Serena conduce operaclassica eco italiano

C’era una volta, nella autunnale Verona, avvolta tra le luci di Natale e la nebbia stagionale, una fiaba, un racconto, un dramma gioco che prende vita e lo fa grazie alla maestria della regista sognatrice toscana Manu Lalli che ha restituito a Verona un piccolo gioiellino elaborando la regia di Cenerentola, opera lirica musica di Rossini, libretto di Ferretti, andata in scena nell’incantevole teatro filarmonico, un altro piccolo gioiello, dal 17 al 24 Novembre 2024.

La direzione d’orchestra è stata affidata al giovane e talentuoso Francesco Lanzillotta che con il teatro filarmonico ha un rapporto speciale, poiché palcoscenico del suo debutto professionale. Il maestro Lanzillotta è apparso subito in sintonia, armonia ed empatia con i professori di una brillante orchestra, mi sono emozionata quando ho anche visto un elegantissimo clavicembalo pronto li a parlaci della storia a lieto fine della povera Angelina, detta Cenerentola.

Lanzillotta ha scandito i tempi rossiani come un poeta legge una poesia, sillabando e accentando il tutto con passione e precisione, non solo tecnicamente ma tanto, tantissimo preso esso stesso dalle note, era in esse ed esse lo accompagnavano in amicizia. E’ sembrato immediatamente ispirato.

Ottima la prestazione del coro, diretto da Roberto Gabbani.

Angelina, Cenerentola è stata interpretata dalla bella e brava Maria Kataeva, che ha dato anima e corpo alle vicende della protagonista che una volta cercava un re, poi lo trovò grazie ai preziosi smanigli, resoconto di un costante aiuto del suo angelo custode Alidoro.

Maria Kataeva, voce dal colore variegato, i suoni che emette sono ben definiti con una notabile estensione, ottiene gli applausi del pubblico per tutta la sua interpretazione anche quella straordinaria del brano nacqui all’affanno, non più mesta. Maria Kataeva bella bellissima vestita di stracci e sognante tra i libri luminosi, piena di sogni, afflitta con quelli strappati dalla prepotenza della ignoranza delle sue sorellastre e del patrigno. Bella e affascinanta di nero e brillanti vestita per il ballo, principesca in abito bianco da sposa, leggiadra, soave e fiera di se nel valzer finale da regina con uno sguardo finale al cielo, come se volesse ringraziarlo, avvolta da brillanti e luci su di lei. Dolce ed appassionata con le sue alter ego, l’io che si è sdoppiato nei suoi sogni di bambina, adolescente e ragazza, frammenti di io che hanno preso corpo e anima in ballerine, celesti vestite, armoniose, vitali e dolcissime.

La piccola ballerina che interpretava la piccola Angelina Cenerentola, grazie a Manu Lalli, ha portato con se i simboli della fiaba più classici da Perrault a Disney, come la zucca, i cavalli e l’orologio che segna la mezzanotte.

Pietro Adaini, è stato un principe giovane, brioso, brillante, un principe Ramiro molto musicale, energico e in armonia con il cast e l’orchestra.

Ma nella storia di Angelina Cenerentola non c’è solo un principe, prima di coronare il suo sogno d’amore, Angelina dovrà subire la cattiveria e l’oppressione del suo patrigno don Magnifico che l’ha praticamente resa schiava in sua casa, prosciugandole tutto il patrimonio, patrigno spietato è stato interpretato da uno strepitoso Carlo Lepore, palesemente padrone del ruolo, del palco, delle scene, ha ricamato e costruito un don Magnifico prepotente e aderente agli stereotipi nobiliari del tempo, con tracce di buffo che lo hanno reso trascinatore, la sua voce è sempre a fuoco, che non desiste mai anche nei passaggi più difficili, restituendo una performance ottima sia da un punto di vista recitativo che canoro. Ho gradito anche alcune aggiute buffe che hanno arricchito la scena.

Le sorellastre, la cui bruttezza interiore si è riflessa anche nell’aspetto, la regista le ha volute con monociglio e baffo. Daniela Cappiello (Clorinda) e Valeria Girardello (Tisbe) sono state energiche, brillanti, Daniela accurata e con acuti sferzanti, Valeria voce con le note gravi con tocco affascinante.

Ad aiutare la dolce Angelina Cenerentola, il suo angelo custode, il sapiente Alidoro intepretato da Matteo D’Apolito, che è un veterano del ruolo, lo ha cucito su di se molto bene e lo modella e perfeziona ad ogni performance. Matteo aveva interpretato Alidoro nelle recite del maggio musicale fiorentino a Settembre 2024 con la medesima regia ed ha partecipato anche a questa veronese poiché è stato convocato in sostituzione del suo collega indisposto Sagona.

Del suo Alidoro colpisce l’impatto della recitazione, sguardi, gesti che vengono a Matteo spontanei, questo fa comprendere che lui sta cucendo questo personaggio come un sarto fa con un nuovo capo d’abbigliamento, il suo Alidoro convince per recitazione, per presenza scenica, si avverte una certa empatia con i personaggi, soprattutto con la piccola Cenerentola e con Maria Kataeva, sembra che davvero i fatti stiano accadendo li per la prima volta e lui ci stia conducendo assieme a lui a scoprirli per svelarci cosa ha intensione di fare per far trionfare la bontà. Energico, vitale ed emozionato, era il suo debutto al teatro filarmonico di Verona, la sua voce mi è apparsa possente, decisa e recitante e con una buona emissione.

Alessandro Luongo, brillante, un po’ Gianburrasca, pieno di energia una recitazione molto marcata e che ha centrato l’obiettivo di rendere Dandini, scudiero del principe con cui si scambia il ruolo per scoprire la sposa più idonea al trono, simpatico, estroverso, spigliato in scena, spavaldo, la sua voce spontanea, diretta e precisa, recitante, molto bravo vocalmente e nella recitazione.

Manu Lalli ha curato una regia fiabesca, incantata con sfumature di Perrault e tanto Walt Disney, con zucche, fate, ballerine incantate e l’orologio che segna la mezzanotte.

Le scene di Lalli erano tutte in movimento come se i fatti raccontati avenissero nella vita reale, sia i personaggi in primo piano che in secondo piano o sullo sfondo erano vivi, in movimento, aveano un pensiero, una espressione, le scene erano vive.

L’allestimento è quello fiorentino, nato all’aperto per Palazzo Pitti nel 2017 e riadattato «al chiuso» per il Teatro del Maggio dov’è stato riproposto nel 2018 e nel Settembre 2024.

Teatro filarmonico di Verona pieno e pubblico entusiasta. Ottimo risultato per tutti, direttore, team registico e solisti.

Molto graziose le ballerine alter ego di Angelina Cenerentola, danzanti e brillanti, nei sogni di Cenerentola fino ad abbandonarla quando corona il suo sogno di sposare il principe, con ombrelli e tessuti sotto il temporale e tra il pubblico, sui libri in scena, a ricordare una cenerenola che legge, che impara che pensa e agisce da sola, emancipata e diversa dal patrigno e sorellastre ancorati ali clichè della nobiltà in maniera automatica ed ignorante. Anche il caminetto era una sorta di quinta dove la piccola Angelina Cenerentola si nascondeva per poi riapparire. Mi è piaciuto molto anche il dare scene all’overture, dove si mostra una Angelina Cenerentola che legge e sogna ed i libri sia di Angelina che di Alidoro sono illuminati, per poi ritrovare le sorellastre che le strappano pagine di libro. Quindi con scene sull’overture veniamo già introdotti nella quotidianeità difficile che vive Angelina e in cui irrompe Alidoro che le cambia il destino, come un baleno rapido le cambiò la vita, con lui infatti entra nei festeggiamenti del matrimonio e la da al principee trionfa la bontà. Bellissimo il valzer finale tra Angelina, di bianco vestita e con la corona ed il principe che alla fine le lascia la scena e lei, su sfondo scuro, in una bellissima scena, illuminata da un fascio di luce con brillantini che le cadono attorno, guarda in alto al Cielo per ringraziare l’Altissimo del suo fortunato destino.

Manu Lalli ha dimostrato solo che ci vuole studio, cuore e rispetto per il libretto d’opera con un tocco disneyano e di fantasia fiabesca, la sua regia della Cenerentola al teatro filarmonico di Verona, «semplice» ma emozionante, capace di metacognizione, emozioni, ricordi e sogni, speranze e dolcezza, un trionfo della semplicità, ma bella. Emozioni dirette che arrivano naturali, spontanee, dolcemente ed intensamente. Chi lo ha detto che servono cose estrose, assurde o «complesse» per riuscire ad ottenere consensi? Complimenti a Manu Lalli e al suo entusiasmo per il lavoro che fa.

ho adorato tantissimo questa produzione di Cenerentola, direttore Lanzillotta, regia Lalli, al teatro filarmonico di Verona, una regia che da ancora modo di sognare, di pensare emozionandosi, di sperare ancora che qualcosa di buono possa esistere nonostante le difficoltà ed il dolore.

Pietro Adaini il principe e Maria Kataeva Angelina/Cenerentola qui in foto danzano felici dopo aver coronato il loro sogno d’amore, facendo danzare anche il pubblico e i cuori tra sogni ed emozioni, proiettandoli a fantasie e germogli di nuove e bellissime emozioni future.

Serena

video dei miei pensieri e riflessioni sulla Cenerentola di Rossini e Ferretti al teatro filarmonico di Verona

Domenica 17 Novembre 2024 ore 15:30

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