COMUNICATO STAMPA
Sold out al Teatro San Carlo per il concerto di Pretty Yende e Nadine Sierra
Napoli, 22 maggio 2023 – Standing ovation e bis al Teatro di San Carlo per il concerto con le 2 star internazionali Pretty Yende e Nadine Sierra, dirette per l’occasione da Pablo Mielgo e accompagnate al pianoforte da Luigi Angelo Maresca.
Fin dall’inizio della performance le due artiste sono state apprezzate dal pubblico in sala con forti applausi. Sold out per un concerto dal repertorio diversificato, da arie d’opera classiche a brani della tradizione classica napoletana come “O’ sole mio”, tributo alla città di Napoli.
Tra i brani eseguiti|: “Pensa….Non bastan quelle lagrime» da Elisabetta regina d’Inghilterra di Gioachino Rossini; “Quel guardo il cavaliere» da Don Pasquale di Gaetano Donizetti; «Ah se una volta sola…ah non credea mirarti…ah non giunge» da La Sonnambula di Vincenzo Bellini; “È strano… Ah! Fors’è lui… Follie! Follie!» da La traviata di Giuseppe Verdi; “Mira, o Norma… Sì, fino all’ore» da Norma di Vincenzo Bellini; “Sous le dôme épais» di Lakmé, di Léo Delibes; la romanza della «Vilja» da La vedova allegra di Franz Léhar ; «Les oiseaux dans la charmille»da I racconti di Hoffmann di Jacques Offenbach ; ‘O Sole mio!,di Eduardo Di Capua ; “La Danza” di Gioachino Rossini, “Art is calling for me/I want to be a Primadonna» da The enchantress, di Victor Herbert, “I feel pretty» da West Side Story di Leonard Bernstein.
In scena grande armonia tra le due voci, graditissime dai melomani in sala.
“È sempre un grande piacere e un grande onore potermi esibire a Napoli, nel magnifico Teatro San Carlo – ha dichiarato in proposito Pretty Yende – ogni volta è unica e questa volta è ancora più preziosa poiché ho condiviso questo momento di musica con la mia fantastica collega e amica Nadine Sierra. Ringraziamo moltissimo il Teatro per questa opportunità. Questa occasione ha segnato il mio primo ritorno alle scene dopo la performance all’incoronazione delle loro Maestà all’Abbazia di Westminster.»
Grande soddisfazione per il suo ritorno al San Carlo è stata espressa da Nadine Sierra:
“Napoli e questo teatro – ha affermato Nadine Sierra – custodiscono alcuni dei ricordi artistici più cari della mia carriera internazionale -, è qui che ho fatto il mio debutto europeo e esibirmi proprio al San Carlo insieme a cari amici come Pretty Yende e il Maestro Pablo Mielgo è meraviglioso”.
Guida all’ascolto
A cura di Sergio Ragni
Quando le primedonne si vogliono bene
La storia dell’opera è costellata di pittoresche narrazioni dei contenziosi che le rivalità tra primedonne facevano spesso scaturire fuori o dentro i teatri.
Un episodio degno di una menzione particolare si svolse proprio qui nel nostro San Carlo.
Correva l’anno 1834 e Donizetti stava provando la sua nuova opera, Maria Stuarda, con Giuseppina Ronzi De Begnis nel ruolo di Maria e Anna Del Sere in quello di Elisabetta. Il maestro aveva previsto sulla scena un violentissimo scambio di invettive tra regine. Forse per una totale immedesimazione nei personaggi, causa ancor oggi di disastrose interpretazioni quando non è il cervello che tiene il tutto sotto controllo, le due dive si caricarono oltremodo e dopo gli insulti previsti da Donizetti in musica, passarono a vie di fatto e se le suonarono di santa ragione. Qualche giorno dopo lo stesso Donizetti ne informò l’amico librettista Jacopo Ferretti: «La lite delle donne la sai, e solo non so se sai che la Ronzi sparlando di me e credendomi lunge, diceva: Donizetti protegge quella p… della Del Sere, ed io risposi inaspettato: Io non proteggo alcuna di voi, ma p… erano quelle due, e due p… siete voi… si persuase, o s’avvilì o s’acquietò… non più si parlò, si seguitò, ella cantò, poi non s’andò…» in scena, perché per più d’un motivo l’opera fu censurata.
Donizetti, geniale in musica e nella parola, non si lasciò comunque sfuggire l’occasione di puntualizzare, con efficacia immediata, le caratteristiche temperamentali più vistose delle sue canterine.
Niente di tutto questo avverrà questa sera, nello stesso teatro, perché c’è solo lo spirito e non la persona di Donizetti e poi perché sulla scena ci sono due primedonne di grande talento e di grande equilibrio artistico e intellettuale.
Pretty Yende e Nadine Sierra, o Nadine Sierra e Pretty Yende, sono due esponenti straordinarie e agguerrite del belcanto, dove per belcanto s’intende qui che sanno cantar bene, di voce e di testa, e non di pancia come purtroppo ancor oggi qualche volta avviene. E c’è di più perché le due artiste, nel giudizio comune degli intenditori, sono paritarie nei loro meriti virtuosistici, espressivi e nello stile, tanto che potrebbero far l’una le veci dell’altra con eguale maestria. Insomma questa sera il fascino irresistibile, il mito della primadonna si raddoppia: «Two is megl che one» e per giunta il prezzo del biglietto non è raddoppiato.
Se ora volessimo seguire e descrivere dettagliatamente la scaletta del programma finiremmo per produrre uno sproloquio, controproducente ai fini di un beato ascolto distensivo di due ore circa di buona musica.
Nella smania oratoria odierna, di ampollose presentazioni e magniloquenti critiche, si finisce spesso per aggravare quella che qualcuno ritiene la più dilettevole delle arti. La musica basta da sola e non ha bisogno di traduzioni o di interpreti che non siano gli artisti chiamati ad eseguirla.
L’opera soprattutto è una bellissima convenzione, che né Gluck, né Wagner riuscirono a modificare. Nell’opera la coerenza deve essere bandita. Nell’opera tutto è consentito e tutto può accadere.
Vedi sull’argomento le moderne regie.
Pure, qualche accenno agli autori o ai brani eseguiti dovremo darlo, per impegno preso col maestro Dinko Fabris che ci ha commissionato l’articolo.
S’inizia di sola musica (= senza parole) con l’ouverture dalle Nozze di Figaro di Mozart. E che vuoi di più dalla vita?
Segue Rossini, l’unico maestro italiano legittimo erede del salisburghese. L’opera è Elisabetta regina d’Inghilterra rôle fetiche della divina Isabella Colbran che su questo palcoscenico con la sua arte vocale deliziava il pubblico e col suo portamento dava lezioni di regalità alla corte borbonica. Nel duetto in programma si confrontava con la collega Girolama Dardanelli, sua grande amica. Tanto amica che, spedita da Barbaja a Palermo, al Teatro Carolino, Girolama (Moma o Momolina per gli amici) si sentì autorizzata a smettere i panni di Matilde per indossare lei stessa il manto regale, fino allora, nel Regno delle Due Sicilie, prerogativa esclusiva della Signora Colbran.
Don Pasquale è una delle ultime opere di Donizetti e forse l’ultima opera comica seria (nell’accezione di importante) del repertorio italiano prima dell’arrivo del vecchio John. Norina che canta l’aria in programma è una diretta discendente della Bettina del Ser Marcantonio di Stefano Pavesi e della Fiorilla del Turco in Italia di Rossini. Non vogliamo annoiarvi spiegandovi il perché.
Fa di nuovo capolino Rossini con la sinfonia del suo Barbiere di Siviglia che poi per dire il vero era stata già sinfonia dell’Elisabetta, proprio quella di cui abbiamo ascoltato un duetto poco fa; ma non c’è da protestare: resta una magnifica pagina orchestrale in tutt’e due le opere.
Dopo Rossini e Donizetti non può mancare l’elegiaco ma pur sempre siculo Bellini che ci trasporterà dalla passeggiata di Amina dormiente e vagheggiante al tripudio di una sfolgorante cabaletta che la vede desta e tra le braccia dell’amato.
Prima di un altro Bellini s’inserisce prepotente Verdi. La traviata è opera tra le più popolari e rappresentate. La scena è quella del dopo festa in casa Valery. Dall’arrivo degli invitati alla loro partenza passano 15 minuti (cena e danze comprese) e la padrona di casa è stremata. Finalmente sola, ripensa al suo incontro con Alfredo e chiude l’atto con una scena tutta sua, fatta di riflessioni e di conclusivo inno alla libertà da vincoli di qualsiasi natura, ma soprattutto comprensiva di puntatura al mi bemolle sovracuto. Con buona pace di Verdi, e dei direttori verdiani, i soprani che non ne sono forniti è preferibile che si astengano dall’interpretare il ruolo. La mancanza del mi bemolle autorizza lo spettatore più esigente e competente a lasciare il teatro dopo il primo atto. Lo stesso potrebbe dirsi della pira senza do nel Trovatore, con la differenza che la cabaletta di Manrico è conclusiva dell’atto terzo e quindi manca poco alla fine dello spettacolo.
Tornando a Bellini e congiungendo le voci di Pretty e Nadine, o di Nadine e Pretty, rivivremo le ambasce di Norma preoccupata della futura sistemazione dei figli e di Adalgisa ansiosa di restituire a Norma la sua serenità, sempre comunque assai precaria.
A questo punto per dare qualche pausa di ristoro ai soprani il direttore Pablo Mielgo impegnerà l’orchestra da sola in una pagina del tedesco Otto Nicolai, ovvero l’ouverture dalla sua opera più famosa Le allegre comari di Windsor tratta dall’omonima commedia di Shakespeare. L’opera andò in scena a Berlino nel 1849. Due mesi dopo Nicolai morì all’età di 39 anni, classificandosi così quinto nell’eletta compagnia di Pergolesi (26), Schubert (31), Bellini (34), Mozart (35).
Tornate in scena le primedonne eseguiranno il duetto dei fiori dalla Lakmé di Léo Delibes. Assieme all’aria delle campanelle il duetto Lakmé-Mallika è tra i brani più conosciuti dell’opera che andò in scena al Théâtre de l’Opéra-Comique nel 1883.
Dopo la pagina floreal-esotica (Lakmé è ambientata in India) entra in scena Hanna Glavary, Vedova allegra ma fino a un certo punto, soprattutto quando deve cantare la romanza della Vilja, sarebbe a dire di una fanciulla o una fata dei boschi che dopo aver portato nella sua grotta un giovane cacciatore per… baciarlo, saziatasi dei suoi baci, scompare nel nulla, ribaltando, una volta tanto, i termini della violenza di genere.
Dopo Léhar è la volta di Offenbach che nei suoi Racconti di Hoffmann fa cantare addirittura una bambola che per quanto sia bravissima nei suoi gorgheggi ha il costante bisogno dell’assistenza del suo inventore. Qualcuno ipotizza che Offenbach, novello Nostradamus, preannunciasse in Olympia l’avvento di una delle più eccellenti primedonne dell’epoca moderna, di fatto creata dal marito e necessitante del suo supporto per essere mirabolante nella sua bravura.
Ci avviamo alla conclusione e dopo un ‘O sole mio (siamo a Napoli e abbiamo vinto lo scudetto) e una Danza di Rossini (siamo sempre a Napoli ma c’è ancora qualcuno che parla in italiano) ce ne andiamo prima in Irlanda in compagnia di Victor Herbert e poi negli Usa a trovare Bernstein.
Insomma di strada ne abbiamo fatta ma non è ancora finita perché ci saranno i bis.
Locandina:
Concerti / 21 maggio 2023
Pretty Yende & Nadine Sierra
Direttore | Pablo Mielgo
Gioachino Rossini Elisabetta regina d’Inghilterra, “Pensa….Non bastan quelle lagrime» , Gaetano Donizetti Don Pasquale, “Quel guardo il cavaliere», Vincenzo Bellini La Sonnambula, «Ah se una volta sola…ah non credea mirarti…ah non giunge», Giuseppe Verdi La traviata, “È strano… Ah! Fors’è lui… Follie! Follie!» , Vincenzo Bellini Norma, “Mira, o Norma… Sì, fino all’ore», Léo Delibes Lakmé, “Sous le dôme épais», Franz Léhar La vedova allegra, romanza della «Vilja» , Jacques Offenbach I racconti di Hoffmann, «Les oiseaux dans la charmille», Eduardo Di Capua ‘O Sole mio!, Gioachino Rossini “La Danza”, Victor Herbert The enchantress, “Art is calling for me/I want to be a Primadonna», Leonard Bernstein West Side Story, “I feel pretty»
Teatro di San Carlo
Domenica 21 maggio 2023 ore 19
Con gentile preghiera di pubblicazione e/o diffusione
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Comunicazione e Stampa
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