di Francesco Lenoci *
PREMIO MARIO CAMPUS
Perché accadono le cose?
Ce l’ha insegnato Padre Pio: per il combinarsi delle combinazioni. Il Premio “Mario Campus” viene attribuito per ricordare la figura del giornalista Mario Campus, che operò sia in Umbria che in Puglia, ad operatori culturali particolarmente impegnati nella promozione delle iniziative artistiche legate al Festival dei Due Mondi e al Festival della Valle d’Itria. Il premio consiste in un attestato della Fondazione Nuove Proposte Culturali, in un’opera pittorica del Maestro Manuel Campus e in mini biblioteca di 50 libri da donare ad un ente individuato dal vincitore. Per il combinarsi delle combinazioni, io ho preso parte insieme a Elio Michele Greco e a Cinzia Greco, presso il Convento delle Monacelle di Martina Franca, alla cerimonia di assegnazione del XXXV Premio “Mario Campus” a Fabio Cappelli il 2 agosto 2016 e alla cerimonia di assegnazione del XXXVI a Sandro Cappelletto il 2 agosto 2017.
CERTE NOTTI E LA CULTURA
Per il combinarsi delle combinazioni 2 giorni dopo, il 4 agosto 2017, io ho incontrato per la prima volta Leo Muscato, il premiato di oggi 21 novembre 2024, il regista della prima della Scala 2024 “La forza del destino”. 4 agosto 2017 eravamo entrambi usciti dal portone del Palazzo Ducale di Martina Franca, nel cui atrio avevamo assistito ad un’opera del Festival della Valle d’Itria. Era all’incirca mezzanotte, ma siamo andati avanti a parlare in piazza, fitto fitto, fino alle tre di notte.
Come faccio a descrivere Martina Franca, la città del Festival… Mi affido al critico d’arte Cesare Brandi, autore del libro “Martina Franca”, pubblicato a Milano nel 1968 da Guido Le Noci, cugino di mio nonno paterno. “Martina Franca, capitale del rococò, è unica nel suo genere, con le sue decorazioni, con i suoi fregi, che la rendono un piccolo miracolo appartato e tranquillo, il riflesso tutto di fantasia d’una cultura per sentito dire, come fosse polline venuto da lontano, portato dal vento e lì caduto. C’è un clima che rende tutto possibile, persino incontrare in piazza qualche celebre musicista, come Paisiello o Mozart”.
Abbiamo parlato di teatro, di testimoni e maestri, vale a dire del suo meraviglioso lavoro teatrale “Vangelo secondo Lorenzo” e di don Tonino Bello. Don Tonino Bello, il prossimo Santo che diceva: “Il Signore vi dia la capacità di additare sempre traguardi lontani e vi abiliti a portare con gioia il cielo in una stanza”.
Come si fa a portare il cielo in una stanza……secondo don Tonino Bello occorre la Cultura. “Cultura è impegno, servizio agli altri, promozione umana come il riconoscimento della persona libera, dignitosa e responsabile. Cultura è cemento della convivenza, orizzonte complessivo, strumento di orientamento, alimento di vita. L’elaborazione culturale è una via obbligata per individuare stili di vita, modalità di presenza e di comunicazione, attenzione alle attese delle persone e della società, per esprimere le ragioni della speranza e accettare responsabilità in spirito di servizio”.
PAOLO GRASSI
Dopo quella notte Leo Muscato ed io abbiamo scambiato tanti messaggi. Poi è arrivato il 2019, l’anno del centenario di Paolo Grassi. Per il combinarsi delle combinazioni, Leo Muscato ha studiato, insegnato e portato in scena lavori teatrali alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano.
Paolo Grassi, figlio di un Martinese, nacque a Milano il 30 ottobre 1919 e morì a Londra (a 62 anni) la notte del 13 marzo 1981, nel corso di un intervento chirurgico al cuore. Il giorno dopo ero a Milano e ricordo perfettamente l’emozione e la commozione che mi assalirono, vedendo tanti edifici con le bandiere a mezz’asta. Nel 1979 era stato nominato Patriae Decus di Martina Franca. È la circostanza che ci accomuna, essendo io stato nominato Patriae Decus di Martina Franca nel 2002.
Torniamo al 2019, al 30 ottobre 2019. Paolo Grassi quel giorno avrebbe compiuto 100 anni. Per il combinarsi delle combinazioni dov’ero io il 30 ottobre 2019? Ero qui proprio qui, al Teatro alla Scala, nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini, seduto in mezzo al pubblico e ascoltavo emozionato “La lezione di Paolo Grassi”. Relatori: Riccardo Chailly, Carlo Fontana, Alexander Pereira, Sebastian F. Schwarz, Andrea Estero, Nuria Nono Schönberg, Mimma Guastoni, Cecilia Balestra, Claudia Ferrari, Mattia Palma, Carlo Torresani, Daniele Abbado, Filippo Crivelli, Francesca Grassi, Angelo Foletto e Filippo Del Corno.
IL FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA
A Milano Paolo Grassi scoprì, ancora giovanissimo, una profonda passione per il teatro.
A Milano, nel 1947, due ragazzi di 26 e 28 anni, Giorgio Strehler e Paolo Grassi, inventarono un sogno: il Piccolo Teatro di Milano. Al loro fianco c’era una ragazza: Nina Vinchi. Strehler, Grassi, Vinchi, un sodalizio a tre che ha fatto la storia del teatro, a Milano, in Italia, nel Mondo, che ha saputo fare della sala di via Rovello uno dei maggiori centri culturali europei.
A Martina Franca, nel 1975, un gruppo di appassionati musicofili, capeggiati da Alessandro Caroli, con il determinante supporto di Franco Punzi, allora Sindaco della Città pugliese e di Paolo Grassi, all’epoca sovrintendente del Teatro alla Scala, inventarono un altro sogno: il Festival della Valle d’Itria. Nei suoi primi 50 anni il Festival della Valle d’Itria ha avuto solo tre eroici condottieri: Alessandro Caroli per 5 anni, Franco Punzi per 43 anni, Michele Punzi per 2 anni.
È proprio vero (e non mi stancherò mai di ripeterlo): “Se non si sogna, non si progetta. E se non si progetta, non si realizza”. È incredibile a dirsi ma, ogni anno, nel ricordo di Paolo Grassi, i due citati sogni annullano i 1.000 km che li separano e si uniscono. Ciò avviene ogni anno, senza soluzione di continuità, al punto che Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano, era solito dire: “Il Festival della Valle d’Itria è una costola del Piccolo Teatro di Milano. E il Piccolo Teatro di Milano è una costola del Festival della Valle d’Itria”. Un pensiero che arrivava dritto al mio cuore, facendomi emozionare.
Alla presentazione della Cinquantesima edizione del Festival della Valle d’Itria, svoltasi il 22 aprile 2024 presso il Piccolo Teatro Grassi di via Rovello 2 a Milano, hanno partecipato Roberto Venneri (Segretario Generale alla Presidenza della Regione Puglia), Gianfranco Palmisano (Sindaco di Martina Franca), Michele Punzi (Presidente della Fondazione Paolo Grassi) e Sebastian F. Schwarz (Direttore Artistico del Festival della Valle d’Itria).
Ci siamo emozionati tutti al momento della visione del trailer “L’Utopia della Valle”, documentario realizzato dal regista martinese Leo Muscato che racconta i 50 anni del Festival, uno degli eventi di punta della musica lirica in Italia, portatore di una nuova luce che ha reso ancora più magica la Valle d’Itria.
Penso di non sbagliare affermando che ha prevalso ancora una volta lo straordinario monito di Paolo Grassi: “Il Teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività. Noi vorremmo che autorità e giunte comunali si formassero questa precisa coscienza del Teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco”.
Sia lode e gloria al Festival della Valle d’Itria, un sogno pugliese-milanese che da 50 anni inorgoglisce ed emoziona nel nome della Cultura, cercando di diventare sempre di più un laboratorio pubblico di creatività e dibattiti.
IL TEATRO
Paolo Grassi – che oltre a dirigere il Piccolo Teatro di Milano per 25 anni, fu sovrintendente della Scala dal 1972 al 1977, e presidente della Rai dal 1977 al 1980 – aveva una profonda cultura umanistica, “era democratico a misura europea…aveva mutuato dall’ambiente milanese la larghezza di vedute, il senso dell’organizzazione, la laboriosità, il timbro europeo dell’esistere e dell’operare…” (Cfr. Michele Pizzigallo, Patriae Decus di Martina Franca).
Carattere vigoroso, tenace nella realizzazione dei progetti, signorile nei modi, era legatissimo alla città dei trulli e al Festival della Valle d’Itria. Il suo messaggio al Festival è di una bellezza unica: “Un’idea di fare teatro, in un modo diverso dagli altri, non vi servirà molto. Anzi, vi farà soffrire di più. Ma sarà anche il segno del vostro orgoglio”.
La sua idea di Teatro è degna di un sogno: “Il Teatro, per vedere ciò che è invisibile agli occhi”.
Sulla sua tomba c’è scritto: “Uomo di Cultura e Spettacolo”. Provo a spiegarne i motivi con una sua considerazione. “Io devo fare il teatro per cambiarlo, per farlo diventare un fatto d’arte, di civiltà, di cultura. Il teatro è una cosa viva, che esige tutto a chi lo fa. Io ho sempre creduto che fare Teatro non fosse un fine, ma un mezzo: attraverso il quale, personalmente, ho creduto di soddisfare alla mia passione civile, al mio bisogno di essere utile, di servire la causa del progresso”.
GIUSEPPE VERDI E IL TEATRO ALLA SCALA
Leo Muscato è il regista della prima della scala “La forza del destino” di Giuseppe Verdi. Giuseppe Verdi nacque il 10 ottobre 1813 alle Roncole di Busseto (PARMA) e morì a Milano il 27 gennaio 1901. Nel 1862 “La forza del destino” gli venne commissionata dal Teatro Imperiale di Pietroburgo. Il 27 febbraio 1869, con un’edizione riveduta de “La forza del destino”, riprese la collaborazione con il Teatro alla Scala, interrotta dal 1945 (anno della prima rappresentazione di “Giovanna d’Arco”). Giuseppe Verdi, colui che “pianse e amò per tutti”, affida all’artista una missione stupefacente: “L’artista deve scrutare nel futuro, vedere nel caos nuovi mondi e, se nella nuova strada vede in fondo un lumicino, non lo spaventi il buio che l’attornia”.
LEO MUSCATO
Leo Muscato, regista e drammaturgo, nato a Martina Franca il 12 luglio 1973, ha studiato regia alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Attivo, ultra-attivo sia nell’opera che nella prosa.
Dal 2009 ad oggi ha messo in scena 44 opere liriche per: Teatro alla Scala, Teatro Petruzzelli di Bari, Grimaldi Forum Monte Carlo, Teatro del Maggio Fiorentino, Malmö Opera, ABAO di Bilbao, Theater Bonn Opera House, Teatro La Fenice Venezia, Teatro San Carlo Napoli, Teatro dell’Opera Roma, Teatro Regio Torino, Teatro Regio Parma, Teatro Lirico Cagliari, Greek National Theatre, San Francisco Opera, Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, Macerata Opera Festival, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Grande Brescia, Teatro Verdi Trieste, Teatro Comunale di Firenze, Teatro Comunale Ferrara, Festival della Valle d’Itria.
Dal 2001 ad oggi ha messo in scena 39 testi teatrali per: Teatro Greco Siracusa, Teatro Stabile Genova, Teatro Stabile Veneto, Teatro Stabile Bolzano, Elsinor, Teatro Due Parma, Teatro Stabile Marche, Teatro Metastasio Prato, Teatro Stabile Torino, Teatro Il Parioli, Enfi Teatro, Vereinigte Bühnen Bozen, Khora Teatro, Off Rome, Teatro Minimo Andria, Pontedera Teatro, Teatro Filodrammatici Piacenza, Teatro Gioco Vita, Estate Teatrale Veronese, A.Gi.Di, ErreTiTeatro, Sifilium, LeArt’, Teatro Arsenale Milano, Scuola Holden Torino, DAMS Torino, A.C.T.I., Punto Improprio Gela, Laboratorio Teatro Settimo, Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi.
Dal 2019 al 2022 è stato direttore artistico della Compagnia Teatrale di Luigi De Filippo.
Nel 2015 ha realizzato il documentario “Geometrie Anarchiche” co-diretto da Laura Perini, con Vincenzo Mollica, Tullio Pericoli, Giobbe Covatta. Nel 2020 ha realizzato il film “La Rivincita”. Nel 2024 ha realizzato il documentario “L’Utopia Della Valle”, un racconto dei 50 anni di Festival della Valle d’Itria, scritto con Massimo Bernardini e Laura Perini (proiettato a Martina Franca, a Roma e a Il Piccolo Teatro Grassi di Milano).
Parallelamente al lavoro di regista svolge attività di pedagogia teatrale. Conduce Master Class per attori, registi, drammaturghi e cantanti lirici nelle quali porta avanti una ricerca sull’analisi del testo e sulle diverse possibilità espressive dei quattro principali registri interpretativi: tragico, drammatico, commedia e comicità.
Ha insegnato alla Scuola Holden di Torino, al DAMS di Torino, all’Istituto Universitario di Architettura – IUAV di Venezia, alla Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi di Milano, alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile delle Marche, all’Accademia dell’Opera di Verona, all’Accademia Verdiana di Parma, alla Scuola dell’Opera del Comunale di Bologna e in decine di teatri, compagnie private e associazioni culturali. Il suo lavoro è stato oggetto di tesi di laurea nelle Università di Cremona, Urbino, Chieti, Macerata, Roma Tre.
Nel 2007 l’Associazione Nazionale dei Critici Teatrali gli ha assegnato il “Premio della Critica” come Miglior Regista Teatrale. Nel 2012 l’Associazione Nazionale dei Critici Musicali gli ha assegnato il “Premio Abbiati” come Miglior Regista d’Opera. Nel 2016 la Fondazione Verona per l’Arena gli ha assegnato l’International Opera Awards – Opera Star (Oscar della Lirica) come Miglior Regista. Nel 2023 ha vinto il “Premio Internazionale Ivo Chiesa” come Miglior Regista d’Opera.
È tutto ciò che giustifica l’assegnazione da parte della Fondazione Nuove Proposte Culturali del XXXVII Premio “Mario Campus” al regista, al drammaturgo, al maestro Leo Muscato.
* Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano
Presidente onorario “Associazione Pugliesi”
Patriae Decus della città di Martina Franca
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Motivazione
XXXVII Premio Mario Campus
a Leo Muscato
Leo Muscato con la sua maestria e la sua sensibilità artistica ha saputo catturare l’essenza del Festival della Valle d’Itria, raccontandone la storia e l’anima attraverso il documentario realizzato in occasione dei 50 anni.
Questo lavoro rappresenta una preziosa testimonianza di un percorso artistico e culturale di straordinaria rilevanza.
La scelta di consegnare il XXXVII Premio Mario Campus a Leo Muscato assume un significato ancora più profondo se si considera il suo legame con il Teatro alla Scala, uno dei teatri più prestigiosi al mondo.
La sua regia alla Scala è la conferma di un talento indiscusso e di una carriera ricca di successi.
Il Premio Mario Campus, con la sua vocazione premia l’eccellenza e l’innovazione e trova in Leo Muscato un destinatario ideale.
La sua capacità di coniugare la tradizione con la contemporaneità, la sua passione per il cinema e il teatro, lo rendono un esempio per le nuove generazioni di artisti.