L’America verso le elezioni: un Paese diviso, alla ricerca di una unità perduta

Di Angela Casilli

Le ultime due settimane di questo luglio, infuocato meteorologicamente e politicamente, sono state tra le più drammatiche della storia politica americana; in soli quindici giorni lo scenario politico di una campagna elettorale, per le presidenziali di novembre, tra le più controverse e infuocate che si siano finora viste, è cambiato radicalmente.

E’ accaduto di tutto, dall’impatto emotivo dell’attentato a Trump in Pennsylvania, alla decisione di Biden, attesa da giorni e ormai scontata, di ritirarsi dalla campagna elettorale, passando il testimone alla vice Kamala Harris, al settimo cielo per l’endorsement del Presidente.

Non ci siamo ancora interrogati su cosa sarebbe accaduto in America se Trump fosse stato ucciso e su come sia stato possibile per l’attentatore agire indisturbato, anche se individuato da diverse persone, ma non dagli agenti dell’FBI.

Qualcuno potrebbe rispondere che il caos politico regna in un Paese chiaramente spaccato in due, come il dato nazionale del consenso ai due partiti, repubblicano e democratico, conferma in pieno, anche perché se l’impatto emotivo di Butler con l’attentato a Trump, poteva far pensare ad una vittoria scontata del tycoon a novembre, la decisione sicuramente sofferta di Biden di rinunciare alla Casa Bianca rimette tutto in gioco.

Il candidato repubblicano non si può certo definirlo un moderato, anzi: isolazionismo, disimpegno, costruzione di muri, avversione ai diritti fondamentali delle donne, tendenza a demonizzare l’avversario, nonché la spiccata simpatia manifestata in più di un’occasione per gli autocrati di oggi, da Putin a Xi Jinping e Orban, sono la miscela esplosiva che il candidato repubblicano utilizza nei suoi discorsi e che affascina, oltre il comprensibile, l’America più profonda.

Dal canto loro, i democratici avranno molto da fare nel ricercare alla prossima Convention un candidato o una candidata, anche se Kamala Harris si è dichiarata pronta a sfidare Trump, che unisca un partito smarrito, con un programma che sappia tenere insieme centro e sinistra, come è sempre stato nel passato quando hanno vinto le elezioni.

Gli Stati Uniti sono importanti per l’Europa e per il mondo intero e la confusione che regna oggi ci lascia attoniti e perplessi, perché alto è il rischio di un’implosione estremista che potrebbe portare ad un conflitto devastante tra posizioni divergenti e inconciliabili.

Al contrario, bisogna augurarsi una leadership nuova che abbandoni il linguaggio di odio dell’avversario, recuperando così i valori migliori di un Paese da sempre sentinella della migliore tradizione democratica.

Mala tempora currunt“, avrebbe detto Cicerone, ma la speranza in tempi migliori, non ci deve abbandonare in questo tempo così fragile della storia.

Angela Casilli

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