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Comunicato Stampa

Tornano i concerti di Musica da Camera,

in programma musiche di Mozart e Schumann

Domenica 18 giugno ore 18

 

I professori d’Orchestra del Teatro di San Carlo tornano ad esibirsi per la stagione di Musica da Camera domenica 18 giugno alle ore 18.

Protagonista la formazione composta da Erika Gyarfas e Flavia Salerno ai Violini, Giuseppe Navelli alla Viola, Lorenzo Ceriani al Violoncello e Alexandra Brucher al pianoforte.

In scaletta il Quartetto n. 1 in sol minore per pianoforte e archi, K 478 di Wolfgang Amadeus Mozart composto nel 1785, in cui il genio di Salisburgo, fondendo il quartetto d’archi con lo strumento concertante, aveva creato qualcosa di nuovo, una sorta di concerto per pianoforte e archi in miniatura, che avrebbe poi aperto la strada ad un repertorio molto fortunato nel secolo successivo.

A seguire il Quintetto in mi bemolle maggiore per Archi e Pianoforte, op. 44 di Robert Schumann, scritto nel 1842 fu dedicato naturalmente alla moglie Clara, ma ebbe come primo esecutore al pianoforte, in una riunione privata del dicembre successivo, l’amico Mendelssohn. Realizzato sotto l’influenza dello studio dello stesso repertorio composto da Mozart e Beethoven, questo Quintetto divenne il primo capolavoro per questa formazione del romanticismo.

 

GUIDA ALL’ASCOLTO

A cura di Dinko Fabris

L’ultimo decennio di vita di Wolfgang Amadeus Mozart, trascorso a Vienna dal 1781, fu contrassegnato da illusioni ed entusiasmi per un successo che non arrivava, e da una febbrile attività lavorativa in tutti i campi per compensare la cronica mancanza di danaro. I compositori avevano imparato a procurarsi entrate economiche utili pubblicando musica strumentale che veniva acquistata da dilettanti ansiosi di accedere alle novità del momento. Vi era naturalmente un livello diverso a seconda della fascia di pubblico che si voleva accontentare e qualche editore osava proporre musica anche difficile, confortato dalle vendite. Fu questa l’origine del Quartetto K 478, commissionato dal celebre editore Hoffmeister di Vienna, che doveva essere il primo di tre composizioni di Mozart per l’inusuale formazione che univa il pianoforte agli archi. Tuttavia dopo la pubblicazione del primo Quartetto nel 1785 l’editore annullò il suo impegno perché il brano risultò troppo insolito e difficile per gli acquirenti consueti (il suo secondo e ultimo Quartetto con pianoforte, che intanto il compositore aveva già terminato, fu pubblicato nel 1786 da un altro editore, Artaria). In effetti Mozart, fondendo il quartetto d’archi con lo strumento concertante, aveva davvero creato qualcosa di nuovo, addirittura di “rivoluzionario” secondo alcuni: una sorta di concerto per pianoforte e archi in miniatura, che avrebbe poi aperto la strada ad un repertorio molto fortunato nel secolo successivo, ma che risultava sicuramente troppo complesso per le normali formazioni di amatori per le loro esecuzioni domestiche. La tonalità scelta, non a caso, è il Sol minore, usata da Mozart per composizioni che gli stavano particolarmente a cuore, mentre non esistono altre composizioni cameristiche con pianoforte in tonalità minore. Se guardiamo poi alla struttura dei singoli movimenti del Quartetto, scopriamo già nel primo tempo, Allegro, un contrasto drammatico, quasi operistico, tra il primo e secondo tema: l’accordo imperioso all’unisono con cui si apre è quasi un presagio del “destino” beethoveniano e non a caso il secondo tema arriva tardi e in maniera irregolare e confusa, concludendosi poi con una lunga coda che riprende l’inizio. L’Andante successivo, in tempo ternario nella tonalità di Si bemolle, è sognante e allo stesso tempo complesso nel dialogo tra l’elegante disegno del pianoforte e la struttura accordale degli altri strumenti. Il terzo e ultimo tempo, un Finale in Sol maggiore, ha la struttura tipica del Rondò brillante e solare, anche se contiene un passaggio in minore che riecheggia le atmosfere cupe e drammatiche del primo tempo. Benché il pianoforte si presenti come un solista in concerto, stupisce la raffinatezza e il gioco del dialogo con gli altre tre strumenti a corda, assolutamente paritario per difficoltà e valore artistico.

Quasi sessant’anni più tardi, agli inizi di ottobre 1842, Robert Schumann si avventurò per la prima volta nella composizione di un quartetto con l’aggiunta di un pianoforte, intitolandolo Quintetto e poche settimane più tardi completò invece un vero Quartetto con pianoforte, la stessa formazione di Mozart che abbiamo appena descritta, che sarebbe diventata la sua op. 47. Il Quintetto op.44 era dedicato, naturalmente, a sua moglie Clara, ma ebbe come primo esecutore al pianoforte, in una riunione privata del dicembre successivo, l’amico Mendelssohn. Quest’opera si aggiungeva alla serie dei tre Quartetti d’archi op. 41 che aveva già realizzato nello stesso anno, sotto l’influenza dello studio dello stesso repertorio composto da Mozart e Beethoven, e divenne il primo capolavoro per questa formazione del romanticismo. Non a caso un anno dopo la sua composizione, durante una esecuzione per amici in casa del padre di Clara, Wagner che era presente volle scrivere a Schumann una lettera di elogi, sottolineando la comune visione dello scopo della musica: “la bellezza”. Tuttavia né Wagner e neppure Liszt capirono sul momento il Finale, considerandolo troppo contrappuntistico. Il Quintetto si compone di quattro movimenti, quasi tutti nella tonalità di impianto Mi bemolle maggiore (il secondo è nella relativa Do minore), che costituiscono davvero un momento cardine della musica da camera ottocentesca. Si inizia con un Allegro brillante in tempo binario, con i classici due temi contrastanti, il primo scandito con accordi imperiosi e assertivi, il secondo meditativo e sognante, dove tra molte altre cose Schumann ha l’occasione per citare la Passione secondo Giovanni di Bach da poco ascoltata a Lipsia. Il secondo tempo (In modo di una marcia) è una vera “marcia funebre”, come nella Terza Sinfonia di Beethoven, costruita come un Lied lento con ripresa del tema. Segue uno Scherzo “molto vivace”, di solare dinamismo, che contiene ben due Trii (uno in Sol bemolle maggiore l’altro in La bemolle minore), come lo stesso Schumann aveva voluto fare nelle sue prime sinfonie. Il quarto e ultimo tempo, Finale, ha l’indicazione “Allegro non troppo” ed è contraddistinto come si è detto dalla sua possente e densa struttura contrappuntistica, che contraddice la forma consueta del Rondò di sonata. La pluralità di idee tematiche e la straordinaria varietà della modulazione costituiscono conferme della raggiunta maturità di Schumann come compositore tra i grandi del suo secolo. Basta considerare nella parte conclusiva l’inserimento di ben due sezioni in fugato introdotte dal pianoforte, mentre la coda riecheggia il primo tema di apertura del Quintetto, coronando una struttura ciclica complessa e di grande efficacia, che consacra l’op.47 tra i monumenti della musica da camera di tutti i tempi.

 

 

 

 

Musica da Camera

Teatro di San Carlo

domenica 18 giugno 2023, ore 18:00

 

MOZART / SCHUMANN

 

Violini | Erika Gyarfas ♮♮, Flavia Salerno♮♮

Viola | Giuseppe Navelli ♮♮

Violoncello | Lorenzo Ceriani ♮♮

Pianoforte | Alexandra Brucher

 

♮♮ Professori dOrchestra del Teatro di San Carlo

 

 

Programma

Wolfgang Amadeus Mozart, Quartetto n. 1 in sol minore per pianoforte e archi, K 478

Robert SchumannQuintetto in Mi bemolle maggiore per Archi e Pianoforte, op. 44

 

 

 

Con gentile preghiera di pubblicazione e/o diffusione

Rossana Russo,

Responsabile della comunicazione creativa e strategica e relazioni con la Stampa

r.russo@teatrosancarlo.it

cell 3357431980

 

Giulia Romito,

Comunicazione e Stampa

g.romito@teatrosancarlo.it 0817972301

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