Serena conduce operaclassica eco italiano

La programmazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino da gennaio 2024 e dell’86esima edizione del Festival

Un arco temporale di programmazione che parte dal mese di gennaio, abbraccia il Festival – che giunge alla 86 esima edizione – e termina il 13 giugno 2014. Nei sei mesi, quattro opere liriche, un‘opera in forma di concerto, un’opera per i bambini, 12 concerti sinfonici, un balletto.

La collaborazione con gli Amici della Musica Firenze, l’Accademia Bartolomeo Cristofori, il Conservatorio Cherubini, la Scuola di Musica di Fiesole, l’Ort Orchestra della Toscana, G.A.M.O., Tempo Reale con Maggio Elettrico, l’Homme Armèe e Anbima, il Teatro della Pergola.

Tornano gli abbonamenti su tre turni e quattro tipologie che rendono sempre più conveniente il prezzo, già favorevole rispetto al passato, dei biglietti per gli spettacoli.

La nuova grafica del Teatro del Maggio: nel rispetto della tradizione, il rinnovamento visivo improntato a un segno che sottolinea la forte identità sia del Teatro che del suo Festival e il legame dell’Istituzione con la Città di Firenze.

Firenze, 23 novembre 2023 – Un arco temporale di sei mesi di programmazione che parte dal mese di gennaio, abbraccia il Festival – che giunge alla 86esima edizione – e termina il 13 giugno 2014. Sei mesi della nuova fase del Teatro che guardano con attenzione, curiosità e ispirazione al passato del Maggio – istituzione nata più di 90 anni fa – per costruire e consolidare con efficacia il presente e necessariamente proiettarsi positivamente e con slancio verso il futuro. Ciò che ispirò allora la fondazione del Maggio s’individua, ancora oggi, in una profonda volontà di rinnovamento, che è la stessa intenzione che guida adesso il rilancio dell’Istituzione che guarda in sé stessa e alla sua storia. Se il Maggio sin da subito faceva sue le nuove proposte, percorreva inedite strade espressive, individuava, scopriva e lanciava artisti che da Firenze sono entrati a far parte della storia, oggi questa è la bandiera tornata d’attualità. Il binomio “scoperte/proposte” è la missione del Maggio che ora si delinea nel programma – sempre all’insegna della sostenibilità del progetto artistico – che si presenta e che diventerà la strada maestra e identitaria del “rinato” Maggio sin dal più prossimo futuro; strada che il Maggio intende percorrere a passi decisi anche per consolidare soprattutto il rapporto con il suo pubblico, destando sempre più il suo interesse e la sua curiosità; attraendolo, offrendo a chi entra in Sala per un’opera o un concerto, per una presentazione o per un convegno, di riconoscersi nel ritrovato “stile Maggio”.

Con queste premesse il Maggio ha elaborato una proposta complessiva composta da quattro opere liriche (Don Pasquale, Turandot, Tosca, Jeanne Dark), un dramma in forma di concerto (Peer Gynt), un’opera per i bambini ispirata a Turandot, 12 concerti sinfonici con giovani direttori ma ovviamente anche con i grandi nomi di Daniele Gatti, Zubin Mehta e Myung-Whun Chung e l’atteso ritorno di Riccardo Muti con i Wiener Philharmoniker, un balletto (La trilogia dell’estasi con la coreografia di Roberto Zappalà); la collaborazione con gli Amici della Musica Firenze, l’Accademia Bartolomeo Cristofori, il Conservatorio Cherubini, la Scuola di Musica di Fiesole, l’Ort-Orchestra della Toscana che sarà diretta da Riccardo Bisatti, G.A.M.O, Tempo Reale con Maggio Elettrico, L’Homme Armè e Anbima,e il Teatro della Pergola disegnano la programmazione del primo semestre del 2024 che, nel Festival, dedicherà a Giacomo Puccini – nel centenario della morte – un nuovo allestimento di Tosca diretta da Daniele Gatti, con il ritorno alla regia d’opera del grande attore ronconiano Massimo Popolizio, cui si affiancherà uno spettacolo “storico” del Maggio che rientra ormai tra i veri e propri cult dell’opera, Turandot con la regia firmata da Zhang Yimou e sul podio Zubin Mehta.

Da gennaio a marzo sul fronte sinfonico, l’idea nel comporre la programmazione è stata quella di chiamare sul podio, a fianco del direttore principale Daniele Gatti, direttori molto interessanti, che abbiano un’età compresa tra i trenta e i quarant’anni, con già una brillante carriera e che sono molto apprezzati a livello europeo nei maggiori teatri d’opera e sale da concerto: Nikolas Naegele, “nato” e formatosi al Maggio in Accademia, è stato poi Kappelmeister alla Deutsche Oper a Berlino e più volte assistente di Christian Thieleman a Salisburgo e a Bayreuth; Hankyeol Yoon vincitore nel 2023 del Concorso Karajan di Salisburgo, al suo debutto italiano, Min Chung, “figlio d’arte” con un’importante curriculum internazionale, Vitali Alekseenok vincitore nel 2021 del concorso Toscanini e, nel ’23, secondo al concorso Karajan e che ora ricopre il ruolo di Kappelmeister della Deutsche Oper am Rhein. Lo stesso principio ha guidato la composizione di buona parte delle compagnie di canto sia per il versante operistico che concertistico: da una parte chiamando artisti di importante valore per esempio Sara Blanch, Marco Filippo Romano, Markus Werba, Francesco Meli, Teresa Iervolino, Carlo Bosi, Valeria Sepe, Alexia Voulgaridou, Gianluca Margheri, Pablo Ruiz, Ivan Magrì, Anicio Zorzi Giustiniani, Giovan Battista Parodi, Elia Schilton, Gabriele Sagona, Dario Giorgelé e alcuni di loro al loro debutto sia al Maggio che in Italia come Angelos Samartzis, Olga Maslova, Vanessa Goikoetxea, Alexey Markov e dall’altro coinvolgendo i giovani artisti che sono ora avviati con successo a una carriera internazionale e che si sono formati all’Accademia del Maggio: Nikoleta Kapetanidou, Dave Monaco, Qianming Dou, Eunhee Maggio, Davide Piva, Valentina Corò, Alfonso Zambuto, Ludovico Filippo Ravizza, non scordando a fianco a loro i giovani talenti che tuttora la frequentano come Aleksandra Meteleva, Oronzo D’Urzo, Lorenzo Martelli, Matteo Mancini, Aitana Sanz-Pérez, Ohla Smokolina, Danbi Lee, Nikoletta Hertsak, Matteo Torcaso.

Nelle diverse iniziative a corollario della programmazione come le presentazioni delle opere, gli incontri con gli artisti, si segnala il 26 e 27 aprile presso il Foyer di galleria, il Convegno “Un baritono per il Novecento, Rolando Panerai, fra Tradizione e modernità” a cura di Giovanni Vitali e Giancarlo Landini, in occasione dei 100 anni dalla nascita del grande baritono.

LA PROGRAMMAZIONE DELLA STAGIONE DA GENNAIO E DEL FESTIVAL IN SINTESI

In cartellone, un dramma in forma concertante dà avvio il 16 gennaio alla stagione invernale, il Peer Gynt di Edvard Grieg, con la direzione di Nikolas Naegele e la drammaturgia di Pier Paolo Pacini e poi a partire dal 15 marzo il Don Pasquale di Gaetano Donizetti, con la direzione di Daniele Gatti e la regia di Jonathan Miller. Nei primi mesi, i concerti sinfonici diretti da Daniele Gatti (20 e 21 gennaio), Hankyeol Yoon (il 9 e 10 febbraio), Min Chung, (il 23 e 24 febbraio), di nuovo Daniele Gatti (il 16 marzo) e Vitali Alekseenok (il 29 marzo), oltre a questi l’evento speciale fuori abbonamento con John Axelrod e la pianista Giulia Mazzoni il 5 gennaio e il concerto della Scuola di Musica di Fiesole che, con l’Orchestra Giovanile Italiana, come da tradizione, esegue il concerto di Capodanno l’1 gennaio 2024. La collaborazione con Gli Amici della Musica Firenze è siglata dal concerto in coproduzione tra il Maggio e gli Amici che l’11 marzo riporta Grigory Sokolov sul palcoscenico della Sala Mehta. L’opera per bambini, in collaborazione con Venti Lucenti è La principessa di gelo, ispirata a Turandot con la regia e drammaturgia di Manu Lalli e la direzione di Giuseppe La Malfa e anticipa quindi la Turandot in programmazione nel Festival; va in scena a partire dal 15 febbraio.

L’86esima edizione del Festival s’inaugura in Sala Mehta il 13 aprile con il concerto sinfonico corale diretto da Daniele Gatti; mette subito in cartellone la collaborazione con l’Accademia Bartolomeo Cristofori per cinque concerti a partire dal 14 aprile, prosegue con Turandot, l’opera lirica di Giacomo Puccini, nel fastoso e famosissimo allestimento “storico” di Zhang Yimou che sarà diretta da Zubin Mehta. Sul versante lirico gli altri due titoli in programmazione sono, dal 14 maggio, Jeanne Dark il nuovo allestimento dell’opera commissionata dal Maggio a Fabio Vacchi con la direzione di Alessandro Cadario e regia di Valentino Villa e, dal 24 maggio, Tosca, di Giacomo Puccini, con la direzione di Daniele Gatti e il nuovo allestimento firmato dalla regia di Massimo Popolizio. Sul versante sinfonico, oltre al concerto sinfonico-corale che inaugurerà il Festival, sul podio saliranno di nuovo Daniele Gatti il 5 maggio, Myung-Whun Chung, il 25 maggio, Riccardo Bisatti alla guida dell’Ort l’1 giugno (fuori abbonamento), Zubin Mehta nel concerto di chiusura il 13 giugno. Il Festival mette in calendario anche l’importante ospitalità il 12 maggio dei Wiener Philharmoniker che saranno diretti da Riccardo Muti. Le altre collaborazioni riguardano il fruttuoso rapporto con il Conservatorio Cherubini di Firenze e la Scuola di Musica di Fiesole in un “Progetto Giovani Musicisti” per una serie di quattro concerti eseguiti a partire dal 7 maggio presso la Sala Coro del Teatro con i rispettivi Complessi da camera delle due Istituzioni. Il 21 maggio è previsto in Sala Mehta il concerto dell’Associazione Musicale L’Homme Armé. Il 5 giugno G.A.M.O. Ensemble – Gruppo Aperto Musica Oggi – in Sala Regia per un concerto dedicato interamente a Luigi Nono e alle sue composizioni, e ancora in Sala Regia Tempo Reale con Maggio Elettrico l’11 e 12 giugno. Per il balletto il 30 e 31 maggio, la Compagnia Zappalà Danza con la coreografia di Roberto Zappalà, propone La trilogia dell’estasi, tre balletti: L’après-midi d’un faune, Boléro, Le Sacre du Printemps.

IL NUOVO SEGNO GRAFICO DEL MAGGIO

Il nuovo logo recupera la forte identità storica del Maggio Musicale Fiorentino e del Festival, il suo passato prestigioso rispettandone la filosofia. Allo stesso tempo mette in rilievo la contemporaneità e lo accompagna verso il futuro. Rimarca ed enfatizza, attraverso il Giglio, il legame stretto e indissolubile dell’Istituzione con la Città di Firenze.

Nel rispetto della tradizione iconica del Giglio, diventa un segno moderno, elegante, ma riprogettato e quindi originale. Sigla e sottolinea il rinnovamento – non solo visivo – del Maggio.

Il nuovo logo si declina per il Teatro (e per l’istituzionalità) e in una sua variante colore per il Festival.

La nuova identità del Teatro del Maggio è concepita e disegnata dallo studio Arké di Napoli.

APPROFONDIMENTI

LA PROGRAMMAZIONE OPERISTISTICA E SINFONICA DELLA STAGIONE INVERNALE 2024

Peer Gynt, il dramma in forma di concerto, in abbonamento per la stagione sinfonica

Il Peer Gynt, musiche di scena di Edvard Grieg, della commedia di Henrik Ibsen dà l’avvio alla programmazione invernale del Maggio il 16 gennaio con una replica il 17 in Sala Mehta. Proposto in forma semiscenica – perciò inserito nel ciclo di abbonamento sinfonico – nell’elaborazione del regista e drammaturgo Pier Paolo Pacini, già andato in scena nel 2002 al Teatro La Pergola di Firenze, vede sul podio Nikolas Naegele, direttore formatosi all’Accademia del Maggio e che è stato Kappellmeister alla Deutsche Oper di Berlino dal 2017 al 2019 e più volte assistente di Christian Thieleman a Salisburgo e a Bayreuth. Parlando dello spettacolo, Pacini commentò così la decisione di ‘trasportare’ in una forma semiscenica questa particolare composizione: “La decisione di effettuare un allestimento in forma semi scenica è stata una conseguenza coerente con l’idea di un luogo della mente più che di veri, diversi luoghi; di un viaggio metaforico dove il nesso avviene quasi senza spostamento fisico, di un vuoto riempito solo da un piccolo baule in cui tutto il mondo dell’inconscio di Peer può essere racchiuso in quanto privo di caratteristiche di realtà.”

A interpretare la parte di Peer Gynt il grande attore fiorentino Sandro Lombardi, nella doppia parte di Aase e Solveig, l’attrice Elena Ghiaurov; l’attore Annibale Pavone interpreta il Mago; a due artiste dell’Accademia sono affidate le parti di Solveig (Aitana Sanz-Pérez) e di Anitra (Olha Smokolina). Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Maestro del Coro, Lorenzo Fratini.

La stesura di Peer Gynt impegnò il poeta e drammaturgo Henrik Ibsen per lungo tempo. Il grandioso poema in versi che narra le mille e inverosimili peripezie del personaggio spaccone del titolo fu pubblicato nel 1867. Qualche anno dopo, Ibsen decise di realizzare un adattamento teatrale che pensò fosse opportuno e necessario corredare di musiche di scena, come nella tradizione teatrale ottocentesca. Le comuni radici norvegesi lo spinsero a chiedere la collaborazione di Edvard Grieg, che aveva conosciuto in Italia anni prima. Il compositore accettò, sebbene avesse qualche riserva sulla musicalità di quel dramma estremamente lungo e quasi irrapresentabile per i continui mutamenti di scena. Per ovviare al problema, Ibsen sacrificò ampie porzioni di testo che furono sostituite dall’inserimento della musica. La partitura fu terminata nel 1875 e Peer Gynt debuttò al Teatro di Christiania il 24 febbraio del 1876 riscuotendo un notevole successo. Grieg, non contento del proprio lavoro, rimise mano più volte alla partitura in occasione di riprese dell’opera negli anni seguenti, estrapolando anche le due suites per orchestra, pubblicate nel 1888 e nel 1893, che saranno destinate a vita autonoma nelle sale da concerto. Nonostante lo scetticismo iniziale, le musiche di scena del Peer Gynt renderanno famoso Grieg in tutto il mondo. Merito delle melodie accattivanti che accompagnano le avventure di Peer lungo il cammino della conoscenza, ma anche di quel lirismo introspettivo che distingue la produzione pianistica di Grieg qui declinato nei ritratti delicati e sognanti della madre Ase o della dolce Solvejg, senza tralasciare poi la completa padronanza del bagaglio folklorico nazionale che consente a Grieg di tratteggiare con ritmi e danze trascinanti sia il mondo contadino sia quello fantastico, popolato da folletti, streghe e troll.

LA PROGRAMMAZIONE OPERISTICA della Stagione invernale 2024

DON PASQUALE

La stagione operistica invernale dopo i primi concerti in cartellone e dopo la proposta di Peer Gynt, eseguita in forma di concerto e inserita nel ciclo di abbonamento sinfonico, prende avvio e si concentra il 15 marzo (repliche il 17 alle ore 15.30, il 19, il 23, il 24 alle ore 15.30) con Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Sul podio Daniele Gatti, al suo debutto nel titolo. La regia di ritmo agile e arioso è quella firmata da Jonathan Miller nel 2001 e rimessa in scena nel 2011, ripresa in questa occasione da Stefania Grazioli. I costumi sono di Isabella Bywater che firma anche le scene e che ambienta la trama in una casa di bambole su tre piani con le rampe di scale dove l’andirivieni frenetico dei personaggi, del coro e dei protagonisti sottolinea l’aspetto buffo e farsesco di quest’opera comunque dal sapore amaro di fondo.

La locandina schiera il soprano Sara Blanch, ben nota e apprezzatissima al Maggio, come Norina (parte sostenuta da Nikoletta Hertsak il 23 marzo), Marco Filippo Romano, basso buffo tra i migliori al mondo,nella parte di Don Pasquale, il tenore Yijie Shi come Ernesto (Lorenzo Martelli nella recita del 23) che dopo aver iniziato una fulgida carriera lanciata dal Rossini Opera Festival e poi consolidatasi in Europa aveva deciso di tornare in Cina per dedicarsi all’insegnamento e limitare la sua attività artistica nel suo Paese e ora ritorna, sempre in splendida forma vocale, in Italia; il baritono Markus Werba – artista affezionato e ricambiato al Maggio – come il dottor Malatesta (Matteo Mancini il 23 marzo) e Oronzo D’Urzo nella parte del Notaio. Martelli, Mancini e D’Urzo, attualmente frequentano l’Accademia e il Maggio ha deciso di affidare loro, per valorizzare il loro talento, tre ruoli principali nella recita del 23 marzo. Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Maestro del Coro, Lorenzo Fratini.

Nel 1842, al culmine della carriera, Gaetano Donizetti realizza Don Pasquale, dramma buffo in tre atti nonché suo ultimo capolavoro nel genere. È un periodo pieno di impegni per il compositore bergamasco, che in quell’anno inanella una lunga serie di successi tra Milano, Vienna e Parigi. La nuova commissione giunge proprio dalla Francia dove il musicista è chiamato a compor-re una nuova opera per il Théâtre-Italien. I tempi di realizzazione sono al solito strettissimi, ma Donizetti è ben avvezzo al sistema produttivo teatrale dell’epoca e trova in fretta un soggetto vincente, il Ser Marcantonio di Angelo Anelli messo in musica da Stefano Pavesi nel 1810. La consumata esperienza teatrale gli suggerisce tuttavia un restyling del libretto ormai datato, che viene affidato nelle mani del letterato Giovanni Ruffini. Il rapporto tra i due artisti si rivela però problematico; Donizetti, mosso dall’urgenza, tiranneggia il librettista imponendogli le proprie idee; di tutta risposta Ruffini si rifiuta di firmare il libretto che viene mandato in stampa con le iniziali del prestanome Michele Accursi. Nonostante gli screzi tra musicista e librettista, Don Pasquale ottiene un ampio successo fin dal debutto, il 3 gennaio 1843. Il plot si basa sul noto cliché dei caratteri stilizzati della commedia dell’arte: il vecchio babbione che gioca a fare il cascamorto (Don Pasquale), la giovane donna bella e astuta (Norina), il giovane innamorato (Ernesto) e il dottore factotum (Malatesta). Il successo dell’opera, ancora oggi fulgido, fu garantito non solo dal ben congegnato meccanismo drammaturgico, fatto di colpi di scena, travestimenti e burle dal ritmo incalzante, ma anche da un cast vocale d’eccezione che annoverava il soprano Giulia Grisi nel ruolo di Norina e l’acclamato e istrionico basso Luigi Lablache nel ruolo eponimo. Ma Don Pasquale non è solo un’opera buffa stilata alla perfezione ma anche un’opera che guarda alla nuova sensibilità romantica accogliendo in sé soluzioni maturate dall’Autore in altri ambiti teatrali. Donizetti infatti lavora di fino nel caratterizzare in profondità i personaggi della commedia e la sequenza di beffe ordite ai danni del vecchio Don Pasquale assume in fondo un sapore amaro, tanto quanto quello schiaffo finale affibbiatogli da Norina, che invita alla riflessione invece che al riso.

LA STAGIONE SINFONICA GENNAIO-MARZO 2024

Nel cartellone concertistico 2024 spiccano i due concerti diretti da Daniele Gatti, legati stavolta alla tematica della trascendenza e i tre concerti che vedranno impegnato il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, sotto tre diverse bacchette Yankyeol Yoon, Min Chung e Vitali Alekseenok, in alcune tra le più significative composizioni corali di Brahms e, per Alekseenok, nello Stabat Mater di Gioachino Rossini programmato per il Venerdì Santo il 29 marzo. Ma il cartellone ospita fuori abbonamento anche il tradizionale concerto di Capodanno, l’1 gennaio 2024, con l’ Orchestra della Scuola di Musica di Fiesole e un evento speciale altrettanto fuori abbonamento il 5 gennaio con un concerto dell’ Orchestra del Maggio diretta da John Axelrod, con la pianista Giulia Mazzoni che presenta in prima mondiale l’album YAS, Your Anima System; il 16 gennaio come primo appuntamento per la Stagione in abbonamento il Peer Gynt di Grieg in versione di concerto; l’11 marzo il recital di uno dei massimi pianisti di oggi, Grigory Sokolov in collaborazione con gli Amici della Musica Firenze.

Il maestro Daniele Gatti torna sul podio, il 20 e 21 gennaio, dell’Orchestra del Maggio con un programma ispirato al tema della trasfigurazione. In apertura Vorspiel und Liebestod (Preludio e Morte di Isotta) dal Tristan und Isolde di Wagner, due pagine emblematiche dell’opera, rispettivamente l’inizio e la fine, che ne rappresentano il significato più profondo. Il conflitto tra Amore e Morte si risolve nella trasfigurazione di Isolde che muore sul corpo esanime dell’amato con il passaggio a una forma diversa e più alta. La lezione wagneriana non lascerà indifferenti i musicisti della generazione successiva; ne sono prova le altre due composizioni in programma influenzate dalle soluzioni armoniche e dal clima di tensione spirituale già esperito da Wagner: il poema sinfonico Tod und Verklärung (Morte e Trasfigurazione) di Richard Strauss, che sintetizza in musica i momenti che precedono la morte di uomo, un artista teso eternamente verso ideali supremi, e Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) di Arnold Schönberg, brano dalle tinte notturne ispirato a una lirica di Richard Dehmel, nella versione trascritta dall’autore per orchestra d’archi.

Il primo appuntamento con il Coro del Maggio è fissato il 9 e 10 febbraio: in programma composizioni di Brahms e Dvořák dirette dal maestro Hankyeol Yoon. Tra le proposte brahmsiane figurano l’Ouverture Accademica op. 80, nata come ringraziamento per la laurea honoris causa conferita al musicista dall’Università di Breslavia; Nänie per coro e orchestra op. 82, un’opera ispirata ai canti funebri intonati dalle prefiche nell’antica Roma e composta in memoria del pittore Anselm Feuerbach, amico del compositore scomparso prematuramente; e il Schicksalslied per coro e orchestra op. 54 (Il canto del destino) su testo di Friedrich Hölderlin. In chiusura di concerto verrà eseguita la Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 di Dvořák, composta nel 1889 fu tra le sinfonie più apprezzate all’epoca, in modo particolare dal pubblico inglese. Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Maestro del Coro Lorenzo Fratini.

Il secondo appuntamento con il Coro del Maggio, e con l’Orchestra del Maggio stavolta diretti dal maestro Min Chung il 23 e 24 febbraio, è il proseguimento ideale del primo. Ancora Brahms con la “Rapsodia per contralto, coro maschile e orchestra” op. 53, brano autobiografico dai toni chiaroscurali su testo di Goethe e Der Gesang der Parzen (Il canto delle Parche) opera per coro e orchestra composta da Brahms nel 1882 su un episodio tratto dall’Ifigenia in Tauride di Goethe. Ispirato all’antichità come Nänie, Il canto delle Parche riprende il tema del più cupo fatalismo già affrontato dieci anni prima nel Schicksalslied. Il contrasto tra la beatitudine degli dei e la tragica condizione degli uomini che soccombono davanti alla sofferenza si traduce in una pagina dalle tenebrose suggestioni dove predominano i registri gravi. Sarà poi la Sinfonia n. 3 in la minore op. 56 Scozzese di Mendelssohn a chiudere il concerto. Maestro del Coro Lorenzo Fratini.

Il secondo concerto diretto da Daniele Gatti (e terzo in cartellone) è in programma il 16 marzo. In locandina figura per iniziare la Sinfonia n. 44 in mi minore di Haydn, detta Trauer-Symphonie (Sinfonia funebre) per un curioso aneddoto: pare infatti che il compositore avesse dichiarato di apprezzare così tanto l’Adagio di questa sua sinfonia da volere che venisse eseguito ai suoi funerali. Poi segue Nobilissima visione di Paul Hindemith, la suite orchestrale tratta dal balletto omonimo ispirato al ciclo di affreschi giotteschi sulla vita di San Francesco presenti nella basilica di Santa Croce a Firenze che tanto avevano colpito il compositore durante una visita nel 1937 e in chiusura l’Incantesimo del Venerdì Santo dal Parsifal di Wagner, un pannello sonoro di elegiaca bellezza che descrive il risveglio della Natura ai primi raggi del sole mattutino presagendo il momento della rinascita e della salvazione finale.

Nell’ultimo concerto della stagione il 29 marzo, giorno del Venerdì Santo, ascolteremo uno dei sommi capolavori di Rossini: lo Stabat Mater per soli, coro e orchestra. Protagonisti Nicoletta Kapetanidou (soprano), Alexandra Meteleva (contralto), Dave Monaco (tenore), Pablo Ruiz (basso), Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, diretti da Vitali Alekseenok. Nonostante le riluttanze iniziali, anche Rossini, come tutti i grandi compositori, sentì il bisogno di misurarsi con l’antica sequenza liturgica latina – attribuita a Jacopone da Todi – che descrive il dolore della Vergine Maria piangente ai piedi del figlio crocifisso. Composto parzialmente nel 1831 e completato poi nel 1842, su commissione di un ricco prelato spagnolo, lo Stabat Mater fu assai acclamato anche se da alcuni tacciato di mondanità per lo stile melodrammatico utilizzato da Rossini. Il programma dell’ultimo concerto sarà impreziosito anche da una pagina strumentale: il Ricercare a 6 voci, trascrizione per orchestra di Anton Webern dall’Offerta musicale di Johann Sebastian Bach, opera che rappresenta il magistero assoluto della polifonia. Maestro del Coro, Lorenzo Fratini.

L’EVENTO SPECIALE YAS, 5 gennaio 2023

Giulia Mazzoni, compositrice e pianista, insieme all’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, diretta da John Axelrod presenta in anteprima mondiale il nuovo album YAS, Your Anima System, una produzione internazionale registrata a Los Angeles, Praga e Firenze e in uscita proprio il giorno del concerto per (Ada Music italy). Giulia Mazzoni e il pianoforte dialogano sul palco insieme a strumenti elettronici e di percussione prodotti dal producer Thom Russo, vincitore di 16 Grammy Awards. I brani sono accompagnati da immagini scelte dall’autrice, proiettate su grande schermo, con interventi di danza contemporanea eseguiti dal Gruppo YAS Dance Project, diretto da Luca Lupi. Il concerto esprime una nuova musica strumentale, vibrante, popolare e inclusiva, che entra sin dal primo brano in sintonia con il pubblico per percorrere insieme un emotivo nel sistema della propria anima. Giulia Mazzoni eseguirà inoltre, accompagnata dall’Orchestra del Maggio e diretta da Axelrod, alcuni dei brani pubblicati negli album precedenti, includendo anche “Wildness” tratto dalla colonna sonora composta per il film “Anna” di Marco Amenta.

IL FESTIVAL MAGGIO, 86esima EDIZIONE, 2024

La programmazione operistica

TURANDOT

Il Festival del Maggio, dopo l’inaugurazione sinfonica affidata a Daniele Gatti il 13 aprile, alza il sipario operistico il 21 aprile alle ore 20 con uno degli allestimenti entrati a pieno titolo nella storia artistica del Maggio e divenuto un cult: Turandot. Il titolo pucciniano – dopo anche La bohème del novembre 2023 – è programmato assieme a Tosca (in scena dal 24 giugno) per le celebrazioni dedicate a Giacomo Puccini in occasione del centenario della morte. Andato in scena per la prima volta nel 1997 al Teatro Comunale, è stato portato poi a Pechino alla Città Proibita, riproposto inoltre per altre due volte sulle tavole del palcoscenico del vecchio teatro e in una versione semiscenica nel novembre 2012 al Teatro del Maggio. Sul podio sempre, oggi come allora, il maestro Zubin Mehta che nel corso della sua carriera ne ha fatto un’opera di riferimento del suo repertorio. La regia è di Zhang Ymou, ripresa oggi da Stefania Grazioli. I sontuosi costumi sono di Wang Yin e le luci sono curate da Valerio Tiberi. Per compore il cast il Maggio ha desiderato proporre al pubblico nomi di alto profilo ma al loro debutto fiorentino: è il caso di Olga Maslova, il soprano che interpreta l’iconica parte di Turandot, vincitrice quest’anno del Concorso Čajkovskij di Mosca (ma in Italia prima della Turandot, sarà in scena solo a Trieste in Nabucco). A una ex Accademica del Maggio, il soprano Eunhee Maggio è affidato lo stesso ruolo nella recita del 3 maggio. Altoum sarà Carlo Bosi, Timur sarà il giovane basso coreano Simon Lim. Nell’altrettanto iconica parte di Calaf si segnala il debutto italiano del tenore greco Angelos Samartzis dalla voce formidabile. Nelle recite del 27 e 30 aprile la parte sarà sostenuta da Ivan Magrì. Liù in tutte le recite sarà la grande voce italiana di Valeria Sepe. Ping Pang e Pong, le tre maschere, sono affidati a tre artisti dell’Accademia: Lodovico Ravizza, Oronzo D’Urzo e Lorenzo Martelli. A un ex Accademico il baritono Qianmindg Dou, è affidata la parte de Il Mandarino. Le danze sono interpretate dai ballerini del Nuovo Balletto di Toscana diretto da Cristina Bozzolini. Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino: maestro del Coro, Lorenzo Fratini. Le repliche sono in calendario il 24, il 27 (ore 15.30) il 30 aprile e il 3 maggio.

C’era una volta una principessa dal cuore duro come una pietra che metteva alla prova i propri spasimanti con un trio di enigmi da risolvere. Solo l’uomo capace di rispondere esattamente ai tre enigmi avrebbe conquistato Turandot ma nessuno era mai riuscito nell’impresa e ogni tentativo fallito era punito dalla principessa con la pena capitale. Ma l’arrivo in incognito del principe Calaf, che prontamente scioglie i tre enigmi, scombina le carte in tavola: la principessa è costretta alle nozze ma il valoroso Calaf non vuole costringerla a onorare il dovere impostole dal padre e le offre la possibilità di recedere solo se scoprirà la sua identità prima dell’alba. Questo è il plot dell’ultimo capolavoro incompiuto di Giacomo Puccini, un’opera di rottura rispetto al passato o forse l’opera epitaffio della tradizione melodrammatica. L’azione dell’ultimo capolavoro di Giacomo Puccini si svolge a Pechino al tempo delle favole – la fonte è l’omonima favola di Carlo Gozzi – così il musicista ricrea le affascinanti sonorità esotiche ricorrendo a melodie cinesi originali e a impasti timbrici particolari, in cui gli strumenti idiofoni (campanelli, campane tubolari, celesta, xilofono, glockenspiel) giocano un ruolo fondamentale. Tra le voci spiccano quelle dei due protagonisti: Turandot, dotata di una voce da tiranna e chiamata a coprire salti vertiginosi dal registro grave all’acuto, e Calaf, principe valoroso che conquista il cuore della principessa cinese a suon di romanze piene di slancio lirico. La realizzazione di Turandot fu per Puccini lunga e laboriosa, quattro anni di lavoro fino a quando la morte non lo colse mentre stava ultimando il terzo atto. Al collega Franco Alfano fu affidato il compito di portare a compimento il capolavoro incompiuto che debuttò il 25 aprile 1926 al Teatro alla Scala diretto da Arturo Toscanini. Ha fatto storia la decisione presa in quella serata dal direttore, che si rifiutò di proseguire dopo le ultime battute vergate da Puccini. Con la morte del compositore lucchese si chiudeva l’epoca gloriosa del melodramma italiano e la sua ultima creazione rimasta incompiuta ne simboleggiò la fine o, per alcuni, il nuovo corso del teatro musicale.

JEANNE DARK

Dopo essere stata cancellata nel 2020 a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, debutta finalmente il 14 maggio alle ore 20, in Sala Mehta – in prima rappresentazione assoluta – Jeanne Dark, opera, su libretto di Stefano Jacini, commissionata dal Teatro a Fabio Vacchi, tratta dall’eroicomica La Pulzella d’Orleans di Voltaire. Fabio Vacchi, la cui collaborazione con il Maggio risale al giugno del 1982, epoca della rappresentazione al Teatro della Pergola del suo lavoro Girotondo, ha definito Jeanne Dark “Un testo ironico, sarcastico, dissacrante, che ironizza così, sui dogmi estetici del teatro musicale cosiddetto contemporaneo, convinto che in ogni ideologico si nasconda quel potere occulto smascherato dall’illuminismo, nella sua accezione non solo settecentesca; un’opera per divertirsi e per pensare”. La direzione e la concertazione sono affidate ad Alessandro Cadario che guida il ContempoArtEnsamble; la regia dello spettacolo è firmata da Valentino Villa; le scene sono di Serena Rocco, i costumi di Gianluca Sbicca; l’ideazione delle luci è di Pasquale Mari realizzate da Oscar Frosio. In locandina artisti in carriera e accademici del Maggio: Elia Schilton è Voltaire, Alexia Voulgaridou è Jeanne, Olha Smokolina è Agnese, Lorenzo Martelli sostiene le parti di Stalliere/Asino/Soldato francese; Alfonso Zambuto anche lui con tre ruoli: Delfino/Re//Diavolo; Anicio Zorzi Giustiniani è Gilles de rais; Giovani Battista Parodi è San Giorgio; Gianluca Margheri è San Dionigi, Davide Piva è Frate Bordone. Le due repliche sono programmate il 16 maggio alle ore 20 e il 18 alle ore 18.

Nell’eroicomica Pulzella d’Orleans, Voltaire attacca l’alleanza tra potere monarchico e cattolico nel fomentare nazionalismo e superstizione. Stefano Jacini ne assorbe l’intento satirico, che individua nel falso moralismo sessuale e nella sottomissione della donna, cui Giovanna d’Arco in realtà si ribella, il mezzo privilegiato per soggiogare la società da parte di un’autorità illegittima, insipiente e ipocrita. Vacchi sceglie uno stile narrativo, giocoso e dissacrante, ironizzando così, indirettamente, sui dogmi estetici del teatro musicale cosiddetto “contemporaneo”, convinto che in ogni diktat ideologico si nasconda quel potere occulto smascherato dall’illuminismo, nella sua accezione non solo settecentesca. Un’opera per divertirsi e per pensare, che culmina non con il rogo della ragazza, ma con la sua fuga in sella a un asino, animale nobilmente letterario e irresistibile, in un’ottica antispecista, per energia erotica primigenia.

TOSCA

Il 24 maggio alle 20, in Sala Grande si alza il sipario su Tosca, di Giacomo Puccini. Sul podio il maestro Daniele Gatti. La regia è firmata da Massimo Popolizio, importante attore ronconiano e apprezzato regista di prosa, sei volte “Premio Ubu” (quattro volte come attore e due volte per la regia), tre volte “Nastro d’Argento”, due volte “premio Flaiano”, che per il Maggio torna a confrontarsi con regia d’opera dopo aver siglato nel 2018 I masnadieri all’Opera di Roma. Le scene sono di Margherita Palli, i costumi di Silvia Aymonino, le luci di Pasquale Mari.

Per la parte di Tosca è stato individuato il soprano Vanessa Goikoetxea, artista con una spiccata personalità che canta per la prima volta a Firenze dopo un suo debutto italiano al Festival di Martina Franca dieci anni fa, nel 2014. Francesco Meli, il cui nome non ha bisogno di presentazioni e che al Maggio è “di casa” sarà Cavaradossi. Scarpia sarà il baritono russo Alexey Markov. Per le altre parti il Maggio ha deciso di puntare su Gabriele Sagona per Angelotti, Matteo Torcaso per Il sagrestano, Dario Giorgelé per Sciarrone e Oronzo D’Urzo, dell’Accademia, per Spoletta. Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Maestro del Coro Lorenzo Fratini. Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio, maestra del coro Sara Matteucci. Le repliche sono fissate il 26 (ore 15.30) maggio e 3, 6, 8 giugno alle ore 20.

Il 14 gennaio del 1900 al Teatro Costanzi di Roma debutta Tosca, opera in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. La fonte è il dramma storico La Tosca di Victorien Sardou, scritto nel 1887 appositamente per l’attrice Sarah Bernhardt. Puccini si era infiammato per quel soggetto dopo aver assistito a una recita teatrale e fece di tutto per trasformarlo in opera. Tuttavia, l’editore Ricordi affidò inizialmente il progetto a un altro compositore, Alberto Franchetti, salvo poi rimetterlo nelle mani di Puccini nel 1895. Per realizzare il libretto di Tosca viene riconfermato il tandem Illica-Giacosa, già collaudato con successo ne La bohème. Ma i lavori procedono a rilento e con numerose lagnanze da parte dei librettisti. Entrambi ritengono il dramma di Sardou inadatto alla trasposizione operistica per i troppi avvenimenti che prendono il sopravvento sulla poesia. Puccini, invece, dal canto suo non se ne preoccupa e seguendo solo il suo istinto musicale nel 1899 firma quello che di lì a breve diventerà un altro suo grande capolavoro. Tosca è dunque un’opera d’azione dove la tensione non si allenta mai e in cui il discorso musicale deve necessariamente procedere senza sosta, salvo rare eccezioni. Questo induce il compositore lucchese ad adottare una tecnica narrativa costruita sua una fitta rete di motivi brevi e ricorrenti – spesso combinati tra loro – per commentare il frenetico svolgersi della vicenda. L’azione è ambientata nella Roma papale al tempo della battaglia di Marengo. I protagonisti Floria Tosca, primadonna al quadrato passionale e volitiva, e il suo amante Mario Cavaradossi, pittore dalle simpatie liberali e anticlericale convinto, sono ostacolati dal barone Scarpia, capo della polizia borbonica a servizio del papato. Animato da torbide passioni e da un’innata malvagità, il barone come un sadico burattinaio determina l’andamento degli eventi dall’inizio alla fine. Feroce persecutore di Mario prima, e di Tosca poi, (fino a quando non viene assassinato dalla donna dopo un tentativo di violenza) Scarpia continua ad aleggiare come un fantasma in orchestra anche da morto con la ripetizione del suo tema minaccioso costruito sul tritono, l’intervallo sinistro che da secoli in musica è associato al Male.

Ma l’atmosfera drammatica della storia, che prevede tre morti violente in scena (un accoltellamento, una fucilazione e un suicidio), è accentuata ulteriormente da Puccini anche attraverso una scrittura orchestrale carica di dissonanze e tensioni, che anticipano l’estetica espressionista, e una vocalità spesso esasperata e spinta al limite.

IL BALLETTO

Après-midi d’un faune | Boléro | Le Sacre du Printemps (trilogia dell’estasi)

della Compagnia Zappalà Danza
Spettacolo in prima mondiale assoluta di Roberto Zappalà con la collaborazione drammaturgica di Nello Calabrò, la Trilogia dell’estasi, in scena per due sere il 30 e 31 maggio in Sala Mehta. La regia e la coreografia sono di Roberto Zappalà che firma anche set e luci e costumi, questi ultimi realizzati con Veronica Cornacchini.

Trilogia dell’estasi, creazione per una dozzina di danzatori, si basa su tre fra le più celebri composizioni dell’ultimo secolo e mezzo: Il Prélude à l’après-midi d’un faune di Claude Debussy, il Boléro di Maurice Ravel e Le Sacre du printemps di Igor’ Stravinskij. Chiave della trilogia è il lavoro sullo spazio, nel quale si va creando un “dispositivo scenico” che, volta per volta, limita, amplifica, e modifica la coreografia, anche questa curata da Roberto Zappalà. Un unico set scenico ospiterà la creazione, che al contempo racchiude rispettivamente l’esclusione, il corteggiamento e l’eros nel Prélude à l’après-midi d’un faune; l’inclusione, il vizio e la lussuria nel Boléro e infine la persecuzione e il sacrificio ne Le Sacre du printemps. Il progetto è una co-produzione fra lo Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza, la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e il Teatro Massimo Bellini di Catania con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.

LA STAGIONE SINFONICA DEL 86esimo FESTIVAL

Presentazione

Il concerto inaugurale del Festival sarà diretto dal maestro Daniele Gatti il 13 aprile in Sala Mehta.

Come nella prima parte della stagione 2023/24, in cui il Maestro ha presentato il ciclo Honegger-Beethoven abbinando le sinfonie del primo ai concerti per pianoforte e orchestra del secondo, anche nel Festival Daniele Gatti proporrà alcuni confronti musicali di particolare interesse. Nei programmi dei suoi tre concerti, si troveranno infatti composizioni di musica corale sacra o d’ispirazione religiosa, di autori come Bruckner, Zemlinsky e Petrassi, affiancate a sinfonie di Mahler e Šostakóvič. Appuntamenti assai attesi sono poi quelli con il maestro Riccardo Muti insieme ai Wiener Philharmoniker (12 maggio) e il maestro Myung-Whun Chung con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino (25 maggio) che propongono alcuni capisaldi della letteratura sinfonica settecentesca e ottocentesca. Ma il programma concertistico del Festival prevede anche cinque appuntamenti dedicati al fortepiano in collaborazione con l’Accademia Bartolomeo Cristofori (14,16,18,19 e 3 aprile), un ciclo di concerti con i giovani musicisti dei Complessi da camera del Conservatorio di Firenze e della Scuola di Musica di Fiesole (7, 8, 10 e 11 maggio), un progetto intitolato “Maggio diffuso” che porterà Le quattro stagioni di Vivaldi eseguite dai professori dell’ Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino guidati da Domenico Pierini in giro per la città metropolitana (15 e 17 maggio), un concerto de L’Homme Armé, ensemble vocale specializzato nello studio e nell’interpretazione della musica antica (21 maggio), un concerto dell’Orchestra dellaToscana (1 giugno), sul podio il giovane direttore Riccardo Bisatti e al violino Simon Zhu, un appuntamento concertistico con il G.A.M.O (5 giugno) e due appuntamenti curati da Tempo Reale (11 e 12 giugno) nell’ambito di “Maggio elettrico”. L’ultimo concerto del Festival (13 giugno) è affidato invece all’amata e prestigiosa bacchetta del maestro Zubin Mehta, direttore emerito a vita del Maggio che dirigerà un brano corale (ancora da definire) e la Sinfonia n. 7 di Dvořák.

Approfondimento

Il 13 aprile 2024, in Sala Mehta il concerto inaugurale del Festival avrà un sapore particolarmente solenne. Dopo il brano a cappella di Anton Bruckner Ecce Sacerdos magnus diretto in apertura dal maestro Lorenzo Fratini, antifona per coro misto a otto voci, tre tromboni e organo composta nel 1885 per celebrare i mille anni della diocesi di Linz, il maestro Gatti dirigerà il Salmo 13 di Alexander Zemlinsky, autore spesso trascurato ma che è stato tra i maggiori protagonisti del rinnovamento musicale del primo trentennio del secolo scorso. Direttore d’orchestra e compositore di opere teatrali, sinfoniche, cameristiche e corali, Zemlinsky era stimatissimo da Mahler ma anche dagli esponenti della Seconda Scuola di Vienna, nonostante la sua estraneità al linguaggio dodecafonico. Il Salmo 13, canto di protesta e di speranza fu composto durante gli anni del nazismo e rimasto inedito fino al 1971. A chiudere il concerto inaugurale verrà eseguita la Sinfonia n. 4 di Gustav Mahler (voce solista il soprano Sara Blanch) che chiude idealmente il primo periodo sinfonico mahleriano incentrato sulla poetica del Des Knaben Wunderhorn. Come la Seconda e la Terza, anch’essa infatti accoglie tra i suoi movimenti un canto su un testo poetico tratto dalla raccolta di Achim von Armin e Clemens Brentano, Das himmlische Leben (“La vita celestiale”), una riflessione su temi esistenziali già affrontati in precedenza, ma stavolta riproposti attraverso il filtro di un sogno fanciullesco.

Il secondo concerto del maestro Daniele Gatti (5 maggio, in Sala Grande) si aprirà con il Magnificat di Goffredo Petrassi. Classe 1904, Petrassi muove i primi passi nel mondo musicale tra le fila dei pueri cantores della Schola Cantorum della Chiesa di San Salvatore in Lauro. Al Conservatorio di Santa Cecilia, dove si diploma in organo e composizione, si cimenta con le ardite polifonie di Josquin Desprez e Palestrina ma al contempo viene folgorato dal modernismo di Igor Stravinskij. Così come altri colleghi della sua generazione inizia il suo cammino artistico sotto la spinta della corrente neoclassica, che lo porta a rielaborare forme musicali del passato in modo nuovo ed eclettico. Il Magnificat per soprano leggero, coro e orchestra fu realizzato tra il 1939 e il 1940. Di particolare suggestione è il ruolo vocale della Vergine, che con il suo canto agile si libra tra perorazioni corali imponenti. In programma anche la Sinfonia n. 10 di Šostakóvič, opera cupa e di taglio introspettivo realizzata nel 1953 dopo la morte di Stalin, la cui presenza, come precisò l’autore, aleggia minacciosa nel corso della partitura, soprattutto nel secondo movimento pensato come un ritratto sonoro del dittatore.

Il 12 maggio in Sala Grande alle ore 17 torna a Firenze, in una delle sole tre tappe italiane della tournée, il maestro Riccardo Muti alla testa dei Wiener Philharmoniker con un programma di indiscutibile fascino che si apre con la Sinfonia n. 35 Haffner di Mozart, la prima del gruppo delle sei ultime sinfonie realizzate nel decennio viennese, e si chiude con l’ultima sinfonia di Schubert, la Sinfonia n. 9 in do maggiore detta “La grande”. Realizzata nel 1828 la sinfonia in do maggiore fu offerta alla Società degli amici della musica di Vienna ma rifiutata a causa della complessità e della lunghezza eccessiva. Schubert la ripose in un cassetto dove rimase per anni fino a quando Robert Schumann non la scoprì per caso durante una visita al fratello del musicista scomparso, prodigandosi per farla conoscere al mondo.

Atteso ritorno a Firenze è anche quello del maestro Myung-Whun Chung che raccoglie idealmente il testimone da Riccardo Muti. Nel programma del suo concerto (25 maggio) ascolteremo infatti l’altro capolavoro sinfonico di Schubert, la Sinfonia n. 8 Incompiuta. Composta nel 1822 con i due soli movimenti iniziali, la sinfonia fu eseguita quarant’anni dopo la morte del compositore, grazie al fortuito ritrovamento del direttore d’orchestra Johann Herbeck. Passando da un capolavoro all’altro, il concerto del maestro Chung si chiude con la Sinfonia n. 4 di Johannes Brahms, sua ultima creatura sinfonica in cui il virtuosismo compositivo si sposa a una cantabilità intrisa di malinconia.

Nell’ultimo concerto diretto da Daniele Gatti (7 giugno in Sala Mehta) ritroviamo ancora una volta una composizione di Petrassi e una di Šostakóvič. La serata si apre con il Salmo IX di Petrassi, un’opera realizzata tra il 1934 e il 1936 che si distingue per l’organico inconsueto formato da coro, archi, ottoni, percussioni e due pianoforti. Influenzato dal modello stravinskijano della Sinfonia di salmi ma anche dalla tradizione polifonica barocca, il Salmo IX presenta un’architettura polifonica realizzata attraverso un linguaggio moderno in cui dominano sonorità asciutte e ritmi energici. Nella seconda parte del concerto ascolteremo la Sinfonia n. 5 di Šostakóvič. Nata di getto nel 1937 in risposta alle accuse di formalismo che avevano colpito l’autore l’anno precedente, la Quinta doveva apparire agli occhi dei detrattori del compositore come «una sinfonia lirico eroica dove l’idea principale si fonda sulle esperienze emozionali dell’uomo e sull’ottimismo che vince ogni cosa». Un’opera enigmatica, nella quale Šostakóvič celò dietro a un ottimismo di facciata la sua angoscia di artista privato della libertà di espressione.

Il Festival iniziato il 13 aprile, termina il 13 giugno con il maestro Zubin Mehta impegnato in un brano corale (da definire) e nella Sinfonia n. 7 di Dvořák. Opera vicina al modello sinfonico di Brahms per il carattere austero ed equilibrato, soprattutto del primo movimento, la Sinfonia n. 7 mostra anche tratti decisamente slavi, dalle melodie espanse che animano il Poco Adagio, allo scatenato ritmo di danza boema dello Scherzo, fino al tema zingaresco e appassionato che domina e chiude trionfalmente l’ultimo movimento.

LE COLLABORAZIONI

Nel programma del Maggio e del Festival ritroviamo la collaborazione con molte istituzioni musicali fiorentine: gli Amici della Musica Firenze, l’Accademia Bartolomeo Cristofori, il Conservatorio Cherubini, la Scuola di Musica di Fiesole, L’Homme Armè, l’Ort-Orchestra della Toscana, Gamo, Tempo Reale con Maggio Elettrico. Alcune di queste come per esempio l’Accademia del Fortepiano, o l’associazione L’homme armé, Gamo, Tempo Reale permettono al Teatro di ampliare l’offerta in termini di un repertorio, dalla musica antica a quella elettronica per esempio, non abitualmente eseguiti dal Maggio e di coinvolgere quel pubblico che è interessato a quel tipo di proposta.

I primi a scendere in campo l ’11 marzo alle ore 20 in Sala Mehta, sono gli Amici della Musica Firenze con un recital in coproduzione del Maggio del grande pianista Grigory Sokolov.

Nel Festival, proprio il giorno dopo l’inaugurazione, quindi a partire dal 14 aprile alle ore 20 in Sala Mehta l’Accademia Bartolomeo Cristofori dà avvio al ciclo di cinque concerti che prendono tutti il titolo dal primo: “Sulle ali del canto”. Le date successive alla prima sono il 16, 18, 19, 20 aprile. Tutti i concerti eseguiti su fortepiani originali d’epoca che saranno posizionati in Sala Mehta come a formare una scenografia attorno allo strumento protagonista della serata. I fortepiani sono un Carl Stein, 1835 (concerto del 14 aprile); un Ignace Pleyel, 1851 (concerti del 16, 18, 20 aprile) e un Koennicke, 1796 (concerto del 19 aprile) che saranno suonati da Francesco Pareti, Maurizio Baglini, Jin Ju, Francesco Libetta e Yuan Sheng. Il primo concerto “Sulle ali del canto” del 14 aprile vedrà protagonista il mezzosoprano Teresa Iervolino, accompagnata al fortepiano Carl Stein da Francesco Pareti; i due artisti eseguiranno romanze da camera di Saverio Mercadante, tutte incluse nel cd della collana Maggio Live “La fidanzata del demonio”. Da questo concerto si dipanerà l’itinerario dei successivi quattro recital tutti dedicati a brani che hanno un legame con l’Opera e con il canto con fantasie, variazioni, parafrasi di (tra gli altri) Liszt, Chopin, Paisiello, Mozart, Clementi Scarlatti, Beethoven.

Sempre il 14 aprile, alle ore 16 nell’ampio piazzale antistante il Teatro del Maggio, è programmato l’oramai classico appuntamento con le bande musicali e dei Musici del calcio Storico Fiorentino, dal titolo Ben venga il Maggio, realizzato in collaborazione con Anbima.

Con il Conservatorio Cherubini e la Scuola di Musica di Fiesole è in programma un “Progetto Giovani Musicisti”: quattro concerti eseguiti in Sala Coro (per la prima volta aperta al pubblico) il 7, 8, 10, 11 maggio alle ore 20. I complessi da camera delle due istituzioni saranno in scena alternandosi: 7 e 10 maggio il Conservatorio e 8 e 11 maggio la Scuola di Musica di Fiesole.

Il 21 maggio in Sala Mehta è la volta dell’Associazione musicale L’Homme armé ensemble specializzato nello studio e nell’interpretazione della musica antica. Il programma presentato compone musiche di Heinrich Isaac e Josquin Desprès, sul podio dell’Ensemble L’Homme Armè e dell’Ensemble Utfasol, Fabio Lombardo.

L’Ort – Orchestra della Toscana è ospitata sul palco della Sala Mehta sabato 1 giugno alle ore 20. Sul podio il giovanissimo – è del 2000 – direttore Riccardo Bisatti che il pubblico del Maggio ha conosciuto nel corso del ciclo “C’è musica e musica” nel concerto domenicale del 10 dicembre dove ha diretto i primi temi di tre grandi concerti con le prime parti dell’Orchestra del Maggio. Con lui nel concerto del 1 giugno il recentissimo vincitore del Premio Paganini di Genova Simon Zhu; in programma composizioni di Ferruccio Busoni, Gustav Mahler e Čajkovskij.

Il 5 giugno alle 20 in Sala Regia, anche questa aperta per la prima volta al pubblico (come la Sala Coro per le due compagini cameristiche del Conservatorio Cherubini e della Scuola di Musica di Fiesole) G.A.M.O., Gruppo Aperto Musica Oggi, che dedica il concerto al Luigi Nono eseguendo delle sue composizioni eseguite dal Gamoensemble diretto da Francesco Gesualdi. Chiude il ventaglio delle collaborazioni, di nuovo in Sala Regia, l’11 e il 12 giugno alle 20, Tempo Reale con Maggio Elettrico con un programma di musica elettronica ancora da definire.

La collaborazione con il Teatro La Pergola, sigla una prestigiosa prima assoluta mondiale in cartellone nelle settimane dell’86° Festival del Maggio: il 2 maggio 2024, al Teatro della Pergola, una nuova produzione internazionale tra Teatro della Toscana/Teatro della Pergola, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Théâtre de la Ville di Parigi insieme al Teatro Stabile del Friuli, al Teatro Stabile di Bolzano e al Teatro Stabile del Veneto; in cartellone il nuovo spettacolo firmato da Bob Wilson, che torna al Maggio a distanza di quasi trent’anni dall’ultima volta, quando curò la regia del Dittico giapponese, andato in scena proprio alla Pergola nel giugno del 1994. Dopo Firenze, lo spettacolo, culmine realizzativo del progetto L’Attrice e l’Attore Europei di Teatro della Toscana/Teatro della Pergola e Théâtre de la Ville di Parigi, con molti elementi di sperimentalità anche in chiave musicale, effettuerà una tournée in tutta Europa.Wilson, dunque, lavorerà attorno alla figura di Fernando Pessoa, spaziando fra tutta l’opera di una tra le penne più belle e amate della poesia portoghese ed europea del XX secolo. Questo permetterà a Wilson di restituire un ritratto visionario di questo poeta, così come ha già fatto in passato nei suoi memorabili omaggi a Sigmund Freud, Daniil Kharms e Vaclav Nižinskij, solo per citarne alcuni.Il cast è a forte impronta internazionale, composto da attrici e attori italiani, francesi, portoghesi, rumeni e africani; lo spettacolo, difatti, nasce dal vivo interesse di Bob Wilson per il progetto de L’Attrice e l’Attore Europei, soprattutto nella sua prospettiva di incontro e relazione con il continente africano.

IL MAGGIO DIFFUSO

Il 14, 15, 16, 17 maggio, alle ore 21, il Maggio porta le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi, in quattro luoghi d’arte della Città Metropolitana di Firenze. L’Orchestra del Maggio è diretta da Domenico Pierini, violino di spalla della compagine. I concerti si terranno presso il Santuario di Santa Verdiana a Castelfiorentino il 14, la Pieve di San Pietro a Cascia a Reggello il 15, la Pieve di san Donato in Poggio a Barberino Tavarnelle il 16 e la Pieve di San Lorenzo, a Borgo San Lorenzo il 17 maggio.

GLI ABBONAMENTI E I CARNET

Tornano gli abbonamenti che rendono sempre più conveniente il prezzo, già favorevole rispetto al passato, dei biglietti per gli spettacoli. Sono previsti tre turni di abbonamenti: “A”, “B”, “Pomeridiano” che sono declinati su quattro differenti tipologie. I prezzi relativi, relativi ai differenti posti nei settori delle due sale, sono consultabili sul sito del Teatro.

•     “Abbonamento Lirico Sinfonico ” (Turno “A” ,”B” e “Pomeridiano”) , per un totale di 17 spettacoli (4 opere + 1 opera in forma di concerto + 1 balletto + 11 concerti sinfonici)

•     “Abbonamento Sinfonica 2024” per un totale di 12 concerti (1 opera in forma di concerto + 11 concerti sinfonici)

•     “Abbonamento Opera e Balletto” (Turno “A” , “B” e “Pomeridiano”), per un totale di 5 spettacoli (4 opere + 1 balletto)

•     “Abbonamento Lirico Sinfonica Festival ” (Turno “A” , “B” e “Pomeridiano”) per un totale di 10 spettacoli   (3 opere e 1 balletto e 6 concerti sinfonici)

Gli Abbonati del turno Stagione Lirico Sinfonica 22/23 (Turno “A”, “B” e “Matinée”) potranno rinnovare l’abbonamento “Abbonamento Lirico Sinfonico” (Turno “A”, “B” e “Pomeridiano”) a partire dal 24 novembre 2023 fino al 4 dicembre 2023.

Gli abbonati ai restanti turni compreso il Festival 2023 potranno rinnovare i propri turni di abbonamento a partire dal 5 dicembre 2023 al 11 dicembre 2023.

Sarà possibile sottoscrivere nuovi abbonamenti a partire dal 15 dicembre 2023 fino al 10 gennaio20 24 per l’Abbonamento Lirico Sinfonico” (Turno A, B e Pomeridiano) e “Abbonamento Sinfonica 2024”. Per l’Abbonamento Opera e Balletto (Turno “A”, “B” e “Pomeridiano”), il termine sarà il 28 febbraio 2024 mentre per l’Abbonamento Lirico Sinfonica Festival (Turno “A”, “B” e “Pomeridiano”) il termine ultimo sarà il 30 marzo 2024

Sono inoltre previsti tre “Carnet”, disponibili alla vendita a partire dal 15 dicembre, che possono essere scelti tra i seguenti:

•       Abbonamento “Carnet Libero For You”: 3 opere a scelta o 2 opere e 1 balletto; e 5 concerti sinfonici (escluso il concerto dei Wiener Philharmoniker/Riccardo Muti) sconto del 15% sul prezzo complessivo dei biglietti a seconda del settore scelto.

•       Abbonamento Carnet “Libero Sinfonica”: 5 concerti sinfonici a scelta (escluso il concerto dei Wiener Philharmoniker/ Riccardo Muti), sconto del 15 % sul prezzo dei biglietti a seconda del settore scelto

•       Carnet “Under 30”: 3 opere a scelta o 2 opere e 1 balletto; e 5 concerti sinfonici (escluso il concerto dei Wiener Philharmoniker/ Riccardo Muti), 13 euro in tutti i settori in base ai contingenti stabiliti.

Il Teatro del Maggio ringrazia i soci fondatori e i soci privati.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia per il sostegno i Soci: Soci di diritto Fondatori Pubblici: Repubblica Italiana nel Ministero della Cultura, Comune di Firenze e Regione Toscana.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia altrettanto i Soci Fondatori privati:

Fondazione CR Firenze, Intesa Sanpaolo; Baker Hughes, Allianz, Gucci, Publiacqua, Toscana Aeroporti, Unicoop Firenze, Salvatore Ferragamo, Toscana Energia, Università di Firenze, Pitti Immagine; gli Sponsor: Enel, Caffè Borbone, Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, Zignago Vetro, Cassetti Gioielli; gli Sponsor Tecnici: Tecnoconference, Torrigiani; il Partner ufficiale: Air Dolomiti.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia inoltre tutti gli aderenti all’Albo degli Associati: le Aziende mecenati, i Mecenati, i Sostenitori, i Benemeriti, i Soci effettivi, i Soci effettivi junior, i Soci e l’Associazione Amici del Maggio Musicale Fiorentino.

programmazione 1 – Gennaio-Marzo 2024

1 – Peer Gynt – In forma di concerto

Daniele Gatti

3 – Hankyeol Yoon

4 – Min Chung

Grigory Sokolov

6 – Daniele Gatti

Vitali Alekseenok

eventi speciali

Giulia Mazzoni

Nata a Firenze nel 1989, studia pianoforte classico, sassofono contralto e arrangiamento alla Scuola di Musica G. Verdi di Prato con Susanna Sgrilli e Roberto Manuzzi. Si specializza quindi in composizione classica con Mario Garuti, frequentando la classe di composizione al Conservatorio G. Verdi di Milano. Affascinata dal linguaggio del jazz, sostiene l’esame di ammissione per il Triennio Jazz del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara diretto da Roberto Manuzzi seguendo i corsi tenuti daAchille Succi, Roberto Spadoni, Stefano Zenni, Stefano Peretto, Teo Ciavarella, Ellade Bandini, Luca Bragalini. Nel 2013 pubblica in Italia e all’esteroil primo album Giocando con i bottoni, che contiene 14 composizioni originali per pianoforte, riscuotendo un grandissimo successo di pubblico e critica in tournée in Italia e in Asia. Sempre nel 2013 è la prima artista a vincere in una categoria strumentale, il prestigioso Premio Ciampi ed è una delle protagoniste delConcerto di Natale trasmesso in diretta su Rai 2dall’Auditorium della Conciliazionedi Roma, dove si e4sibisce con Patti Smith, Dolores O’ Riordan, Asaf Avidan e Anggun. Nel 2014 Giulia si è esibita a Eataly Milano Smeraldo, Ravello Festival, MEI Festival e, nel 2015, è stata l’unica artista femminile e di una categoria strumentale selezionata da Sony Music e inserita all’interno della compilation Eataly Live Project ed è stata selezionata come pianista residente per Audi City Lab durante la Milano Design week: in questa occasione ha suonato su uno speciale pianoforte Bösendorfer progettato da Philip Schlesinger. Giulia ha tenuto numerosi concerti in Italia nei principali teatri, festival e club, tra cui:Auditorium Parco della musica di Roma, Ravello Festival, Piano City Milano, Teatro Buratto, Teatro Alfieri di Asti, Teatro Comunale Bologna, Teatro Mà Catania, Festival Naturalmente Pianoforte, Teatro Goldoni di Livorno, Tuscany Hall, Teatro Metastasio, Teatro degli Arcimboldi, Teatro Verdi di Firenze, Mei,

Teatro della Pergola, Teatro Smeraldo, Blue Note Milano e Teatro dell’Arte. Giulia Mazzoni ha tenuto anche numerosi concerti all’estero in Europa e in particolare in Asia con 5 tour sold out nei più importanti teatri cinesi. Nel corso della sua carriera ha tenuto masterclasses;ha partecipato a numerose trasmissioni televisive ed è stata ospite di programmi radiofonici sulle principali emittenti italiane. Ha anche collaborato con il teatro come compositrice/performing artist e come regista; nel 2011 ha vinto il Concorso Nuova Scena Toscana indetto dal Teatro Metastasio di Pratocon lo spettacolo Il Viaggio, dialogo tra musica, pittura e parola da lei ideato, scritto e diretto, eseguendo anche musiche originali composte per l’occasione. Ha partecipato anche ad altre produzioni teatrali italiane quali L’organo dialogante con Marco Baliani in cui ha eseguito sue composizioni su un organo Gatti del XVIII secolo e L’ultimo giorno di sole, scritto da Giorgio Faletti, interpretato daChiara Burattie diretto daFausto Brizzi per il quale ha curato e suonato in scena le musiche. Giulia Mazzoni è stata protagonista di numerosi eventi culturali, fra l’altro alla Triennale, alla La Sapienza di Roma, alla Cattolica di Milano e all’Ambasciata Italiana e all’Istituto Italiano di Cultura a Pechino. Nel 2016 ha pubblica il suo secondo album Room 2401 con Sony Music Entertainment: 12 composizioni inedite più 3 bonus track e una prestigiosa collaborazione con Michael Nymanche per la prima volta nella sua carriera collabora con un altro compositore/pianista realizzando una versione inedita per due pianoforti di The departure eseguita in prima mondiale. Nel 2017 è la prima compositrice/pianista che si esibisce al “Festival Show” portando il suo pianoforte davanti a40.000 spettatori, mentre, nel 2018, Room 2401viene pubblicato in Cina e Taiwan da Sony Music China e Sony Music Taiwan: per l’occasione compie un secondo tour sold out in prestigiosi teatri asiatici quali il Taoyuan Arts Center di Taiwan e il Tianjin Grand Theatre in Cina: Giulia Mazzoni tornerà ancora, con grande successo, in tournée in Cina nel 2018 e nel 2019, anno in cui si esibisce anche per il Capodanno Cinese a Pratoche ospita la più grande comunità cinese in Italia e la sua presenza  è stata un importante simbolo di unità tra la comunità italiana e quella cinese. Fra il 2020 e il 2023 è protagonista del Festival Internazionale Piano Cityinsieme a Michael Nyman, Ludovico Einaudi, Chilly Gonzales, Roberto Cacciapaglia, Joep Beving, Rosey Chan e Rufus Wainwright, evento seguito in streaming da circa265.000 persone in tutto il mondo, mentre la registrazione è stata vista da milioni di persone in 120 paesi; si esibisce nello splendido cortile diPalazzo Strozzia Frenze come omaggio alla mostra “American Art 1961-2001”, eseguendo alcune versioni inedite realizzate per il primo violino dell’Orchestra della Scala di Milano, Laura Marzadori; apre la rassegna “La Toscana delle donne”, dedicata al mondo delle eccellenze femminili con un concerto al Teatro Verdi di Firenze, ricevendo il Premio Pegaso delle Donne per l’eccellenza dalPresidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Giulia Mazzoni compone e interpreta inoltre la colonna sonora del film Anna del regista Marco Amenta, presentato alla 80esima edizione del Festival del Cinema di Venezia:

nello stesso giorno viene pubblicato il singolo Wildness, scritto per pianoforte e quartetto d’archi, tema centrale del film. Il film riscuote un ottimo successo di critica aggiudicandosi una menzione della critica con il premio FEDIC. Attualmente sta lavorando al nuovo album in uscita nel 2024, una produzione internazionale con la produzione di Thom Russo, vincitore di 16 Grammy Awards. La musica di Giulia Mazzoni è disponibile su tutte le principali piattaforme digitali e in formato fisico nei principali negozi di dischi e digitali. Inoltre è Ambassador del brand Max Mara.

opera

foto si scena (2011).

interpreti

Venti Lucenti la principessa di gelo

foto di scena (2021).

balletto

concerti

foto conferenza stampa 23 novembre 2023

conferenza stampa audio.

video conferenza stampa.

Paolo Klun

Responsabile

Ufficio Stampa & Media- Comunicazione – Marketing

Maggio Musicale Fiorentino

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tel. + 39 055 2779.251

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