla storia dell’arte, espliciti come nel caso del ritratto “Omaggio a Velasquez” o impliciti, rimando alle note introduttive del catalogo.
Vedo paesaggi di fantasia, il mare in tempesta dove al colore scuro e minaccioso delle onde si accompagna quello luminoso dorato del cielo; un paesaggio di terra, in cui lo spazio infinito della natura di terra e di acqua, delimitato e scandito da tre alberi, è unificato dalla luce del cielo, anche questa dorata come quella del mare in tempesta. Il colore dorato insieme all’azzurro diventa poi protagonista in “Tramonto”, e diventa anche il colore della terra in “Visioni prospettiche” in cui appaiono in primo piano figure umane, appena abbozzate nell’atteggiamento faticoso del lavoro. Presenti anche soggetti a carattere religioso, con un “Cristo coronato di spine” e un “Trittico Sacro”.
Oltre questo punto, il percorso di Duilio entra in una dimensione in cui i soggetti rappresentati diventano sempre più fantasia e colore, come “Campo di grano sul Tirino”, “Cerchio magico”. Noto la ricorrente miscela del verde con il blu, bellissima in “Trasparenze” e “Sogno in tecnicolor”, facilmente comprensibile in “Forme scomposte”, un po’ meno in “Finestra americana”, in cui una cornice verde e blu racchiude forme geometriche, due di esse in rosso scuro.
Vorrei concludere questa breve descrizione di Duilio Chilante artista della pittura con miei ricordi personali del suo lavoro di grafico ed editore. A suo tempo si occupò della composizione e stampa di due libretti miei, uno scritto per i vent’anni di presenza delle Suore della Dottrina Cristiana nella missione in Africa, e uno per i quadri a gessetto e a olio dipinti da mia madre Flora Fabrizi durane il suo periodo di insegnamento a Ovindoli, quasi un secolo fa, ormai. In ambedue i casi notai una sentita partecipazione di Duilio alla composizione e stampa dei miei lavori, che senz’altro ne valorizzò il contenuto. Per questo gli devo un sentito grazie.
L’Aquila 16 aprile, 2018.