Noi e l’ambiente: come difenderlo per salvarlo e salvare noi stessi
di Angela Casilli
Oggi tutti parlano di ambiente e tutti si dichiarano suoi difensori, anche se ognuno si riferisce al proprio vissuto fatto di esperienze pregresse o in essere.
C’è chi fa la raccolta differenziata, chi combatte lo spreco alimentare, chi risparmia l’acqua, tutte iniziative lodevoli, però poi, quando si arriva al dunque, non sappiamo dare una risposta che sappia convincere, alla domanda che ormai tutti si pongono, su come salvare l’ambiente in cui viviamo e quindi il nostro Pianeta.
Se difendere l’ambiente vuol dire salvare la Terra, allora non dobbiamo temere il futuro, perché la natura ha dimostrato in miliardi di anni, di sapersi rinnovare, di saper ricostruire gli equilibri distrutti dall’uomo, principale colpevole del suo degrado, causa prima dei problemi che stanno determinando la fine dell’attuale ecosistema.
In natura, tutto è interconnesso e ogni cambiamento, spontaneo o indotto, fortuito o voluto, ha ripercussioni inimmaginabili, perché le conoscenze che oggi noi abbiamo raggiunto, sono tali da permetterci di monitorare praticamente tutto e quindi di avere assolute certezze di ciò che potrebbe accadere.
Conosciamo gli errori commessi, sappiamo quali sono i rimedi per salvare il salvabile e come possiamo metterli in atto, ma continuiamo a correre verso la rovina, che sarà di tutti non del solo singolo.
Sarà la Rivoluzione verde e la Transizione ecologica che ci salveranno? Bella domanda a cui però non sappiamo dare una risposta convincente, perché sono idee nobilissime ma che rimangono tali, perché la verità è un’altra: noi pensiamo di salvare l’ambiente e noi stessi, facendo affidamento solo sulle nostre esperienze più o meno dirette, dimenticando che il pianeta Terra è solo quello su cui viviamo e che la sopravvivenza dovrà essere di tutti, nessuno escluso.
Basta fare l’esempio delle energie alternative, di cui si è discusso nei giorni scorsi a Dubai, alla Coop 28, dove il Summit sul clima ha posto sotto accusa i gas serra, colpevoli dei cambiamenti climatici e dichiarato il 2023 l’anno più caldo finora registrato.
Non erano presenti i due Paesi che più producono gas-serra, Stati Uniti e Cina, quest’ultima grande produttrice di metano, ma si spera che anche loro si ravvedano e cerchino energie alternative, che non abbiamo un costo ambientale elevatissimo sia per la loro realizzazione che per il loro smaltimento.
Oggi, qualche passo avanti è stato fatto; i rifiuti plastici divenuti ingombranti, non possono più essere esportati senza il consenso dei Paesi destinatari di un tempo, ma devono essere smaltiti negli stessi luoghi di produzione. Si parla in questo caso, di economie circolari, cioè di quelle economie che sanno trarre profitto dai rifiuti, anche plastici, con una notevole riduzione dell’impatto ambientale.
Anche le Nazioni Unite hanno finalmente capito che al termine delle missioni di pace assolte in tante parti del Pianeta, non era più possibile cedere ai Paesi, che avevano beneficiato del suo intervento, l’onere dello smaltimento di non conveniente rimpatrio, alcuni altamente inquinanti, perché si trattava di Paesi privi di benessere e competenze, quindi non in grado di provvedere allo smaltimento. Per questa ragione, in qualsiasi intervento delle Nazioni Unite oggi sono calcolate anche le spese per le bonifiche ambientali a fine missione.
In sintesi, le rivoluzioni e le transizioni in materia ecologica sono materia di approfondimento e cambiamento delle nostre abitudini di vita. E’ indispensabile un profondo cambiamento culturale, che non vuol dire aggiornamento delle priorità nelle agende dei politici, ma piuttosto un cambiamento nelle idee di ognuno di noi, perché l’ambiente siamo noi e siamo noi tutti chiamati a difenderlo.
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