di Domenico Maceri
I sindacati americani nel 2023: molte luci ma qualche ombra
“Il modello per il successo economico” dell’Alabama è sotto attacco. Così la governatrice del Cotton State Kay Ivey mentre commentava l’inizio del successo del sindacato dei metalmeccanici United Auto Workers (UAW) nella loro espansione in Alabama. Più di 1500 dipendenti della Mercedes-Benz dell’Alabama si sono iscritti al sindacato. Una volta raggiunto il 70 percento di iscrizioni la UAW farà richiesta alla fabbrica di automobili di riconoscere il sindacato come rappresentante legale dei lavoratori e negoziare contratti.
La UAW e altri sindacati americani sono reduci di un anno di successi che serviranno da trampolino per aumentare la rappresentazione di lavoratori americani in futuro. Ciò evidentemente causa paura alla Ivey ma fa sorridere i lavoratori che possono sperare nella ripetizione di nuovi contratti favorevoli come quelli ottenuti l’anno scorso. Uno di questi è stato negoziato dai metalmeccanici con “The Three Big”, Ford, General Motors e Stellantis, le tre grandi aziende automobilistiche con sede principale a Detroit, Michigan. Dopo 6 settimane di sciopero i metalmeccanici hanno ottenuto notevoli aumenti retributivi che non si vedevano da più di quarant’anni. I dipendenti hanno ricevuto un aumento del 25 percento nella loro busta paga spalmati in quattro anni e mezzo. La paga oraria più alta raggiungerà 40 dollari l’ora. Include un aumento immediato dell’undici percento e il restauro della COLA (Cost of Living Increase), l’adeguamento dei salari al costo della vita che terrà a bada gli effetti inflazionari. I dipendenti con gli attuali salari più bassi ci guadagneranno di più poiché vedranno il loro salario aumentare del 150 percento nei prossimi 4 anni e mezzo. Il nuovo contratto elimina anche la differenza salariale fra nuovi dipendenti e quelli con esperienza.
Altri gruppi rappresentati da sindacati hanno ricevuto buoni contratti, dai piloti, agli insegnanti di Los Angeles, ai dipendenti sanitari di Kaiser Permanente, agli assistenti di volo, agli sceneggiatori e attori di Hollywood, ecc. Il successo dei sindacati si è dovuto a una combinazione di fattori. Da una parte la scarsezza di personale come ci testimonia il fatto che 9,6 milioni di posti di lavoro erano vacanti nel mese di agosto. La disoccupazione al di sotto del 4 percento ha aiutato i sindacati specialmente in quelle industrie dove gli scioperi potevano causare danni notevoli alle aziende. Da aggiungere anche i profitti stratosferici in tempi recenti delle corporation e dei loro dirigenti. Queste situazioni hanno creato una certa rabbia per i sindacati i cui lavoratori si vedevano esclusi dal successo delle loro aziende.
In alcuni casi solo la minaccia di scioperi ha avuto l’effetto desiderato di costringere le aziende a negoziare seriamente. Ecco cos’è successo con la Culinary Workers Association (Associazione di Lavoratori Culinari) nel Nevada dove i dipendenti hanno ricevuto un aumento del 32 percento spalmati in cinque anni. E alcune aziende come la Toyota, i cui dipendenti non hanno rappresentazione sindacale, hanno beneficiato poiché la pressione ha costretto anche a concedere aumenti per mettere a tacere lamentele e affievolire il desiderio di organizzare sindacati. I successi dei sindacati si sono anche visti nel caso di Starbucks dove 300 bar locali hanno ottenuto la rappresentanza sindacale.
Nonostante tutto la situazione dei sindacati in America è tutt’altro che rosea. Nel 1983 il 20 percento dei lavoratori era iscritto a un sindacato ma la cifra attuale si aggira solo sul 10 percento. In 19 Stati la cifra è superiore alla media. Non sorprende che questi Stati al di sopra della media siano quelli dominati dai democratici come Hawaii (21 percento), New York (20 percento), California (16 percento). Gli Stati tendenti a destra hanno percentuali bassissime. Il South Carolina si trova all’ultimo posto (2 percento), il South Dakota (3 percento), l’Alabama (7 percento). Inoltre 26 Stati hanno approvato leggi di “right to work”, diritto al lavoro, che proibiscono ai contratti sindacali di obbligare tutti i lavoratori a pagare le quote di iscrizione. Ciò ovviamente penalizza i sindacati riducendo le loro risorse economiche. L’altro punto debole delle leggi è che molte risalgono a tanti anni fa ed erano indirizzate ad aziende con migliaia di lavoratori. Ecco perché i sindacati in vigore a Starbucks non sono riusciti a imporre negoziazioni contrattuali perché molti dei locali hanno meno di venti dipendenti.
I sindacati però godono di buona reputazione. Quasi il 70 percento degli americani li vede con luce positiva, secondo un sondaggio dell’agenzia Gallup del 2023. La presenza dei sindacati migliora la qualità della vita degli iscritti ma anche del resto della società. Ce lo confermano i dati. I lavoratori rappresentati dai sindacati ricevono salari più alti del 18 percento, secondo dati del Labor Department (Dipartimento del Lavoro). La governatrice Ivey si sbaglia dunque che la presenza dei sindacati rappresenta un detrimento all’economia del suo Stato, uno dei più poveri dell’Unione. Da parte sua la Mercedes-Benz ha dichiarato che rispetterà la decisione dei lavoratori sulla scelta di essere rappresentati o no dal sindacato. La compagnia si può permettere “il lusso” di negoziare coi sindacati. Secondo la UAW, la Mercedes-Benz ha realizzato 156 miliardi di profitti negli ultimi 10 anni e negli ultimi tre i profitti sono aumentati del 200 percento.
Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.
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