Arena di Verona: emozioni in note, per la prima volta in arena di Verona.
Cara musica,
l’estate 2019 ha visto avverarsi un grande sogno che ho portato, per un pò di tempo, nel mio cuore: sentire e vedere dal vivo la musica che tanto amo, ossia l’opera lirica in arena di Verona.
Gli animi nobili spesso si muovono, circolano e ci toccano quando percepiscono un amore vero, puro, sincero profondo verso la musica, verso l’opera. Ricordo, durante il viaggio in treno, immaginai o almeno ci provai, come sarebbe stato su di me l’impatto di un incontro tanto desiderato.
Ma non si possono immaginare ne creare a priori emozioni tanto grandi.
Ricordo, emozionata, la sera del 4 agosto e ad ogni momento che la mia mente sfiora quel ricordo, sorrido: fu un tripudio di emozioni, uniche, genuine cosi forti da togliermi il respiro. Arrivai in piazza Bra, era sera, vidi l’imponente arena illuminata, colori caldi, armonie accoglienti. Piansi. Di lacrime dolci. Entrai e presi parte, per la prima volta, anche io ad un mondo incantato. Una altra dimensione, in pratica. Quella sera ci fu l’anniversario per i 50 dal debutto in arena di Verona di Placido Domingo, a dirigere Jordi Bernacer, professionale, delicato, gioioso, emozionato. Poi straordinari artisti come Anna Pirozzi, Arturo Chacon – Cruz. In scena il programma previde frammenti di grandi opere verdiane come Nabucco, Macbeth (l’interpretazione della Pirozzi mi fece vibrare, penso che difficilmente la dimenticherò), Simon Boccanegra. Nel coro del Nabucco i cantanti girarono tra il pubblico, coinvolgendo ancora maggiormente, il pubblico con il loro dolore, la speranza affannosa, la malinconia disperata, io, ad esempio, la percepii ancora di più, più forte. E poi grand finale sul palco, una scritta si illumina ed arde di «fuoco magico»: 50 Domingo.
Poi fuochi d’artificio meravigliosi. Ricordo che Domingo era emozionato e contento cosi come Jordi Bernacer si emozionò tantissimo, traspariva da lui gioia ed ammirazione grande per un grande interprete dell’opera. Tra l’altro riuscii ad incontrare Jordi dopo l’evento, fuori l’arena e disse di «…essere contento e soddisfatto. E’ sempre un onore ed un piacere lavorare con grandi artisti e con Placido Domingo». Insomma una serata da sogno. Sold out, 13.000 persone circa. I miei occhi guardavano increduli l’arena, nelle sue luci e nello scintillio di antico che si confondeva nel presente e nelle note e poi nel palco e l’enorme orchestra.
In arena sono poi tornata, fine agosto, per assistere alla traviata, l’ultima con la regia di Zeffirelli, direttore Daniel Oren, con Lana Kos, Stephen Costello, Amartuvshin Enkhbat. Il preludio, e poi le scenografie e la bellezza si quel costume celeste, il brillio dei gioielli, la voce di Violetta…si percepiva Zeffirelli in tutti quei ricami, in ogni filo di tessuto, gesto della mano, nel fruscio delle sottogonne, in un papillon o nel panciotto ricamato di Alfredo. Mi hanno emozionata tanto anche i cambi di scena, metafora di vita. Il cambio scena credo abbia un significato molto importante: dietro una opera c’è una costruzione ed un lavoro in progress enorme, un pò come la metafora della vita e delle persone, dietro un volto e dietro una esistenza c’è un percorso che plasma una identità e ci rende quello che siamo. Noi cogliamo la composizione finale, ma ricordiamoci sempre delle tappe che ci hanno forgiato prima di entrare in scena, prima di vedere una opera alla premiere…
E poi…l’abito bianco gattopardesco, quasi come un tributo a Visconti. Alla fine, Oren decise di rifare il brindisi in scena, un regalo per il pubblico, per la musica, per tutti noi.
Senza teatro, senza bellezza, l’anima rischia di spegnersi ed appiattirsi, per fortuna che esistono ancora luoghi dei sogni, come l’arena di Verona, dove togli la maschera e le briglie ai sentimenti e li lasci volare liberi su quel palco, in un violino, sullo spartito del direttore, negli spazi dell’arena che riecheggiano di poesia, che rievocano un antico fascino, che chiedono dolcemente sogni.
Le emozioni di quegli istanti, i palpiti, la passione ed il trasporto emotivo che mi avvolsero verso quella musica affascinante cosi intensa, profonda, non le dimenticherò mai, le porterò sempre nel mio scrigno di note, note di emozioni.
Grazie arena di Verona.
Articolo di Serena Amato, conduttrice del programma “opera classica”
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