Serena conduce operaclassica eco italiano

Ufficio stampa                                                                26/07/2023

 

 

TOSCA DI PUCCINI SECONDO DE ANA:

UN THRILLER ELEGANTE E CINEMATOGRAFICO NELLA ROMA DELL’800 AL 100° FESTIVAL ARENIANO

 

 

Tosca

sabato 29 luglio, ore 21.00

 

Il capolavoro di Puccini è la settima produzione nel ricco programma del 100° Festival: 4 recite dal 29 luglio al 1° settembre con i migliori interpreti di oggi nello spettacolo di Hugo De Ana diretto dal M° Francesco Ivan Ciampa

Alla prima, la coppia Roberto Alagna-Aleksandra Kurzak debutta in Puccini al 100° Festival con lo Scarpia di Luca Salsi. Nelle recite successive salgono sull’immenso palcoscenico stelle quali Yoncheva, Grigolo, Pirozzi, De Tommaso, Burdenko

 

Tosca irruppe nel 1900 esatto, applicando il già affermato genio melodico e armonico di Puccini a un’immediatezza nuova e scioccante, quasi da thriller cinematografico. Merito del soggetto di Sardou, del libretto di Illica e Giacosa, e soprattutto di infallibile istinto teatrale e inventiva ricca di Giacomo Puccini, che unì stringatezza drammatica e arie memorabili, divenute cavalli di battaglia di soprani e tenori: “E lucevan le stelle”, “Recondita armonia”, “Vissi d’arte”. E così Tosca, sesto titolo più rappresentato in Anfiteatro, non poteva mancare nel cartellone del 100° Festival, con 4 serate affidate ad alcuni dei più richiesti interpreti dell’opera di oggi, nello spettacolo più recente di Fondazione Arena, apprezzato da pubblico e critica, e in breve diventato un classico.

L’allestimento è curato in ogni aspetto dall’argentino Hugo De Ana, regista scenografo costumista e lighting designer di questa produzione nata per l’Arena nel 2006, felicemente ripresa più volte fino al 2019. Ai sontuosi costumi d’epoca, si coniugano classici arredi e imponenti scene e simboli che aderiscono allo spirito dell’opera: la scena unica si adatta con agevoli cambi a vista ai tre ambienti del libretto, diversi set di un thriller nella Roma papalina del 1800, contesa dai rivoluzionari bonapartisti, opulenta eppure cupa e misteriosa, controllata dal regime di polizia dello spietato Barone Scarpia e guardata con distacco dalla colossale statua dell’arcangelo Michele, simbolo armato di un’incombente giustizia, divina e non.

Tosca della prima è Aleksandra Kurzak, già applaudita protagonista in Anfiteatro e per la prima volta a Verona nei panni della titolare, per l’occasione accanto al compagno d’arte e di vita, il tenore Roberto Alagna, già beniamino del pubblico areniano e qui nei panni di Mario Cavaradossi. Scarpia non gode di assoli ma incombe dalla prima all’ultima battuta, anche quando non è in scena: villain di lusso è quindi Luca Salsi, già richiesto nel ruolo nei più importanti teatri del mondo, per la prima e l’ultima recita.

A completare il cast nelle parti di fianco per tutte le recite sono artisti di rilievo e giovani di talento: il fuggiasco Angelotti è Giorgi Manoshvili, il Sagrestano è Giulio Mastrototaro (al debutto in Arena), gli sgherri di Scarpia, Spoletta e Sciarrone, sono affidati a Carlo Bosi e Nicolò Ceriani, il Carceriere a Dario Giorgelè; infine due giovanissime voci bianche si avvicendano nel ruolo del Pastore, il cui stornello si leva sull’alba romana del 3° atto grazie a Erika Zaha (29/7, 5 e 10/8) e Jacopo Lunardi (1/9).

Nei tre personaggi principali si vedranno stelle dell’Opera anche nelle recite successive: il 5 e il 10 agosto, con la Floria Tosca di Sonya Yoncheva ci saranno Vittorio Grigolo come Mario e Roman Burdenko quale Scarpia. Per l’ultima serata dell’1 settembre, con il già citato Luca Salsi saranno protagonisti Anna Pirozzi e Freddie De Tommaso.

Dopo essersi distinto più volte al Teatro Filarmonico e, dalla Carmen inaugurale 2018, anche in Anfiteatro, il maestro Francesco Ivan Ciampa dirige l’Orchestra di Fondazione Arena e il Coro preparato da Roberto Gabbiani, quest’ultimo impegnato in due pagine destramente complesse, come il solenne e spettacolare Te Deum che chiude l’atto I e la cantata polifonica fuori scena nell’atto II. Dopo la prima di sabato 29 luglio, repliche il 5 e 10 agosto e il 1° settembre.

«Questo capolavoro di Puccini, in una produzione classica e leggibile ma sempre mozzafiato, costituisce uno spettacolo ideale tanto per gli esperti quanto per chi viene all’opera in Arena per la prima volta; – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente della Fondazione inoltre si inserisce nell’omaggio che Fondazione Arena sta preparando per il centenario di Puccini, che ricorre l’anno prossimo e a cui ci si siamo preparati già con due titoli nel cartellone di questo 100° Festival e con i meno famosi atti unici del Trittico nelle ultime stagioni al Filarmonico. Presto annunceremo altre gustose novità».

«La presenza di artisti come Alagna, Kurzak e Salsi alla prima di questo titolo, che è la ripresa di uno spettacolo rodato e amato – prosegue Stefano Trespidi, Vicedirettore artistico – conferma la qualità della proposta del Festival in ogni sua data, anche nelle successive rappresentazioni, tanto da suscitare l’interesse di televisioni italiane e non».

Il 100° Arena di Verona Opera Festival 2023, che si svolge con il doppio patrocinio del Ministero della Cultura e della Regione del Veneto, è in scena fino al 9 settembre con 8 titoli d’opera, 4 serate di gala e un concerto straordinario. Tra le molte iniziative che coinvolgono tutta la città, Fondazione Arena propone per tutta la durata del Festival ben due mostre fotografiche: 100 volte Callas al Palazzo della Gran Guardia, con la cura dell’Archivio Tommasoli e il patrocinio del Comune di Verona, offre uno sguardo sui primi anni veronesi della Divina, di cui ricorre quest’anno il Centenario; presso la libreria Feltrinelli di via Quattro spade è visitabile la mostra Aida 100 che documenta con gli inediti scatti di Ennevi i molti particolari della nuova produzione firmata da Stefano Poda per il 100° Festival. L’eccezionalità di questa edizione si rispecchia anche nel parterre degli sponsor privati. Ai partner storici si aggiunge un folto numero di nuovi marchi. Tra gli sponsor di lungo corso Fondazione Arena di Verona desidera ringraziare in primis UniCredit, che vanta una longevità di collaborazione di oltre 25 anni, Calzedonia, Pastificio Rana, Volkswagen Group Italia, DB Bahn, RTL 102.5. Alla compagine degli official sponsor si aggiungono quest’anno Forno Bonomi, Metinvest/Saving Lives, Genny, che firma le nuove divise del personale adibito all’accoglienza del pubblico e Müller, che sostiene i progetti di accessibilità dedicati alle persone con disabilità. Tra gli official partner, a marchi storici quali Veronafiere, Air Dolomiti, A4 Holding, Casa Sartori, SABA Italia, SDG Group e al Cultural Partner Palazzo Maffei, vanno ad aggiungersi Acqua Dolomia, Sanagol e Mantova Village. Un ringraziamento doveroso va naturalmente anche a imprese, privati, ordini professionali che compongono la schiera della Membership 67 Colonne per l’Arena di Verona, fondata da Gianluca Rana, dell’omonimo pastificio, e da Sandro Veronesi, patron del Gruppo Calzedonia, che giunge quest’anno alla sua terza edizione.

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100° Arena di Verona Opera Festival 2023

dal 16 giugno al 9 settembre

 

Aida

di Giuseppe Verdi | Regia Stefano Poda | NUOVA PRODUZIONE

16, 17, 25, 29 giugno ore 21.15 | 9, 16, 21, 30 luglio ore 21.00

2, 18, 23 agosto ore 20.45 | 3, 8 settembre ore 20.45

Carmen

di Georges Bizet | Regia Franco Zeffirelli

23 giugno ore 21.15 | 6 luglio ore 21.00

11, 24 agosto ore 20.45 | 6 settembre ore 20.45

Il Barbiere di Siviglia

di Gioachino Rossini | Regia Hugo de Ana

24, 30 giugno ore 21.15 | 13, 22 luglio ore 21.00

Rigoletto

di Giuseppe Verdi | Regia Antonio Albanese | NUOVA PRODUZIONE

1, 7, 20 luglio ore 21.00 | 4 agosto ore 20.45

La Traviata

di Giuseppe Verdi | Regia Franco Zeffirelli

8, 14, 27 luglio ore 21.00 | 19, 26 agosto ore 20.45 | 9 settembre ore 20.45

Nabucco

di Giuseppe Verdi | Regia Gianfranco de Bosio

15, 28 luglio ore 21.00 | 3, 17 agosto ore 20.45

Roberto Bolle and Friends

19 luglio ore 21.15

Juan Diego Flórez in Opera-Arena 100

23 luglio ore 21.00

Tosca

di Giacomo Puccini | Regia Hugo de Ana

29 luglio ore 21.00 | 5, 10 agosto ore 20.45 | 1 settembre ore 20.45

Plácido Domingo in Opera-Arena 100

6 agosto ore 21.00

Madama Butterfly

di Giacomo Puccini | Regia Franco Zeffirelli

12, 25 agosto ore 20.45 | 2, 7 settembre ore 20.45

Jonas Kaufmann in Opera-Arena 100

20 agosto ore 21.00

Teatro alla Scala in Arena di Verona

31 agosto ore 21.00

 

A colloquio con Hugo de Ana

A cura di Fabio Zannoni (dal Numero Unico 2006 del 84° Arena di Verona Opera Festival)

 

 

Con quali idee e prospettive si è avvicinato al progetto di un’opera come Tosca per il palcoscenico dell’Arena di Verona?

Mi è piaciuta molto l’idea di fare Tosca in Arena perché per me rappresentava sicuramente una sfida. L’Arena, infatti, può essere uno spazio molto difficile, anche dispersivo, per un’opera che io considero intimista. Un’opera dove, prima di tutto, è importante capire la psicologia dei personaggi, per cogliere in maniera profonda le loro intenzioni drammatiche. Per fare questo ho voluto puntare su una teatralità di tipo cinematografico perché credo che, nel libretto di Illica, i modi in cui si sviluppa l’azione abbiano tutte le caratteristiche di una forma cinematografica. Come in un thriller, una sorta di noir, con un cocktail di politica, religione ma soprattutto di passione; passioni che, dall’inizio alla fine, agitano tutti i personaggi, in tutte le direzioni, non solo nel senso dell’amore e della gelosia. Lo stesso Mario Cavaradossi ad esempio è più innamorato della sua opera, della sua arte, che di Tosca stessa perché lui come tutti gli artisti è un po’ egoista.

 

Dimensione spettacolare o più intimista. Quale il carattere che fa emergere in maniera più evidente?

Lo spettacolo grandioso, che gli spettatori dell’Arena si aspettano, deve cercare di non far smarrire il carattere intimo di quest’opera, che è soprattutto un’opera di personaggi.

 

Ci parli dei tre protagonisti.

Spicca con forza Scarpia, che è il fulcro di tutta l’opera. Responsabile della polizia di Roma, molto potente e molto megalomane: è un personaggio che io amo molto perché assume i connotati di un essere assolutamente umano, di un uomo che quando arriva al potere finisce per essere distruttore non solo degli altri ma anche di sé stesso.

Così Tosca è la diva di Roma in quel momento, è un personaggio ambiguo in cui convivono religiosità e trasgressione. Un’ambiguità evidente nel suo rapporto con Scarpia: lei in fondo è attratta dal potere di quest’uomo, non vuole sfidarlo, cade semplicemente nella sua trappola. Ma Tosca è un’attrice, e qui Puccini ha avuto una grandissima intuizione, nel fare di lei un’attrice nella vita ma anche nell’opera: lei recita sulla scena anche parti che non le appartengono. Quando nella scena della fucilazione afferma: “Com’è bello il mio Mario. Là! Muori, ecco l’artista”: è una citazione da diva del teatro; così lei recita, comincia a fare la civetta, quando intona “Non la sospiri la nostra casetta”. Traspare qui il mondo delle grandi dive, del teatro e dell’opera dell’epoca di Puccini, che sapevano portare il loro personaggio anche fuori del palcoscenico.

Emergono così caratteri complessi e in tal senso la versione di Illica è molto ben scritta e ben curata nella psicologia dei personaggi.

Per me nella complessa relazione tra Tosca e Scarpia c’è una forte componente sadomasochistica, in un rapporto di amore-odio: vittima e carnefice si uniscono in una specie di grande amplesso, i cui ingredienti sono sangue, amore e morte, fino al punto che Tosca, colpendolo col pugnale, grida “Questo è il bacio di Tosca!”, e poi ancora, “Ti soffoca il sangue!”.

La figura di Mario Cavaradossi è quella di un figlio dell’Illuminismo; non è tanto un idealista, egli è imbevuto dello spirito rivoluzionario, che ha respirato direttamente dall’ambiente parigino in cui era cresciuto. Si era quindi messo a dipingere per essere accettato a Roma, per non essere malvisto dalla Corte borbonica. Nello stesso tempo sa guardare più lucidamente la realtà: mentre Tosca crede che riuscirà a liberarlo, egli non è mai convinto che non sarà ucciso e che si salverà; nel suo canto c’è sempre un fondo di amarezza, di negatività.

 

Qual è la Roma in cui si muovono i personaggi? Quali le scelte scenografiche?

Ho cercato il più possibile di puntare su un’atmosfera simbolica, più astratta, cercando di tirare fuori il gioco delle intenzioni psicologiche dei personaggi. Anche per l’ambientazione scenografica sono partito da un’idea simbolica, con frammenti di Castel Sant’Angelo: questa grande testa della statua dell’Angelo, con un braccio spezzato e la spada alzata, che in qualche maniera ci unisce dall’inizio alla fine dello spettacolo. Assieme a questa immagine, che farà da filo conduttore, ci saranno, nelle parti laterali, trincee con cannoni, a simbolizzare la situazione di una guerra sempre presente, di una città costantemente in guerra.

 

Sarà quindi una narrazione realistica?

La rappresentazione non può per me essere realistica. Il momento del Te Deum ad esempio, non è tanto un’immagine di fasto e di potenza reale (non si poteva certo preparare tutto in due minuti!), è piuttosto una specie di allucinazione, una grande visione di Scarpia in quel momento del suo grande potere.

 

Quale quindi il ruolo della religione nella vicenda?

La religione qui fa come da sfondo alle vicende dei nostri protagonisti: Tosca non è Don Carlo, neanche Aida, dove le figure dei sacerdoti avevano un peso. Puccini non aveva lo stesso concetto della religione che aveva Verdi. Ma non penso che lui abbia voluto dare un’interpretazione particolare della Controriforma, della Chiesa, del Vaticano, nemmeno di dare un’immagine negativa della religione stessa: sta semplicemente sullo sfondo della Storia.

 

Per quanto riguarda l’ambientazione storica?

Tosca è anche un’opera indissolubilmente legata alla sua epoca storica, che per me non ammette trasposizioni. La storia è qui molto presente, con gli echi della battaglia di Marengo: il fatto storico, vero, con una data precisa, che viene anche annunciato, che fa da sfondo alla situazione drammatica.

I costumi sono quindi assolutamente del periodo, anzi qualcuno è una vera e propria copia di costumi napoleonici. Sono decisamente tradizionali.

 

Nonostante la scelta di una narrazione in chiave simbolica non c’è spazio quindi per trasposizioni, anche allusive, ad altri luoghi o altre epoche che non siano quelli del libretto?

Ripeto: Tosca è un’opera troppo legata al periodo ed è molto difficile trasferirla in altro luogo o altro spazio. Non me la sentirei quindi di far indossare ai soldati dei costumi nazisti com’è di moda oggi, perché l’atmosfera che voglio far respirare e di questo Ottocento in guerra. C’è sì chi ha realizzato, a New York, un Rigoletto con un’ambientazione mafiosa: era molto bello, funzionava, ma era per un altro tipo di pubblico che si aspettava una proposta sperimentale.

Non è che il pubblico dell’Arena voglia sempre e assolutamente la tradizione ma vuole essere come tranquillizzato, nel momento in cui inizia lo spettacolo. Penso che anche qui si possa gradualmente portare una concezione più moderna dello spettacolo, senza allontanarsi troppo da ciò che rassicura lo spettatore.

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