PIERFRANCO BRUNI
Nelle Encicliche dal 2013 al 2024 ci sono cambiamenti sostanziali nel pensiero di Papa Bergoglio. Dalla dottrina sociale si passa a una filosofia che pone al centro Heidegger e Dostoevskij passando attraverso Omero Paolo Dante e Sant’Ignazio. Entra in una visione del pensiero zambraniano in cui il «sapere dell’anima» è una dimensione dell’essere e un raccordo metafisico che annulla la questio sulla Ragione.
Con l’enciclica «Dilexit nos» del 24 ottobre 2024, completamente dimenticata e trascurata, Papa Francesco cambia completamente il modello di concepire la fede nella vita. Con questa Enciclica Francesco fa una virata di notevole importanza: dal sociale entra nella tradizione della filosofia. Non so se si è ben capito ciò.
Si tratta infatti di un documento che riflette sulla natura dell’amore e della relazione tra Dio e l’uomo, sottolineando l’importanza del cuore come centro dell’essere umano. In questo contesto, la filosofia e la fede si incontrano in una riflessione profonda sulla condizione umana, ponendola come lettura antropologica del divino.
Papa Francesco cita Romano Guardini, che afferma che «il cuore è il centro dell’uomo, il luogo dove si incontrano la ragione e la passione, la mente e il sentimento». Questa affermazione sottolinea l’importanza del cuore come luogo di integrazione della persona umana, dove la razionalità e l’emotività si incontrano. Ma prevale il cuore, ovvero il nostos.
Sembra che la filosofia di Aristotele viene considerata come una riflessione sulla natura del cuore e sulla sua relazione con la ragione. Aristotele afferma che «il cuore è il principio della vita e del movimento», sottolineando l’importanza del cuore come centro della vita umana.
La citazione di Dostoevskij nella Enciclica è particolarmente interessante, poiché il grande scrittore russo esplora la natura del cuore umano nei suoi romanzi. Nel romanzo «I fratelli Karamazov», Dostoevskij presenta la figura del monaco che incarna la saggezza e la compassione. La figura del monaco potrebbe essere letta come un esempio in cui il cuore possa essere il centro dell’essere umano, guidando le azioni e le decisioni della persona.
Papa Francesco pone l’attenzione sull’importanza del cuore come centro dell’essere umano. Heidegger afferma che «l’uomo è un ente che esiste nel mondo e che ha una relazione fondamentale con il tempo e con la morte». La riflessione di Heidegger sulla condizione umana può essere vista come una riflessione sulla natura del cuore e sulla sua relazione con la finitezza e la mortalità. L’ampiezza di Omero scava in una grecità profonda, tanto da far scrivere a Francesco: «Omero indica non solo il centro corporeo, ma anche l’anima e il nucleo spirituale dell’essere umano. Nell’Iliade, il pensiero e il sentimento appartengono al cuore e sono molto vicini tra loro. Il cuore vi appare come centro del desiderio e luogo in cui prendono forma le decisioni importanti della persona. In Platone, il cuore assume una funzione in qualche modo “sintetizzante” di ciò che è razionale e delle tendenze di ognuno, poiché sia il mandato delle facoltà superiori sia le passioni si trasmettono attraverso le vene che convergono nel cuore».
Insomma la posizione di Francesco sembra addirittura una rilettura del suo pensare delle prime Encicliche rivolte come dicevo all’impegno sociale.
Sarà pur cambiato qualcosa nel suo mondo teologico e filosofico. Questo potrebbe far capire che la contestualizzazione ideologica non c’è. Davanti a un tempo che cambia ritorna a Heidegger: «Di conseguenza, diventiamo incapaci di accogliere Dio. Come direbbe Heidegger, per ricevere il divino dobbiamo costruire una “casa degli ospiti”». Ci riporta chiaramente a Benedetto XVI.
<<Ci ha amati», dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» (Rm 8,39). Paolo lo affermava con certezza perché Cristo stesso aveva assicurato ai suoi discepoli: «Io ho amato voi» (Gv 15,9.12). Ci ha anche detto: «Vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10). Grazie a Gesù «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16). I.
Anche San Paolo ritorna a essere protagonista tra Agostino e Pascal