Sono stato a Gardone. Il Vittoriale. Respiro Gabriele D’Annunzio lungo gli spazi delle stanze. Riscopro vita in memorie. Incontro Eleonora Duse nel suo busto. La scrivania del Vate. Eleonora è ciò che sarà sempre. Poi sono stato a Vigevano. Ad Asolo. Eleonora è una tempesta di emozioni con la recita del tragico e la vita del dramma che percorre una memoria di «cenere». Il teatro e stato l’onirico di una esistenza. Gardone. Asolo. Un immaginario che si fa vita tra le ricordanze.
Il tragico sulla scena del teatro e nella vita ha in Eleonora Duse la traghettatrice degli inquieti spiriti tormentati tra tremore e speranza. Sulla scena la donna dagli occhi malinconici e passionali. Nella vita la donna che ha vissuto gli amori e il passare del tempo in una clessidra in cui ogni granello di sabbia è diventato dissolvenza. Il teatro riscoprì la maschera greca in una potente pietas che coinvolse la ribalta dentro il retroscena tra costumi e specchi.
Dunque. Cosa è stata Eleonora Duse nel teatro moderno? Cosa ha rappresentato nel passaggio dal teatro al cinema? Un dato culturale è nel suo rapporto con Matilde Serao e Grazia Deledda. Un significante umano è nella lettura tra vita e recita con Marta Abba e Sarah Bernhardt…Eleonora Duse [Vigevano, 3 ottobre1958-Pittsburgh, 21 aprile 2924]. Verso il centenario della scomparsa. La Divina. La Dea. Il teatro nella vita. E l’amore? Andiamo or disciolti. Or congiunti. Recitò l’amore e il dramma in una città morta. Guardò dal palcoscenico la cenere tra le parole di Grazia Deledda. Amò nel profondo delle labbra il suo Gabriele. Furono anni di tempesta. Furono amore sotto la pioggia sotto il pineto. Il teatro che diventò poesia e la poesia si fece recita.
Eleonora, una attrice che ha creato di sé non un personaggio, ma il personaggio. Un personaggio che ha recitato sempre se stessa il più delle volte reggendo alla improvvisazione, come ebbe a dire Luchino Visconti, soprattutto in testi dannunziani. Già a cominciare dalle prime sperimentazioni, ovvero da una Gaspara Stampa rappresentata che il modello prende corpo. Sono nel giro dei suo viaggi nei palcoscenici internazionali del 1904: «Case di bambole», «La donna del mare», «Fedora» e poi il D’Annunzio della «Città morta» o della «Gioconda».