Biblioteche, musei ed archivi per salvare le minoranze storiche in Italia di Pierfranco Bruni

 

Biblioteche, musei ed archivi per salvare le minoranze storiche in Italia
Pierfranco Bruni

La lingua è l’espressione non solo comunicativa di una eredità di una etnia all’interno di in territorio. È da considerare come un modello identitario nel quale convivono, in modo comparativi ed empatico, storia, tradizione, arte, letteratura, musica. Ognuno di questi elementi sono una corrispondenza di linguaggi che si manifestano proprio attraverso la lingua. Anche le icone e le immagini tout court di una rappresentazione si definiscono sia attraverso lo sguardi sia per mezzo della parola. Attenzione però.  Quando si discute sulla lingua non bisogna pensare che la lingua stessa sia una decodificazione di una parlata.

La parlata non ha codici sistematici. La lingua invece ha sempre una concordanza con riferimenti simbolici e oggettuali che costruiscono (o costituisce) una fenomelogia antropologica. A favorire il linguaggio e la struttura linguistica in una precisa koinè è la letteratura. Dall’oralità al vocabolario linguistico scritto è sempre la letteratura che di da testimonianza ma anche documento. La lingua italo-albanese moderna ha sempre bisogno del vocabolo che comunque trova la sua radice appunto nella oralità. Neppure questa può definirsi parlata.
Credo che non si dovrebbe affatto insistere sul concetto di parlata. Bisognerebbe trovare una unicità della lingua pur non disperdendo il patrimonio storico e le diversità dei vari linguaggi usati da una comunità ad un’altra. Una lingua unica arbereshe resta fondamentale per contestualizzare il legame tra parola e cultura, ovvero tra lingua e antropologia. Due aspetti di una antropologia identitaria dentro quella tradizione che va tramandata pur nelle fasi innovative che si intrecciano in società sfuggente e in transizione. A dare un contributo a tutto ciò sono le biblioteche,  gli archivi e i musei oltre ad una realtà immateriale vissuta negli spazi della comunicazione che diventa informazione e viceversa.

C’è da da sottolineare che il dibattito sulla ricerca etno-linguistica italo-albanese è stato nel corso degli anni abbastanza variegato ma anche compresso da fenomeni gestionali che hanno radici proprio nella legge del 1999. Comunque su due aspetti si potrebbe soffermare l’attenzione. Il primo riguarda la necessità di creare uno strumento organico che possa riguardare la costituzione-istituzione di un archivio realmente storico, non tanto e non solo accademico, inerente i risultati ai quali sono approdati anni di ricerca e di lavoro sia sulla lingua, necessariamente da unificate tra le sette Regioni interessati, sia sui fattori antropologici.
La cultura arbereshe è una interazione tra lingua e aspetti antropologici che nascono da una sintesi tra tradizione propriamente arbereshe e albanese, soprattutto dell’aria scutarina. Creare un Archivio legato alle diverse biblioteche private presenti in tutto il territorio. La questione delle piccole e biblioteche dovrebbe approdare alla reale istituzione di una Biblioteca Arbereshe da far riconoscere dal Mic e dalla Pubblica istruzione. Si giungerebbe ad un Servizio sistematico, ovvero a una Rete bibliotecaria sul territorio nazionale con la centralità materiale di una biblioteca unica con una sua struttura e un piano professionale anche occupazionale. Questo è il primo punto.
Il secondo riguarderebbe i modelli antropologici. Ed è qui che si giocherebbe l’idea di un Museo antropologico comparato sui riti, costumi e tradizioni delle storie e della storia arbereshe, tutto da formare in termini, anche qui di unificazione. È chiaro che in antrambe le proposte la lingua e I linguaggi giocano un ruolo predominante sia negli allestimenti sia nella valorizzazione, promozione e tutela.
Dobbiamo uscire dalle imprese «personalistiche» di gestione dei materiali e sviluppare  una «idea», appunto comparativa, della fruizione. Tenere insieme ricerca valorizzazione-fruizione è oggi un compito fondamentale. Ma il tutto rientra in un processo di valorizzazione che arriva chiaramente alla fruizione: a quella fruibilità in cui la conoscenza crea percorsi reali. Dunque. Biblioteche, musei ed archivi per salvare la storia dei popoli e delle civiltà tra tutela e valorizzazione, tra conoscenza e fruizione.

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