In un libro i cinquanta anni dalla Conferenza di Helsinki del 1975

In un libro i cinquanta anni dalla Conferenza di Helsinki del 1975

Nel 2025 si celebreranno i 50 anni dalla Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa che si tenne a Helsinki nel 1975 e che culminò con la firma dell’Atto finale di Helsinki. Un volume, da poco pubblicato, può aiutarci a meglio comprendere la portata e le conseguenze storiche di questa fondamentale Conferenza che coinvolse 35 paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica e gli stati europei. Si tratta del libro intitolato “Italia-Helsinki 50. Dall’Atto finale di Helsinki del 1975 all’OSCE di oggi”, una voluminosa opera a cura dell’Amb. Stefano Baldi, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’OSCE, e di Luciano Monzali, Professore di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università “Aldo Moro” di Bari.

Il volume riunisce i contributi di diversi storici e diplomatici italiani e costituisce uno studio complessivo del ruolo svolto dall’Italia nella genesi degli accordi di Helsinki del 1975 e nell’evoluzione, a partire dagli anni Novanta, della Conferenza per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (CSCE) in Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE).

Diviso in tre parti – L’Italia e la Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, L’Italia e l’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa, ed una terza parte dedicata alle memorie dei diplomatici che hanno prestato servizio all’OSCE – il volume ricostruisce la complessa vicenda di un meccanismo diplomatico multilaterale e paneuropeo nato in piena “Guerra Fredda” e poi evolutosi in organizzazione, da CSCE in OSCE appunto. Obiettivo costante della storia di questo organismo è stato la ricerca e il mantenimento del dialogo e della cooperazione in Europa, di tutta l’Europa, col contributo di tutti gli Stati membri e in tutti i settori in cui questo risultava possibile: dalla sicurezza alla cooperazione economica, alla promozione dei diritti umani e della democrazia, fino alla gestione delle crisi o dei conflitti militari. 

Elemento certamente importante della CSCE/OSCE è stata la presenza, come attore di particolare rilievo, dell’Unione Sovietica prima e della Russia poi, e il fatto di aver costituito per lungo tempo il principale collegamento di Mosca all’Occidente, soprattutto europeo. 

Il libro si apre con una prefazione dell’Amb. Lamberto Zannier, testimone diretto dell’esperienza svolta in seno all’OSCE, che descrive alcune vicende che hanno portato, pure nell’ambito di tale organismo, all’estraniamento della Russia dall’Occidente. 

Seguono i saggi della prima parte del libro: quello di Luciano Monzali, il quale inquadra la nascita della CSCE nella più ampia cornice della politica estera italiana del secondo dopoguerra, con riferimento particolare al bisogno e al desiderio italiano di allentare la logica dei blocchi della Guerra Fredda e di recuperare margini di collaborazione con l’Europa centro-orientale e con la stessa Unione Sovietica; quello di Federico Imperato, che spiega la genesi dell’Atto finale di Helsinki, i complessi negoziati che condussero alla firma di quell’importante documento e il ruolo svolto in quelle sedi dall’Italia; i saggi di Fabio Bettanin e di Paolo Soave, che trattano anch’essi della genesi dell’Atto finale ma dal punto di vista delle due superpotenze della Guerra fredda, dell’Unione Sovietica quello di Bettanin, degli Stati Uniti quello di Soave, arricchendo notevolmente il quadro complessivo di questo tema di storia internazionale; e infine il saggio di Giuseppe Spagnulo, che tratta delle riunioni dei “seguiti” di Helsinki, ossia di quegli appuntamenti periodici, previsti dall’Atto finale ma di volta in volta concordati tra le parti, in cui gli Stati membri della CSCE si confrontavano (spesso anche scontrandosi) sui progressi e lo stato di applicazione dei disposti di Helsinki, concentrandosi in particolare sul ruolo dell’Italia nei “seguiti” precedenti alla fine della Guerra fredda, quelli di Belgrado (1977), di Madrid (1980-1983) e di Vienna (1986-1989). 

La seconda parte del volume tratta invece più nello specifico del ruolo italiano nell’OSCE, ufficialmente trasformatasi in organizzazione nel 1995: il saggio di Rosario Milano si occupa in particolare dei tentativi di collaborazione fra l’Italia e la Russia nei primi anni Novanta, anche nell’ambito di una CSCE in via di repentina evoluzione, mettendo in luce le difficoltà che Mosca stava riscontrando nel gestire la trasformazione post-sovietica; il saggio di Matteo Gerlini tratta più nel complesso dell’evoluzione della CSCE in OSCE, anche come approdo, tra i tanti, alla più generale riconfigurazione degli equilibri del post-Guerra fredda secondo i moduli di quello che è stato definito “momento unipolare” statunitense; il saggio di Egeria Nalin tratta del contributo silente che l’OSCE ha svolto per il mantenimento della pace e per la promozione della rule of law e dei diritti umani in Europa prima della crisi ucraina; chiudono la seconda parte i saggi dell’Amb. Paolo Trichilo e di Roberta La Fortezza, i quali, da angolature diverse, trattano del rapporto fra l’OSCE e lo spazio extra-europeo, in particolare quello mediterraneo, che ha avuto da sempre una grande attenzione da parte italiana.

La terza e ultima parte è una raccolta di testimonianze inedite di diplomatici italiani che hanno vissuto in prima persona l’esperienza dell’OSCE, avendo ricoperto la funzione di Rappresentanti Permanenti dell’Italia presso l’Organizzazione. Vi sono dunque gli interessanti contributi degli ambasciatori Mario Sica, Guido Lenzi, Francesco Bascone e di Gianfranco Varvesi, che si rivelano preziosi in quanto fanno capire “dall’interno” il funzionamento dell’OSCE e alcuni aspetti rilevanti della storia degli ultimi decenni.

Il volume si chiude con la postfazione dell’Amb. Stefano Baldi, curatore del libro e attuale rappresentante italiano presso l’OSCE a Vienna, il quale, oltre a sottolineare l’importanza della messa in comunicazione di studiosi di storia e di diplomatici per la realizzazione di opere di rilievo nell’ambito degli studi diplomatici o di storia internazionale, sottolinea l’utilità di Italia-Helsinki 50 «non solo per capire meglio il passato, ma anche per potere meglio interpretare il ruolo e gli spazi futuri dell’OSCE, un’Organizzazione fondata sul dialogo e l’affermazione di principi e valori comuni». 

Italia-Helsinki 50. Dall’Atto finale di Helsinki del 1975 all’OSCE di oggi, a cura di Stefano Baldi e Luciano Monzali, Editoriale Scientifica, Napoli, 2024, pp. 444, € 38,00. Il volume è disponibile gratuitamente nella sua versione digitale: https://tinyurl.com/OSCE50

Giuseppe Spagnulo

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