Il prezzo delle bugie: bancarotta per Rudy Giuliani

di Domenico Maceri


Il prezzo delle bugie: bancarotta per Rudy Giuliani

“La dichiarazione non dovrebbe sorprendere…..Nessuno avrebbe potuto credere che il sindaco Rudy Giuliani avesse le risorse per pagare una cifra punitiva così alta”. Con queste parole il legale di Giuliani ha spiegato la bancarotta del suo assistito dopo la sentenza di diffamazione che ha costretto l’ex sindaco della Grande Mela al risarcimento di 148 milioni di dollari. Giuliani era stato condannato di diffamazione su Ruby Freeman e sua figlia Wandrea Moss, due impiegate nel seggio di Atlanta nell’elezione del 2020. Giuliani, lavorando da avvocato tuttofare per Donald Trump, aveva accusato ripetutamente le due donne di avere causato frode elettorale facendo vincere Joe Biden nello Stato della Georgia.

Le due donne non avevano fatto altro che il loro dovere e per le accuse di Giuliani e Trump hanno subito minacce, hanno dovuto cambiare casa, ma alla fine sono riuscite a vincere la causa che ha portato Giuliani alla bancarotta per cercare di proteggersi dai creditori. Il giudice di Atlanta aveva anche determinato che il risarcimento doveva essere messo in atto immediatamente ma adesso con la dichiarazione di bancarotta non si sa quanto potranno ricevere la Freeman e la Moss. Giuliani ha dichiarato debiti per 500 milioni di dollari secondo le informazioni venute a galla da una recente udienza in un tribunale di New York dove l’ex sindaco ha fatto richiesta di assistenza per rallentare i pagamenti e stabilire priorità. Giuliani ha ovviamente anche cercato assistenza finanziaria da Trump ma senza successo.

L’ex presidente da parte sua è di questi giorni sotto processo civile per diffamazione, accusato dalla giornalista E. Jean Carroll la quale nel mese di maggio aveva vinto una causa per aggressione sessuale. Gli eventi avvennero nel 1996 e l’ex presidente è stato condannato per l’aggressione e anche per averla diffamata. La giuria aveva stabilito un risarcimento di 5 milioni di dollari. Dopo la condanna Trump ha continuato a diffamare la Carroll la quale lo ha denunciato di nuovo chiedendo 10 milioni di risarcimento. Al momento di scrivere il processo è stato sospeso per la malattia di un membro dei giurati e per il fatto che l’avvocata di Trump, Alina Habba, ha avuto contatti con i suoi genitori i quali sono contagiati di Covid. A differenza di Giuliani le tasche di Trump sono profonde specialmente perché uno dei suoi Pac continua a raccogliere fondi dai suoi sostenitori che il tycoon continua a richiedere specialmente ogni volta che viene incriminato.

Le tasche della Fox News sono anche profonde e la rete di Rupert Murdoch è stata costretta a pagare 787 milioni di dollari alla Dominion Voting Systems per diffamazione subita. La Fox aveva ripetutamente accusato il sistema di software della Dominion, usato nel conteggio di voti in una ventina di Stati, di avere assegnato voti a Joe Biden invece di Trump, alimentando la bufala della frode elettorale. Il patteggiamento ha risparmiato a Murdoch l’imbarazzante processo nel quale lui stesso e i più noti conduttori sarebbero stati costretti a testimoniare. Documenti rilasciati chiariscono che questi conduttori sapevano della sconfitta di Trump all’elezione ma continuavano ad alimentare la “grande bugia” per mantenere alti i loro indici di ascolti. I guai della Fox con la grande menzogna dell’elezione rubata continuano però poiché Smartmatic, un’altra azienda di macchine elettroniche per il conteggio dei voti simile a Dominion, ha anche esposto una denuncia per diffamazione. La richiesta di risarcimenti in questo caso è di 2,7 miliardi di dollari ma sembra che la Fox non sia interessata a patteggiare, facendoci credere che si arriverà al processo.

Trump non è l’unico politico ad avere difficoltà con la diffamazione che lui mescola con le elezioni rubate le quali avvengono solo in quegli Stati dove lui ha perso. Kari Lake, candidata a governatrice dell’Arizona nell’elezione del 2022, fu sconfitta dalla sua avversaria democratica Katie Hobbs. La Lake, seguendo la strada della grande bugia di Trump, ha sostenuto che la vittoria di Hobbs è dovuta alla frode elettorale senza però avere successo nei tribunali. Anche lei ha additato un colpevole per la sua sconfitta accusando il direttore delle elezioni del Maricopa County Stephen Richer di frode elettorale. La Lake ha asserito che Richer aveva aggiunto 300 mila schede elettorali illegalmente. Richer, anche lui repubblicano, ha denunciato la Lake per diffamazione. Nel mese di dicembre dell’anno scorso i legali di Lake hanno cercato di fare archiviare il caso asserendo che le accuse di Lake non dovevano essere accettate come fatto poiché consistevano semplicemente di “iperbole retorica”, ossia cose che si dicono in politica. Se la denuncia riceverà il via libera significherà la fine della “libertà di espressione”, secondo i legali della Lake. Richer però ha giustamente interpretato le parole come diffamazione e i magistrati hanno già indicato che il processo procederà. Le tasche di Lake non sono profonde come quelle di Fox News e Trump. Sarà interessante vedere se il tycoon, il probabile vincitore della nomination repubblicana, le verrà in soccorso. Non lo ha fatto con Giuliani e con ogni probabilità nemmeno con la Lake. In politica dunque si può mentire a volontà purché si abbiano abbastanza risorse finanziarie per ritardare i processi e dopo molto tempo in alcuni casi alla fine, forse, risarcire le vittime.

Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

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