Serena conduce operaclassica eco italiano

Ufficio Stampa                                                                                                                                                                     17/10/2023

 

Dal 22 al 29 ottobre, Fondazione Arena riscopre il capolavoro dimenticato della Scapigliatura, ultima opera del compositore e direttore veronese su libretto di Arrigo Boito

A VERONA L’AMLETO DI FACCIO,

PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA DOPO 152 ANNI

Per quattro sere al Teatro Filarmonico di Verona rivive la tragedia lirica fedelmente tratta da Shakespeare, abbandonata dopo la sfortunata prima del 1871

La nuova produzione è firmata dal regista Paolo Valerio. Il cast italiano di prestigio internazionale è diretto da Giuseppe Grazioli.

 

Amleto

di Franco Faccio

 

Domenica 22 ottobre ore 15.30

Mercoledì 25 ottobre ore 19.00

Venerdì 27 ottobre ore 20.00

Domenica 29 ottobre ore 15.30

Teatro Filarmonico di Verona

 

La Stagione Lirica 2023 al Filarmonico riprende con una prima nazionale, una ‘rarità’ di sicuro interesse per tutti gli appassionati di teatro: Amleto, del compositore e direttore Franco Faccio su libretto di Arrigo Boito. L’opera torna in scena per la prima volta in Italia dopo oltre 150 anni in edizione critica e uno spettacolo inedito.

Negli anni ’60 dell’Ottocento il panorama musicale italiano era dominato dall’ormai celebre Giuseppe Verdi, riferimento anche all’estero. All’ombra di Verdi, più giovani compositori tentavano nuove vie per il melodramma: tra questi, anche in modo aspramente polemico, vi erano i ventenni Franco Faccio e Arrigo Boito, veronese l’uno, padovano l’altro, compagni di studi a Milano e Parigi, guide della giovane Scapigliatura musicale e, pochi anni dopo, anch’essi destinati a diventare figure di riferimento dell’establishment culturale. Boito, forte del successo della sua opera Mefistofele, è ricordato ancora oggi come maggior librettista dell’epoca e autore degli ultimi due testi per Verdi (Otello e Falstaff); Faccio, apprezzato compositore, si affermò come direttore d’orchestra diffondendo il repertorio sinfonico in tutta Italia e presentando, spesso in prima assoluta, le più importanti opere del secondo Ottocento. Caratteristica comune a questi musicisti, come al poco più maturo Ponchielli, era la ricerca di nuove forme per il melodramma, con maggior fusione fra teatro e musica, realizzabile col superamento dei cosiddetti “numeri chiusi” in favore di una continuità narrativa non poco influenzata dalla scoperta delle coeve opere di Wagner. Con raffinata strumentazione, slanci melodici e brani tradizionali alternati a innovative scene e declamati, come La Gioconda e il già citato Mefistofele, l’ambizioso e complesso Amleto si colloca in quest’epoca di transizione fra sperimentazioni letterarie e musicali e compromessi fra tradizione italiana e innovazioni ispirate alla scena franco-tedesca dell’epoca.

Franco Faccio (1840-1891) serbava le più alte ambizioni artistiche per Amleto, suo secondo e ultimo melodramma, su libretto che il colto amico Boito ricreò da Shakespeare con estrema varietà linguistica e formale: l’opera debuttò con successo a Genova nel 1865 e fu accantonata per alcuni rimaneggiamenti fino all’unica sfortunata ripresa alla Scala del 1871. L’autore, che già eccelleva come direttore d’orchestra, ritirò subito la partitura e si oppose ad ogni richiesta di rappresentare l’opera: un oblio che durò ben dopo la sua prematura scomparsa, fino al 2014, quando il direttore statunitense Anthony Barrese ne curò un’edizione per Ricordi e l’esecuzione a Baltimora (in concerto) e ad Albuquerque (in forma scenica). Amleto rimise piede in Europa per il quarto centenario shakespeariano a Bregenz nel 2016 (immortalato anche in disco e video), ma ritorna in Italia solo oggi, nella città natale del compositore, nella nuova produzione di Fondazione Arena di Verona. Per l’occasione firma la regia Paolo Valerio, direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, profondo conoscitore di prosa e poesia di Shakespeare, già direttore del Teatro Stabile di Verona fino al 2021. Scene e projection design sono create da Ezio Antonelli, costumi di Silvia Bonetti e luci di Claudio Schmid.

Dal 22 ottobre per quattro serate saliranno sul palcoscenico artisti italiani di prestigio internazionale, a cominciare dall’impegnativa parte del protagonista, il tormentato principe di Danimarca, in cui si alterneranno i tenori Angelo Villari (22 e 29/10) e Samuele Simoncini, (25 e 27/10), e da quella di Ofelia, affidata ai soprani Gilda Fiume (22 e 25/10) ed Eleonora Bellocci (27 e 29/10). Il baritono Damiano Salerno sarà il Re Claudio, Marta Torbidoni la Regina Gertrude, il tenore Saverio Fiore Laerte, e ben quattro i bassi impiegati nell’originale partitura (Francesco Leone come Polonio, Alessandro Abis come Orazio, Davide Procaccini come Marcello, Abramo Rosalen come Spettro). Completano il cast Marianna Mappa, Enrico Zara, Maurizio Pantò, Nicolò Rigano, Valentino Perera. Il Coro di Fondazione Arena sarà diretto dal maestro Roberto Gabbiani, appena confermato fino al 2027 dopo il successo del 100° Festival areniano, mentre sul podio dell’Orchestra areniana salirà il maestro Giuseppe Grazioli, apprezzato direttore d’orchestra particolarmente attivo nel recupero di autori italiani meno noti tra ‘800 e ‘900. Amleto andrà in scena domenica 22 ottobre alle 15.30 e replicherà mercoledì 25 alle 19, venerdì 27 alle 20 e domenica 29 alle 15.30. Biglietti disponibili al link https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico

Nel giorno del debutto di Amleto, all’attenzione della critica musicale italiana ed estera, Fondazione Arena presenterà l’opera al pubblico con uno speciale evento di approfondimento. Domenica 22 ottobre, alle ore 11, nel teatrino di Palazzo Maffei Casa Museo, si terrà la tavola rotonda Un melodramma degno di Shakespeare, volta a fare luce sull’opera e sul suo dimenticato autore. Parteciperanno il Sovrintendente Cecilia Gasdia, il regista Paolo Valerio, il direttore Giuseppe Grazioli, il docente Emanuele d’Angelo e il critico Alberto Mattioli.

«Amleto ha avuto una storia avventurosa tanto al suo nascere quanto ai giorni nostri: – spiega Cecilia Gasdia, Sovrintendente di Fondazione Arena – pronto per il debutto nella primavera 2020, perduto con la pandemia e ritrovato solo quest’anno, è un’opera a cui riserviamo cura e affetto particolari. Amleto rappresenta bene la missione “dell’altro volto dell’Arena”, come chiamiamo il nostro Teatro Filarmonico, e i mezzi per realizzarlo, con le nostre maestranze, eccellenti artisti e giovani di valore. Centinaia di appassionati, melomani, curiosi e musicologi attendono da molti anni questo momento, che è all’attenzione della critica internazionale, e che deve essere motivo di orgoglio in più per il pubblico veronese, che avrà l’opportunità di conoscere l’opera più ambiziosa di un proprio illustre concittadino che oggi non sono in molti a ricordare».

«Verona e Shakespeare costituiscono un connubio inesauribile – prosegue il regista Paolo Valerio che, grazie alla sensibilità di Fondazione Arena, si arricchisce di questo nuovo e originale progetto, il recupero di un piccolo gioiello operistico, scritto da un veronese e per la prima volta rappresentato in Italia. Per me una bellissima prima esperienza nel mondo della lirica. Amleto è un’opera molto affascinante, dove i protagonisti shakespeariani sono delineati con grande fedeltà e la musica evoca con forte suggestione lacerazioni e passioni. Il mio primo compito è stato proteggere ed enfatizzare il valore di questa musica e di questo libretto, per scoprire e stupirsi di questo giacimento culturale della nostra città».

Il maestro Giuseppe Grazioli, direttore di Amleto, conclude illustrando le peculiarità di quest’opera: «colori strumentali inediti, registri vocali portati ai limiti della tessitura, recitativi bisbigliati a velocità quasi eccessiva per dare più realismo a certi passaggi, ricerca di una spazialità che circonda lo spettatore… sono solo alcuni degli ingredienti che fanno di Amleto un’opera difficilmente paragonabile a ciò che esisteva prima e che era forse troppo “bizzarra” per fare da modello per le generazioni successive. Per noi oggi, uno splendido esempio della varietà e della ricchezza del nostro melodramma».

Parallele alla Stagione Lirica 2023 sono le iniziative di Arena Young, rivolte a studenti e personale di scuole, università, accademie. Fra queste, Anteprima di Amleto, spettacolo riservato a studenti e giovani che si terrà venerdì 20 ottobre alle 16. Dopo il debutto, proseguirà anche la rassegna Ritorno a teatro, un percorso di avvicinamento all’opera e alla musica sinfonica proposto dalla Fondazione Arena di Verona: il mondo della Scuola potrà assistere alle rappresentazioni infrasettimanali in cartellone per la Stagione Artistica 2023 al Teatro Filarmonico, con tariffe speciali e con l’opportunità di partecipare ad un Preludio un’ora prima dello spettacolo, un momento di approccio alla trama, ai personaggi e al linguaggio del teatro in musica, che avrà luogo in Sala Maffeiana a cura di Fondazione Arena. Per Amleto sarà possibile partecipare al Preludio mercoledì 25 alle ore 18 e venerdì 27 ottobre alle ore 19. Informazioni e prenotazioni: Area Formazione e Promozione Scuole scuola@arenadiverona.it – tel 045 8051933.

Fondazione Arena di Verona ringrazia BCC di Verona e Vicenza e Metinvest – Saving Lives, per il sostegno alle attività della Stagione Artistica 2023 al Teatro Filarmonico in qualità di main sponsor.

 

BIGLIETTERIA ARENA DI VERONA Via Dietro Anfiteatro 6/b, 37121 Verona

Aperta da lunedì a venerdì 10.30-16.00 | sabato 9.15-12.45 – Tel. 045 8005151

 

BIGLIETTERIA TEATRO FILARMONICO Via dei Mutilati 4/k, 37121 Verona

Aperta due ore prima dello spettacolo – Tel 045 8002880

 

biglietteria@arenadiverona.it – Call center (+39) 045 8005151 – www.arena.it

 

* * *

 

Domenica 22 ottobre · ore 15.30 turno A

Mercoledì 25 ottobre · ore 19.00 turno C

Venerdì 27 ottobre · ore 20.00 turno D

Domenica 29 ottobre · ore 15.30 turno B

 

Amleto

Tragedia lirica in quattro atti di Franco Faccio. Libretto di Arrigo Boito.

Edizione critica della partitura a cura di Anthony Barrese. Editore Casa Ricordi, Milano

Prima esecuzione italiana in tempi moderni

Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona

 

Direttore Giuseppe Grazioli

Regia Paolo Valerio

Assistente alla regia Giulia Bonghi

Assistente ai movimenti mimici Daniela Schiavone

Scene e projection design Ezio Antonelli

Costumi Silvia Bonetti

Luci Claudio Schmid

 

Amleto Angelo Villari 22, 29/10/ Samuele Simoncini 25, 27/10

Claudio Damiano Salerno

Polonio Francesco Leone

Orazio Alessandro Abis

Marcello Davide Procaccini

Laerte Saverio Fiore

Ofelia Gilda Fiume 22, 25/10/ Eleonora Bellocci 27, 29/10

Geltrude Marta Torbidoni

Lo Spettro Abramo Rosalen

Un Araldo / Il Re di Gonzaga Enrico Zara

La Regina Marianna Mappa

Luciano Nicolò Rigano

Un Sacerdote Maurizio Pantò

Primo Becchino Valentino Perera

 

Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona

Maestro del Coro Roberto Gabbiani

 

Tempi di spettacolo: Atti I e II 80’ circa – intervallo – Atti III e IV 70’ circa

 

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PREZZI BIGLIETTI singoli 

   LIRICA Platea      LIRICA 1^Galleria         LIRICA 2^Galleria     SINFONICA Posto unico numerato

INTERO                 € 64,00   € 41,00         € 30,00       € 26,00

RIDOTTO                € 54,00   € 34,00         € 25,00       € 22,00

RIDOTTO OVER 65        € 44,00   € 28,00         € 20,00       € 17,00

RIDOTTO UNDER 30       € 24,00   € 15,00         € 11,00       € 10,00

 

PREZZI NUOVI CARNET

CARNET LIRICA 3 INGRESSI (turno B pomeridiano e turno D serale)

INTERO              Platea € 165,00              1^ e 2^ Galleria € 105,00

CARNET SINFONICA 3 INGRESSI (turno A serale)   6 INGRESSI (turno A serale)

INTERO              Posto unico numerato € 66,00  Posto unico numerato € 132,00

 

BIGLIETTERIA ARENA DI VERONA Via Dietro Anfiteatro 6/b, 37121 Verona

Aperta da lunedì a venerdì 10.30-16.00 | sabato 9.15-12.45  –  Tel. 045 8005151

 

BIGLIETTERIA TEATRO FILARMONICO Via dei Mutilati 4/k, 37121 Verona

Aperta due ore prima dello spettacolo  –  Tel 045 8002880

 

biglietteria@arenadiverona.it – Call center (+39) 0458005151 – www.arena.it – Punti vendita TicketOne.it

Amleto

Note di regia di Paolo Valerio

 

«Se questa mia carne, troppo, troppo compatta, potesse sfarsi, sgelarsi e sciogliersi in rugiada!»

Con questa immagine Shakespeare racconta la fragilità di un uomo, il cui destino è segnato e che cerca nella sua mente, una via d’ uscita.

Questo Amleto, seppur incerto e inquieto, tenta di reagire alla sua inadeguatezza.

È un Amleto diretto e talvolta brutale: la sua malinconia in chiaroscuro scivola nell’ironia corrosiva e nello scherno.

Cancellato qualunque romantico affetto nei confronti di Ofelia, è invece esaltato il rapporto edipico con la madre, da sussurro freudiano; egli è sempre incapace di vendicare il padre, ma è in grado di uccidere senza remore qualunque cortigiano.

La scrittura di Faccio-Boito, due giovani scapigliati rivoluzionari, antiromantici, alla ricerca dell’arte totale e già predestinati a segnare quella traccia dell’avanguardia, ancora in qualche modo contratta e sospesa in Amleto, non risparmia gli elementi più viscerali e raccapriccianti dell’essere umano.

«Teschi, vermi, bare, sepolcri, un’ossessione mortuaria che ha in sé qualcosa di nevrotico, indicano un rapporto con la vita problematico e non pacificato e anche un’ostentata provocazione borghese e romantica di decoro». (Roberto Carnero, La poesia scapigliata, 2007).

I due giovani artisti, cresciuti nella capitale della cultura, Milano, si lanciano con passione e ardimento in un progetto di poesia e musica che permetta loro di tradurre il dualismo shakespeariano, ancora così attuale, tra passato e futuro, bene e male, peccato e beatitudine, in un effimero, ma graffiante presente teatrale.

La loro avanguardia letteraria si tramuta per noi in un’azione scenica, dove l’aspetto militaresco, come da riferimento filologico, è predominante.

Un anno prima della realizzazione e messa in scena dell’Amleto al Carlo Felice di Genova, infatti, Charles Baudelaire aveva utilizzato per primo il termine avanguardia, tipico del linguaggio militare, per indicare nell’arte ciò che era in contrasto con la tradizione.

In questa linea, il lavoro sullo spettacolo ha voluto riprendere nella scelta dei costumi il secolo delle guerre e dell’inquietudine, il ’900, attraversandolo per stili e citazioni. Un ’900 tout court, senza una precisa datazione, ma immerso nel clima di un avanguardismo irrisolto e segnato dalle nuove teorie della psicanalisi.

Pochi ed essenziali elementi scenici, per creare uno spazio vuoto, indefinito ed evocativo, interpretando la visione di Gordon Craig relativa allo spazio scenico e citando l’attore-marionetta nella scena play within the play.

La parola poetica di Arrigo Boito e le armonie sospese di Franco Faccio si attraversano e si mescolano alla ricerca di una sinestesia, per ascoltare le immagini e vedere la musica.

Amleto

Note del direttore Giuseppe Grazioli

 

Quando si ascolta per la prima volta un’opera completamente sconosciuta, scatta immediatamente in noi la voglia di paragonarla a tutto ciò che è già in repertorio: «qui assomiglia a Traviata, sembra Wagner, ha copiato dalla musica francese…», sono queste le reazioni di musicisti e melomani che ascoltano per la prima volta l’Amleto di Faccio.

Seppure giustificate dalla voglia di inserire Faccio in un contesto che ci tranquillizza, perché conosciuto, niente ci può portare più lontano da un reale e sincero apprezzamento di questo unicum.

Sono convinto che la chiave per spiegare e comprendere la musica sorprendente e imprevedibile di quest’opera sia l’età del compositore al momento della creazione di Amleto: 25 anni!

Le ingenuità, gli errori, l’inesperienza, ma anche il coraggio, la freschezza, la voglia di stupire, l’energia di quell’età si mescolano in ogni battuta di Amleto e creano un fluire di atmosfere musicali che non possono lasciarci indifferenti.

Colori strumentali inediti, registri vocali portati ai limiti della tessitura, recitativi bisbigliati a velocità quasi eccessiva per dare più realismo a certi passaggi, ricerca di una spazialità che circonda lo spettatore fra voci, cori, bande, quartetto d’archi e orchestra (quasi un Dolby Surround ante litteram!), sono questi alcuni degli ingredienti che fanno di Amleto un’opera difficilmente paragonabile a ciò che esisteva prima e che era forse troppo “bizzarra” per fare da modello per le generazioni successive di compositori.

Per noi oggi, 158 anni dopo la creazione, uno splendido esempio della varietà e della ricchezza del nostro melodramma.

 

 

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