Tari alle stelle: “Non possiamo andare avanti così – è lo sfogo di Gianni Rivieri, rappresentante fioristi di Confimpresa Massa Carrara -. Rischiamo di chiudere le saracinesche e far diventare Massa una città fantasma. Nel giro di poche settimane mi è stata recapitata la Tari del 2023 di oltre 2mila 500 euro e un sollecito a livello di terrorismo psicologico della Tari del 2020, quando l’attività era chiusa per la pandemia, di oltre 3mila 500 euro: mille euro in più per il ritardato pagamento. Il mio, così come quello di tante attività, è un urlo disperato. Con questo, caro Comune, non è detto che non vogliamo pagare ma pagare il giusto. Da 50 anni porto avanti la mia attività di fiorista, oggi in uno dei negozi più belli e ampi di Massa e reputo la mia, una “bottega storica”. Gestire bei negozi arricchisce anche il tessuto commerciale della città ma, a questo punto, cosa devo fare? Chiudere oppure ritirarmi in un fondo di 40 metri? Perché non si considerano gli spazi effettivamente utili all’attività? Inoltre, quanta spazzatura posso produrre vendendo fiori? E quanto mi costano questi sacchi di spazzatura? Non è accettabile. Il Comune non può e non deve ridurci sul lastrico, costringerci a chiudere per le tasse sempre più elevate”. La Tari è nota come tassa sui rifiuti ed è una tassa locale che consente ai comuni ampie autonomie nel definire riduzioni o esenzioni dall’applicazione del tributo per talune attività. Tante sono le anomalie che si registrano, lamentate anche dai cittadini, esempio sottoporre al pagamento della Tari anche locali e case chiuse, disabitate. “Il Covid ha costretto molti esercenti, come me, a dover accendere un mutuo per tirare avanti – prosegue Rivieri -. Siamo tartassati e dobbiamo fare il conto anche con la concorrenza, con il lavoro che diminuisce. A Massa tante sono le attività che hanno chiuso i battenti e siamo su quella strada: il Comune ci venga incontro, ci dia una mano a sopravvivere. Come? Io sto pagando 132 metri quadrati tra sgabuzzino, sottotetto e varie. Mi tassino solo la parte adibita all’attività, altrimenti l’alternativa è la chiusura, oppure cercare un fondo piccolo rinunciando a quello che ho creato in 50 anni, ovvero uno dei negozi più belli in zona”.
Daniele Tarantino, consigliere comunale, ha preso in mano la situazione: “Mi impegnerò verso l’amministrazione – annuncia – per far sì che vengano effettuati controlli chiedendo l’applicazione di trattamenti diversi su superfici non adibite ad attività commerciale, ovvero superfici accessorie.
Le amministrazioni locali hanno facoltà di disporre esenzioni o riduzioni e possono prevedere particolari tariffe a seconda delle attività effettivamente svolte. Chiederò di valutare nelle sedi opportune eventuali modifiche sull’applicazione di trattamenti da applicare solo ed esclusivamente su locali dove l’attività commerciale è effettivamente svolta. Inoltre, chiederemo maggior elasticità verso le imprese che già sono in sofferenza, contenendo l’applicazione di balzelli esosi sul mancato o il ritardato pagamento”.