Gli attacchi volgari di Musk agli inserzionisti e la fine di X (Twitter)?
“Se qualcuno mi vuole ricattare con la pubblicità? Ricattarmi con soldi? Andate aff…..aff….. Chiaro?” Così Elon Musk, padrone di X (già Twitter), Tesla, e tante altre aziende, che lo hanno fatto diventare l’uomo più ricco al mondo. Musk ha ripetuto parecchie volte le sue volgarità durante un’intervista con Andrew Ross Sorkin nell’incontro del Deal Books del New York Times. Il tycoon aveva perso le staffe perché più di 200 corporation, incluso i nomi più famosi come IBM, Apple, Paramount, e Disney avevano sospeso o cancellato gli annunci pubblicitari da X per alcuni suoi commenti anti-semitici. Musk ce l’aveva specialmente con Bob Iger, amministratore delegato di Disney, il quale poco prima aveva annunciato che la posizione di “Elon Musk e di X non era positiva” per la sua azienda. Musk però non ha finito lì e si è diretto specificamente a Iger nella sua sfuriata chiamandolo per nome dicendo “Bob, se sei ancora nella sala, la vedo proprio in questo modo”, “puoi togliere gli annunci, se vuoi”.
Il commento che gli è valso l’accusa di antisemitismo non era chiaro per Musk ma ha accettato il potenziale malinteso e ha chiesto scusa. Ha spiegato che avrebbe dovuto precisare la sua posizione più dettagliatamente senza dare “una pistola” a quelli che lo odiano e agli antisemiti. In ogni modo ha presentato le sue scuse. Il padrone di X ha chiarito che dei suoi 30 mila post quello in questione è stato “il più sciocco”. Ha continuato a dire che non è antisemita ma “filosemita”
Il suo recente viaggio in Israele dove si è incontrato con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu è stato interpretato come parte delle sue scuse. Musk ha però spiegato che i due eventi non erano connessi poiché il viaggio era già stato programmato prima del post che gli ha causato l’accusa di antisemitismo. Musk ha reiterato la sua vicinanza verso le vittime israeliane causate da Hamas il 7 ottobre. Infatti si è incontrato con una famiglia di ostaggi che gli hanno dato una collana incisa con la frase “Riportateli a casa”. Musk ha promesso di portarla addosso fin quando gli ostaggi saranno liberati e difatti la portava sul palco durante i suoi attacchi alle corporation. Il padrone di X non ha però espresso nessuna preoccupazione per i 15 mila palestinesi che hanno perso la vita nel conflitto con Israele.
La sospensione e cancellazione degli annunci delle corporation causeranno una perdita di più di 70 milioni di dollari a X, secondo un’analisi del New York Times. I dirigenti della piattaforma hanno però smentito la cifra dichiarando che si tratta infatti di 11 milioni. Comunque sia, Linda Yaccarino, la Ceo, l’amministratrice delegata di X da sei mesi, presente in sala durante la sfuriata di Musk, ha il difficile compito di ricucire i rapporti con le corporation.
Dopo la ramanzina del suo capo, la Yaccarino ha dichiarato che la libertà di espressione e l’indipendenza abbracciate da X causano “disagi” ad alcuni. Lei ha ringraziato gli inserzionisti di X. Ha poi seguito reiterando le scuse offerte da Musk, sottolineando che la piattaforma offre alla gente di fare le loro decisioni poiché include un “incrocio di libertà di espressione e imprenditori”. La comunità di X è potente e agli inserzionisti lei dice semplicemente “Thank you” (Grazie).
Nonostante gli sforzi diplomatici di Yaccarino rimane il fatto che X è stata comprata da Musk per 44 miliardi di dollari e adesso è valutata a solo 19 miliardi, perdite di più della metà del valore nei tredici mesi della proprietà del tycoon. Le banche che hanno prestato i soldi a Musk non saranno molto preoccupate considerando le risorse dell’imprenditore. Preoccupano però gli atteggiamenti del tycoon. Il caso dell’accusa di antisemitismo non è l’unica macchia. Un altro dei suoi tweet del 2018 gli è costato 40 milioni di dollari in multe dalla US Security e Exchange Commission, ente federale che protegge gli investitori.
Musk continua a sorridere all’ultra destra e le idee complottiste. Recentemente ha amplificato la teoria complottista del Pizzagate di un gruppo di estrema destra, secondo cui il Partito Democratico sarebbe coinvolto in abusi minorili. Il post di Musk che appoggiava questo complotto è stato rimosso, suggerendo che evidentemente se ne era reso conto del fake news. Rimane anche il fatto che il bando di Donald Trump all’uso di X, messo in atto dopo gli incitamenti all’insurrezione dell’ex presidente il 6 gennaio 2021, è stato revocato. Trump però ha deciso di non ritornare a X e di continuare l’uso della sua piattaforma Truth Social, anch’essa in guai finanziari. Il problema di queste due e le altre piattaforme consiste nelle perdite di annunci pubblicitari dei media tradizionali. Allo stesso tempo le piattaforme spargono non poche fake news che aumentano i pericoli alla democrazia.
La sfuriata di Musk verso gli inserzionisti potrebbe “uccidere” X secondo il proprietario. E tutti “sapranno che gli inserzionisti hanno fatto fuori la compagnia”, ha continuato il tycoon. E lui? Nessuna colpa?
Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.
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