I trabocchi in Abruzzo: tra mare e terra, tra arte e natura

 

 

I trabocchi in Abruzzo: tra mare e terra, tra arte e natura

Gabriele D’Annunzio paragonò il trabocco a un enorme ragno proteso sul mare. Un’immagine efficace e visionaria di queste antiche costruzioni abruzzesi in legno che, come grandi palafitte collegate da una passerella con la terra ferma, erano munite di travi da cui scendevano le reti per pescare. Oggi la “Costa dei Trabocchi” è uno degli angoli più romantici della riviera adriatica con molte di questi manufatti riconvertiti in ristoranti.

In una di queste affascinanti ambientazioni, il trabocco “Sasso della cajana”, si è svolta il 23 luglio scorso la dodicesima edizione di “Cinquemetri sopralacqua”, una interessante quanto lodevole iniziativa che ha proposto le creazioni di vari artisti in campi disparati. Così come il trabocco è un elemento solido che si protende nel liquido, rappresentando un punto d’incontro tra terra e mare, le proposte presentate in questa cornice hanno rappresentato un’ammaliante connubio di arte immersa in una natura dai delicatissimi colori del tramonto.

Si prendano quindi le belle fotografie Nicola Papotti: esse hanno costituito come una valida cornice in cui tornavano, in forma quasi archetipica, le figure e il rapporto tra donna e mare, quindi tra donna ed elemento liquido. Non a caso la maggioranza di chi esponeva era femminile, così come l’affiatata e preparatissima orchestra Aurea Unique Experience che si è esibita dando un tocco di magia all’intera serata.

Notevoli le sedie artistiche di Luciana Puntoni (Lu’s chairs). Qui dietro ogni oggetto si avverte la presenza di una vasta meditazione intorno alla natura o al nostro passato mentre colori sgargianti o una candela o una particolare forma data allo schienale rimandano a situazioni storiche reali (ad esempio l’importanza del trabocco per gli amori di D’Annunzio) o a animali evocati nella loro leggerezza aerea (le farfalle).

Di grande interesse i lavori di Valentina d’Incecco che, riutilizzando le stoffe di vestiti ormai dismessi, li trasforma in lenzuola o imbottite: una bella idea per chi, sentendo il “calore” del passato e assegnando a questo calore un valore affettivo può continuare a sentirsi vicino a persone e periodi di vita importanti.

Di grande impatto emotivo sono poi i diorami creati da Elisabetta De Filippis, ove un mondo al confine tra sogno e realtà, un minuzioso, pazientissimo, certosino lavoro su minuscoli dettagli e riproduzione di ambienti reali si incontrano, ottenendo effetti che suscitano stupore e ammirazione. Il diorama rappresenta così un mondo in piccolo sognante, misterioso, affascinante.

Per concludere, ma certo non per importanza, sono stati di grande interesse anche le performance pittoriche dal vivo di Livio Gentile e Maria Elena Carulli. Mentre le brave musiciste suonavano e cantavano brani che hanno trascinato il pubblico, loro hanno realizzato opere pittoriche “in diretta” in cui, nuovamente, arte e natura s’univano in un’affascinante sinergia.

In definitiva questa edizione è stata la dimostrazione delle tante, belle, forti energie presenti sul territorio abruzzese e della loro capacità di legare mondi apparentemente diversi, come cultura e natura, ma in realtà fortemente uniti da quel filo rosso che caratterizza l’umanità: la fantasia coniugata con il desiderio del bello, del vero, del buono.

Nicola F. Pomponio

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