Recensione al libro “Ti racconto così” del giornalista e scrittore abruzzese G. Palmerini

Se Goffredo Palmerini fosse vissuto ai tempi dell’antica
Roma sarebbe stato nel novero dei pontefici massimi
Recensione al libro “Ti racconto così” del giornalista e scrittore abruzzese

di Franco Presicci *

MILANO – Ancora una volta con Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, giramondo attento ai fatti di
cronaca e alle storie di uomini che hanno oltrepassato i confini per andare a cercare pane o fama altrove,
percorro vite vissute (Elham Hamedi, una voce di libertà in Iran, nell’arte e nella poesia), m’imbatto in
personaggi eminenti e non, in avvenimenti esaltanti e altri che suscitano sofferenza, coraggio e la
determinazione di cambiare le cose, com’è accaduto con la fine del killer Covid che ha colpito milioni di
persone nel mondo (Columbus day a New York, si riprende alla grande dopo la pandemia).
Palmerini si legge volentieri per i fatti che racconta e come li racconta. Entra con notevole abilità nelle
situazioni e nel cuore delle persone, approfondisce le notizie, le spolpa, le irrora. Toccante il ricordo di
David Sassoli, che “aveva grande forza che proveniva dalle sue convinzioni, dai suoi ideali, radicati nella
fede e maturati nelle esperienze della vita…”. Seguendo Goffredo Palmerini in ogni parte del pianeta,
dagli Stati Uniti all’Australia, attraverso i suoi libri il lettore si arricchisce e spesso si emoziona.
Palmerini sa condurlo con sé da Paganica in Canada, dove gli immigrati italiani hanno perduto il
professor Franco Ricci, che insegnava all’università di Ottawa. Era nato in Venezuela da genitori
originari di Sulmona, la città nota in tutto il mondo per la produzione dei confetti, per essere la patria del
poeta Ovidio e per il borgo antico ricco di palazzi storici, chiese e di negozi di ogni genere. Il docente era
legato alla sua terra e vi passava i mesi estivi. Aveva contatti con la comunità italiana, soprattutto con
quella abruzzese.
Palmerini parla anche dei suoi incontri con i corregionali in Italia e fuori i confini, delle loro iniziative e
delle loro attività. Insomma ci fa conoscere uomini e cose, paesaggi e tutto ciò che c’è da sapere sul nostro
Paese e sugli altri. Ecco alcuni titoli dei 64 capitoli, XXV Premio L’Aquila “Zirè d’oro” in grande smalto;
a Roma la mostra “Constantin Udroiu, l’artista di due culture”; Il Fucino, storia del lago e della gente
marsa, in cui Goffredo racconta gli antichi popoli che abitavano la Marsica, il lago del Fucino e la sua
storia.
Tutto questo in “Ti racconto così”, edito da One Group, un libro che ho cominciato a leggere appena mi
è arrivato, prendendomi tutto il tempo che ho voluto, perché nelle pagine di Goffredo Palmerini trovo
tante cose che non so e m’interessa sapere, attirato fra l’altro dal modo con cui lo scrittore le espone,
restituendoci “numerose e varie cronache dell’Aquila, l’amata città d’origine – come scrive Lucilla
Sergiacomo nella sua prefazione – a partire dai fatti destinati a passare alla storia”. La Sergiacomo è
docente di letteratura italiana e lingue classiche nei licei e in corsi di magistero di Sassari e dell’Università
di Chieti e Pescara, oltre che autrice della storia letteraria italiana. La professoressa ricorda anche le
collaborazioni di Palmerini a quotidiani e riviste e i tanti incarichi da lui ricoperti, e i vari Premi ricevuti,
tra cui quello per la promozione e la diffusione della cultura abruzzese.
La presentazione è di Pierfrancesco Bruni: “Questo è un libro che racchiude la storia di un uomo. Non
soltanto i passi di incontri, di linguaggi, di lettere, di appuntamenti vissuti e trasparenti nella logica di un
linguaggio, di letture tra cronaca e letteratura”. E aggiunge che Palmerini sa che tutto può superare il
tempo, anche una cronaca può passare alla storia, diventare storia. Con questa consapevolezza scrive il
capitolo L’Aquila, apre oggi l’antico Caffè Tre Marie, al civico 13 dell’omonima via. “E’solo il prologo
alla riapertura prossima dello storico Ristorante Tre Marie, famoso in tutto il mondo non solo per
l’eccellenza della sua cucina, ma soprattutto per essere stato il luogo di presenze e incontri straordinari:
regnanti e scrittori, governanti e registi, attrici e cantanti, poeti e musicisti, la più varia ed eccellente
umanità del mondo…”.

Grande l’emozione suscitata in tutti, non solo nei cittadini e nei corregionali, ma anche nelle personalità
che si recano nella gloriosa terra d’Abruzzo per visitarla o per tenervi conferenze, come il professor
Francesco Lenoci, amico di Palmerini, e conoscitore appassionato del famoso locale, come conosce il
Savini, il Cova, il Campari, a Milano, il Cambio a Torino, il Gambrinus a Napoli, che hanno nell’albo
d’oro i nomi di eminenti della politica come Cavour, Toscanini, la Callas, Eduardo De Filippo, Totò,
Wanda Osiris, Josephine Baker, scrittori, poeti… Non c’è niente da trascurare in “Ti racconto così”: ogni
pagina s’impone all’attenzione.
Dopo Celestino V è di Francesco il dono più grande. Il Papa aprirà la Porta Santa per la Perdonanza
n.728. Questo l’incipit del capitolo dedicato alla visita di Papa Francesco: “Avrebbe mai immaginato
Pietro Angelerio, l’umile e tenace monaco benedettino poi eremita sui monti della Majella e del Morrone,
eletto al soglio pontificio il 5 luglio 1294, che il primo giubileo della cristianità da lui concesso in dono
all’umanità quel 29 agosto a L’Aquila, dalla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove fu incoronato,
che dopo 728 anni un suo successore, Papa Francesco avrebbe aperto la Porta Santa per la Perdonanza,
che egli stesso aveva istituito?”.
Si apre una pagina ed ecco un capitolo che colpisce. L’autore non dimentica i personaggi che se ne sono
andati, Il grande drammaturgo Mario Fratti muore a New York. Palmerini ricorda con profonda
commozione i rapporti che aveva con l’artista e la figura umana dello stesso. Era stato da lui una
settimana, ospitato nella sua casa sulla 55.ma strada a Manhattan, come altre volte, dopo tre anni di
pandemia. Si erano intrattenuti su tante cose, soprattutto delle notizie che gli portava dalla città natale,
L’Aquila. Chi non aveva mai incontrato Mario Fratti, Goffredo Palmerini glielo fa conoscere attraverso
questo suo bellissimo libro di 326 pagine, una più importante dell’altra. Mi piace riportare un giudizio di
Lucilla Sergiacomo su questo autore prolifico e impegnato: “Se Goffredo Palmerini fosse vissuto ai
tempi dell’antica Roma potremmo rintracciarlo nel novero dei pontefici massimi, i magistrati che
registravano negli “Annales maximi” i fatti più rilevanti, politici, militari e sociali, accaduti nell’anno
trascorso… Come un vero e proprio annalista anche Palmerini ci restituisce numerose e varie cronache”.
Cronache essenziali che hanno segnato i nostri giorni. Come “La lunga marcia delle donne nelle
Istituzioni”, che stato il suo tema in un convegno sull’argomento, prendendo le mosse dal suo Abruzzo e
dai corregionali che presero parte alla lotta contro il regime fascista. Lotta che produsse sangue e
sacrificio. Importantissimo fu il contributo delle donne abruzzesi alla liquidazione di un regime, che se
non fosse per i lutti, le sofferenze, i soprusi, la restrizione della libertà… si potrebbe dire farsesco.
“Mi piace ricordare il contributo reso da Maria Federici – aquilana come chi vi parla – che operò nella
terza Commissione (del Gruppo dei 75 dell’Assemblea Costituente, ndr) relativa ai diritti e doveri
economico-sociali. Significativa fu l’azione per il riconoscimento di pari diritti alle donne anche
nell’accesso alla magistratura, fino ad allora escluso.” Seguono i nomi delle donne che hanno lasciato il
segno, da Nilde Jotti ad Angelina Merlin, a Rita Montagnana Togliatti, a Teresa Noce… Nel ‘76
prima donna ministro Tina Anselmi.
“Ad ogni capitolo resta legato il senso. Ogni capitolo è un orizzonte di senso”, scrive Pierfranco Bruni.
Poteva mancare il tema dell’emigrazione che ha in Goffredo un esperto illuminato? “Madre Cabrini,
l’angelo dei migranti”. Milano, Palazzo Pirelli la mostra di Meo Carbone. Nel capitolo esalta il racconto
che l’artista svolge sull’emigrazione italiana anche con la mostra dedicata alla santa protettrice degli
emigrati. Un tema che sta a cuore a Goffredo Palmerini, che ha girato il mondo per andare a conoscere le
persone che hanno lasciato il paese per cercare lavoro e pane altrove. Le ha incontrate e si è fatto
snocciolare la loro storia, intreccio di coraggio, speranza, sacrificio, impegno, che spesso hanno portato i
figli e i nipoti al successo e al prestigio in ogni campo in cui si sono ingegnati.
Palmerini, uomo curioso, colto, attento. Giornalista serio, scrupoloso, che va a fondo alle cose, sensibile
ai drammi, alle delusioni, alle sconfitte, che racconta senza enfasi e con partecipazione anche in questo
libro, che le generazioni future dovranno consultare per affrontare la vita quotidiana odierna del nostro
Paese.
*giornalista e scrittore, già cronista del quotidiano Il Giorno.

Deja una respuesta

Tu dirección de correo electrónico no será publicada. Los campos obligatorios están marcados con *