San Lorenzo del Vallo centro di cultura e riscoperta degli uomini illustri del primo Novecento
Pierfranco Bruni
La cultura di un popolo non è soltanto fisionomia materiale di un territorio. È eredità antropologica basata sulla storia, sui fenomeni, sui riti e costumi, sulle tradizioni e sulle visioni parcellizzate di appartenenze che hanno contaminato il processo di un territorio. In un tale contesto si inquadra anche lo studio di quei personaggi e di quelle personalità che hanno abitato un luogo, sono nati in un luogo, e hanno poi espresso le loro attività lontani dalle loro «capanne».
Una metafora labirintica alla elidiana visione e alla zambriana rappresentazione. Abitare un luogo che non si vive più! Mi trovo spesso a fare i conti con questi aspetti. Si tratta di una antropologia del nostos che deriva da una lettura ulissica del tempo. Mi sono trovato spesso a dialogare con elementi umani nella memoria universale dei paesi che dimenticano il loro essere che guarda alla materialità e alle prospettive ma deve saper guardare necessariamente non al passato ma ad una memoria inclusiva nella micro storia di una comunità.
Credo proprio a questo. Ricordare gli uomini è ricordarsi. Sempre più ciò è caratterizzante per non perdere identità e per non cedere agli sradicamenti. Proprio per questo è un bene che un paese possa ricordare quelle personalità alle quali ha dato i natali e le cui famiglie hanno fatto anche la storia creando un passaggio significativo della micro nella macro.
Forse anche per questo abbiamo scritto e pubblicato, alcuni anni fa, «I cinque fratelli», che non è soltanto il cammino di una famiglia, ma è il cammino di una famiglia in una società in transizione che si respira anche nelle piccole comunità come San Lorenzo del Vallo, ovvero il mio paese delle radici profonde.
Cercare o ricercare quegli uomini che consideriamo «illustri», personalità che hanno lasciato delle testimonianze sulla filigrana della cultura, significa porre sulla scena della storia delle testimonianze e forse anche degli esempi da indicare alle nuove generazioni come riferimenti di uomini nati a San Lorenzo e che hanno lasciato il paese per lavoro e si sono distanti per la loro professionalità «fuori dal paese», come avrebbe detto Cesare Pavese, ma hanno sempre vissuto in quell’abitato di paese dell’anima che nessuna distanza può cancellare.
Mi riferisco alla poetessa Beatrice Capizzano Verri, che ha pubblicato diversi libri, oltre ad essere stata foce te, al matematico Mariano Bruni, che ha dedicato alle scienze diversi studi applicati al calcolo matematico diventato chiave di lettura di nuovi logaritmi ed ha insegnato, con diverse funzioni al mitico Liceo classico Telesio di Cosenza, a Fergus Marchianò, uno studioso di ingegneria e scienze e militare che ha partecipato alla Guerra di Russia lasciando un testo, «Mani in alto», edito soltanto nel 1988, che è diventato un caposaldo della storiografia sulla seconda guerra mondiale ed ha svolto la funzione di preside nel Licei nel corso della sua vita.
Nati a San Lorenzo del Vallo e morti in altre città. Non voglio in questo momento, e per ora, dilungarmi su queste personalità che hanno caratterizzato il primo novecento non solo meridionale. Un video (
https://youtu.be/-j2Sr2cblQA) da Stefania Romito ha sintetizzato il tutto.
Ma il discorso resta completamente aperto e credo che vada dato merito alla Amministrazione comunale per questo tipologia di progetto che ha nel suo interno un itinerario volto alle conoscenze della comunità su un piano didattico e culturale e della valorizzazione delle risorse identitarie.La cultura di un popolo non è soltanto fisionomia materiale di un territorio. È eredità antropologica basata sulla storia, sui fenomeni, sui riti e costumi, sulle tradizioni e sulle visioni parcellizzate di appartenenze che hanno contaminato il processo di un territorio. In un tale contesto si inquadra anche lo studio di quei personaggi e di quelle personalità che hanno abitato un luogo, sono nati in un luogo, e hanno poi espresso le loro attività lontani dalle loro «capanne». Una metafora labirintica alla elidiana visione e alla zambriana rappresentazione. Abitare un luogo che non si vive più! Mi trovo spesso a fare i conti con questi aspetti. Si tratta di una antropologia del nostos che deriva da una lettura ulissica del tempo. Mi sono trovato spesso a dialogare con elementi umani nella memoria universale dei paesi che dimenticano il loro essere che guarda alla materialità e alle prospettive ma deve saper guardare necessariamente non al passato ma ad una memoria inclusiva nella micro storia di una comunità. Credo proprio a questo. Ricordare gli uomini è ricordarsi. Sempre più ciò è caratterizzante per non perdere identità e per non cedere agli sradicamenti. Proprio per questo è un bene che un paese possa ricordare quelle personalità alle quali ha dato i natali e le cui famiglie hanno fatto anche la storia creando un passaggio significativo della micro nella macro. Forse anche per questo abbiamo scritto e pubblicato, alcuni anni fa, «I cinque fratelli», che non è soltanto il cammino di una famiglia, ma è il cammino di una famiglia in una società in transizione che si respira anche nelle piccole comunità come San Lorenzo del Vallo, ovvero il mio paese delle radici profonde.
Cercare o ricercare quegli uomini che consideriamo «illustri», personalità che hanno lasciato delle testimonianze sulla filigrana della cultura, significa porre sulla scena della storia delle testimonianze e forse anche degli esempi da indicare alle nuove generazioni come riferimenti di uomini nati a San Lorenzo e che hanno lasciato il paese per lavoro e si sono distanti per la loro professionalità «fuori dal paese», come avrebbe detto Cesare Pavese, ma hanno sempre vissuto in quell’abitato di paese dell’anima che nessuna distanza può cancellare. Mi riferisco alla poetessa Beatrice Capizzano Verri, che ha pubblicato diversi libri, oltre ad essere stata foce te, al matematico Mariano Bruni, che ha dedicato alle scienze diversi studi applicati al calcolo matematico diventato chiave di lettura di nuovi logaritmi ed ha insegnato, con diverse funzioni al mitico Liceo classico Telesio di Cosenza, a Fergus Marchianò, uno studioso di ingegneria e scienze e militare che ha partecipato alla Guerra di Russia lasciando un testo, «Mani in alto», edito soltanto nel 1988, che è diventato un caposaldo della storiografia sulla seconda guerra mondiale ed ha svolto la funzione di preside nel Licei nel corso della sua vita. Nati a San Lorenzo del Vallo e morti in altre città. Non voglio in questo momento, e per ora, dilungarmi su queste personalità che hanno caratterizzato il primo novecento non solo meridionale. Un video ( https://youtu.be/-j2Sr2cblQA) da Stefania Romito ha sintetizzato il tutto. Ma il discorso resta completamente aperto e credo che vada dato merito alla Amministrazione comunale per questo tipologia di progetto che ha nel suo interno un itinerario volto alle conoscenze della comunità su un piano didattico e culturale e della valorizzazione delle risorse identitarie.