Il voto dei sindacati: scontro fra Harris e Trump

Di Domenico Maceri

“Sei il più grande licenziatore….. entri dentro e se qualcuno dice che vuole scioperare, tu gli sgridi ‘fuori’ e li cacci tutti”. Con queste parole Donald Trump elogiava Elon Musk per la sua determinazione di licenziare a raffica come ha fatto nel 2023, un anno dopo avere comprato X (già Twitter). Musk annunciò che aveva licenziato l’80 per cento dei suoi dipendenti, ossia più di sei mila individui.

Anche per Trump licenziare dipendenti è stato uno sport nel reality televisivo della Nbc “The Apprentice” (2004-2017) dove a conclusione di ogni episodio si divertiva a gridare ai concorrenti perdenti “You’re fired!” (Sei licenziato). La mancanza totale di empatia verso persone che perdono il lavoro fa parte del carattere dei miliardari Musk e Trump.

Il complimento espresso da Trump ha fatto piacere al padrone di X ma i sindacati non sono rimasti affatto contenti. Licenziare individui che fanno scioperi è contro la legge e quindi la United Auto Workers (UAW), il sindacato dei metalmeccanici, ha fatto ricorso, accusando Trump e Musk di infrangere la legge che tutela i lavoratori. Anche Sean O’Brien, presidente del sindacato dei Teamsters, rappresentante dei camionisti, è rimasto scioccato dalla conversazione tra Musk e Trump. O’Brien, il quale aveva cercato di avvicinarsi a Trump come ci conferma il suo discorso alla convention repubblicana, ha reagito dimostrando la sua ira. O’Brien ha detto in una recente intervista che “licenziare i lavoratori perché si organizzano, scioperano ed esercitano i loro diritti come americani è terrorismo economico”.

O’Brien è stato l’unico dei sindacati che ha fatto un discorso alla convention repubblicana. Tutti gli altri 6 maggiori sindacati hanno inviato rappresentanti alla convention del Partito Democratico, come si aspettava. O’Brien voleva anche lui partecipare ma i vertici del Partito Democratico non lo hanno invitato, vedendo la sua presenza e il suo avvicinamento a Trump come “tradimento”.

La presenza di O’Brien alla convention repubblicana è infatti storica poiché nessun leader di sindacati vi aveva mai partecipato. Nel suo discorso O’Brien ha attaccato la cupidigia delle corporation, sottolineando l’importanza di leggi più rigorose che proteggano i lavoratori. Si tratta di argomenti completamente atipici per una convention repubblicana. Ciononostante O’Brien non ha offerto il suo endorsement a Trump davanti a un pubblico che ovviamente inneggiava il candidato repubblicano e che era presente per la sua “incoronazione” alla nomination ufficiale. La presenza di O’Brien però ha in un certo senso offerto legittimità alle pretese di Trump che lui difende i lavoratori.

L’avvicinamento di O’Brien a Trump è stato progressivo. Lo aveva visitato a Mar-a-Lago, il resort in Florida del tycoon. Inoltre all’inizio dell’anno il sindacato dei Teamsters ha contribuito 45 mila dollari al finanziamento della convention repubblicana. L’intenzione di O’Brien è stata quella di offrire un’opportunità ai repubblicani di migliorare i rapporti con i sindacati. Come si sa, il Partito Repubblicano, che rappresenta in grande misura gli interessi delle corporation, è sempre stato visto come avversario dei lavoratori.

O’Brien però ha anche cercato di mantenere buoni rapporti con i democratici ai quali ha contribuito anche 45 mila dollari per la loro convention. Ha anche contribuito 130 mila dollari al Partito Democratico e poi altri 15 mila. Lo scambio tra Trump e Musk avrà condotto O’Brien a concludere che il suo tentativo di avvicinamento ai repubblicani sarà stato un errore.

Non hanno sbagliato la stragrande maggioranza dei sindacati che hanno inviato rappresentanti alla convention democratica. Spicca fra loro la UAW e il suo leader Shawn Fain che ha parlato alla convention democratica e ha offerto l’endorsement del suo gruppo a Kamala Harris, la candidata democratica. Fain ha riconosciuto i forti legami tra il suo sindacato e Joe Biden, il primo presidente americano ad avere marciato a fianco dei lavoratori scioperanti. Il presidente Usa, infatti, nel settembre scorso si è unito al picchetto dei metalmeccanici per sostenerli nella loro lotta contro le aziende automobilistiche.

Nel suo discorso alla convention repubblicana O’Brien ha detto che non vuole seguire la politica del suo predecessore. “Oggi i Teamsters vogliono reiterare che non hanno obbligazioni con nessun partito politico”. Cambierà idea adesso? Harris ha accettato di incontrarsi con lavoratori dei Teamsters nel vicino futuro. Sarà un’opportunità per ricucire i rapporti ma anche per migliorare i consensi elettorali. Va ricordato che nell’elezione presidenziale del 2020 i membri dei sindacati senza laurea preferirono Trump a Biden di 6 punti. I lavoratori con lauree invece preferirono Biden con un margine di 48 punti.

Non c’è dubbio che il partito che spinge nella giusta direzione a tutelare i lavoratori è quello di Harris. Ciononostante si prevede un’elezione che alla fine sarà vinta con margini molto stretti. Quindi ogni voto conta.


Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

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